Il Libro degli Spiriti

Allan Kardec

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INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA DOTTRINA SPIRITISTA

I

Per designare le cose nuove ci vogliono delle parole nuove, lo richiede la chiarezza del linguaggio per evitare la confusione, quando uno stesso termine ha più accezioni. Le parole spirituale, spiritualista, spiritualismo hanno un significato ben definito; darne loro uno nuovo per applicarle alla dottrina degli Spiriti, vorrebbe dire moltiplicare le cause, già così numerose, di anfibologia. Di fatto lo spiritualismo è l'opposto del materialismo; chiunque creda di avere in sé altro che la materia è uno spiritualista; ma da ciò non ne consegue ch'egli crede nell'esistenza degli Spiriti o alle loro comunicazioni con il mondo visibile. In luogo delle parole spirituale e spiritualismo noi impieghiamo, per designare questa ultima credenza, le parole Spiritista e Spiritismo, la cui forma ne ricorda l'origine e il senso radicale e, proprio per questo, hanno il vantaggio di essere perfettamente intelligibili, riservando alla parola spiritualismo la sua propria accezione. Noi diremo dunque che la dottrina Spiritista, o lo Spiritismo, ha per principio le relazioni del mondo materiale con gli Spiriti o esseri del mondo invisibile. I seguaci dello Spiritismo saranno perciò gli spiritisti.

In senso peculiare, il Libro degli Spiriti contiene la Dottrina Spiritista; in senso generico, si ricollega alla dottrina spiritualista di cui rappresenta una delle fasi. Questa è la ragione per cui porta, in testa al titolo, le parole: Filosofia spiritualista.

II

C’è un'altra parola sulla quale è egualmente necessario intendersi, poiché è una delle chiavi di volta di tutta la dottrina morale, ed è oggetto di varie controversie per la mancanza di un'accezione ben determinata. È la parola anima. Le divergenze d'opinione sulla natura dell'anima derivano dall'uso particolare che ognuno fa di questa parola. Una lingua perfetta, dove a ogni idea corrispondesse un termine preciso, eviterebbe molte discussioni. Con una parola per ogni cosa, tutti si intenderebbero.

Secondo alcuni, l'anima è il principio della vita materiale organica; essa non ha esistenza propria e finisce con la vita: si tratta del materialismo puro. È in questo senso, e per analogia, che di uno strumento incrinato, quando non emette più suono, si dice che non ha più anima. Secondo questa opinione, l'anima sarebbe un effetto e non una causa.

Altri pensano che l'anima sia il principio dell'intelligenza, un agente universale di cui ciascun essere assorbe una porzione. Secondo costoro, in tutto l'universo ci sarebbe una sola anima, che distribuisce scintille ai vari esseri intelligenti nel corso della loro vita. Dopo la morte ogni scintilla ritorna alla fonte comune dove si confonde con il tutto, come i ruscelli e i fiumi ritornano al mare da dove sono venuti. Questa opinione differisce dalla precedente in quanto, secondo detta ipotesi, in noi c’è più della materia e qualcosa resta dopo la morte; ma è quasi come se non restasse nulla perché, non essendoci più individualità, noi non avremmo più coscienza di noi stessi. Secondo questa opinione, l'anima universale sarebbe Dio e ogni essere una parte della Divinità; è una variante del panteismo.

Secondo altri, infine, l'anima è un essere morale, distinto, indipendente dalla materia e che conserva la sua individualità dopo la morte. Questa ipotesi è senza dubbio la più generalizzata perché, sotto un nome o sotto un altro, l'idea che questo essere sopravviva al corpo si trova allo stato di credenza istintiva e indipendentemente da qualsiasi dottrina, presso tutti i popoli, qualunque sia il loro grado di civilizzazione. Questa dottrina, secondo la quale l'anima è la causa e non l'effetto, è la dottrina degli spiritualisti.

Senza entrare nel merito di queste opinioni e considerandone solo l'aspetto linguistico, noi diremo che queste tre applicazioni della parola anima costituiscono tre idee distinte, ognuna delle quali necessiterebbe di un termine differente. Questa parola ha dunque un triplice significato e ognuno di noi ha le proprie ragioni, dal suo punto di vista, riguardo alla definizione che ne dà. Il torto sta nell'avere la lingua una sola parola per tre idee. Per evitare qualsiasi equivoco, bisognerebbe ridurre l'accezione della parola anima a una sola di queste tre idee. La scelta è indifferente, tutto sta nell'intendersi, è una questione convenzionale. Noi riteniamo più logico utilizzarla nella sua accezione più comune ed è per questo che chiamiamo ANIMA l'essere immateriale e individuale che risiede in noi e che sopravvive al corpo. Quand'anche questo essere non esistesse e fosse solo il prodotto dell'immaginazione, ci vorrebbe ancora un altro termine per designarlo.

In mancanza di una parola specifica per ognuno degli altri due punti, noi chiamiamo:

Principio vitale il principio della vita materiale e organica, qualunque ne sia l'origine, o che è comune a tutti gli esseri viventi, dalle piante all'uomo. Potendo la vita esistere anche senza la facoltà di pensare, ne consegue che il principio vitale e una proprietà distinta e indipendente. La parola vitalità non renderebbe la stessa idea. Per alcuni, il principio vitale è una proprietà della materia, un effetto che si produce quando la materia si trova in determinate circostanze. Secondo altri, ed è l'idea più comune, esso risiede in un fluido speciale ovunque diffuso e di cui ogni essere assorbe e assimila una parte durante la vita, come si può vedere nei corpi inerti che assorbono la luce. Questo sarebbe allora il fluido vitale che, secondo alcune opinioni, non sarebbe altro che il fluido elettrico di carattere animale, designato anche come fluido magnetico, fluido nervoso ecc.

Comunque, c’è un fatto che non si può contestare, perché frutto di osservazioni, ed è questo: gli esseri organici hanno in sé una forza intima che produce il fenomeno della vita, fintantoché questa forza esiste; inoltre la vita materiale è comune a tutti gli esseri organici, indipendentemente dall'intelligenza e dal pensiero, e l'intelligenza e il pensiero sono facoltà proprie di certe specie organiche, infine, fra le specie organiche dotate di intelligenza e di pensiero, ce n'è una dotata di un senso morale speciale che le dà un'incontestabile superiorità sulle altre: è la specie umana.

Si comprende che, con un'accezione multipla, l'anima non esclude né il materialismo né il panteismo. Lo spiritualista stesso può intendere molto bene l'anima secondo la prima o la seconda definizione, senza pregiudizio per l'essere immateriale distinto, al quale darà qualche altro nome. Così la parola anima non rappresenta affatto un'unica idea: è un Proteo che ognuno adatta a propria guisa e da cui hanno origine tante interminabili dispute.

Si potrebbe anche evitare la confusione servendosi semplicemente della parola anima per ognuno dei tre casi, aggiungendovi un aggettivo qualificativo atto a indicare il punto di vista sotto il quale la si considera o l'impiego che se ne fa. Si tratterebbe allora di una parola generica che esprime allo stesso tempo il principio della vita materiale, dell'intelligenza e del senso morale, ma che si differenzia con l'aggiunta di un attributo o di un'apposizione, come per i gas, per esempio, che si distinguono aggiungendo le parole idrogeno, ossigeno o azoto. Si potrebbe quindi dire — e ciò sarebbe forse la cosa migliore — l'anima vitale per il principio della vita materiale, l'anima intellettuale per il principio dell'intelligenza, e l'anima spiritista per il principio della nostra individualità dopo la morte. Come si vede, è tutta una questione di termini, ma una questione molto importante ai fini della comprensione. Di conseguenza, l'anima vitale sarebbe comune a tutti gli esseri organici quali piante, animali, uomini, l'anima intellettuale sarebbe propria degli animali e degli uomini, mentre l'anima spiritista apparterrebbe solo all'uomo.

Abbiamo creduto di dover insistere particolarmente su queste precisazioni perché la Dottrina Spiritista si basa naturalmente sull'esistenza, in noi, di un essere indipendente dalla materia e che sopravvive alla morte del corpo. Perciò, dovendo la parola anima ricorrere frequentemente nel corso di quest'opera, era importante che ne venisse fissato il senso che noi le attribuiamo al fine di evitare qualsiasi malinteso.

Veniamo ora all'oggetto principale di questo studio preliminare.

III

La Dottrina Spiritista, come tutte le nuove idee, ha i suoi seguaci e i suoi oppositori. Cercheremo di rispondere ad alcune obiezioni di questi ultimi, esaminando il valore dei motivi sui quali essi si basano, senza avere tuttavia la pretesa di convincere tutti, poiché molti credono che la luce sia stata fatta solo per loro. Noi ci rivolgiamo alle persone di buona fede, senza idee preconcette o quanto meno arretrate, ma sinceramente desiderose di istruirsi, e dimostreremo loro che la maggior parte delle obiezioni, che vengono opposte alla dottrina, provengono da un'osservazione incompleta dei fatti e da giudizi espressi con troppa leggerezza e precipitazione.

Ricordiamo prima brevemente la serie progressiva dei fenomeni che hanno dato vita a questa dottrina.

Il primo fatto osservato è stato quello di oggetti vari messi in movimento; lo si è comunemente designato con il nome di tavole rotanti o danza delle tavole. Questo fenomeno, che pare sia stato osservato per la prima volta in America o che, piuttosto, si è ripetuto in questa area geografica — poiché la storia dimostra che risale alla più remota antichità — si è verificato accompagnato da strane circostanze, quali rumori insoliti e colpi prodotti senza causa apparente. Di là si è rapidamente propagato in Europa e, in seguito, nelle altre parti del mondo. Da principio ha sollevato molta incredulità, ma la molteplicità delle esperienze ben presto non ha più permesso di dubitare della sua realtà.

Se questo fenomeno si fosse limitato al movimento degli oggetti materiali, esso si potrebbe spiegare con una causa puramente fisica. Siamo lontani dal conoscere tutti gli agenti occulti della natura, come pure tutte le proprietà di quelli che conosciamo. L'elettricità, d'altra parte, moltiplica ogni giorno all'infinito le risorse che offre all'uomo, e sembra destinata a illuminare la scienza di una luce nuova. Non è affatto impossibile che l'elettricità, modificata da talune circostanze, o da qualsiasi altro agente sconosciuto, possa essere stata la causa di questo movimento. La riunione di molte persone, aumentando la potenza d'azione, sembra avallare questa teoria, perché si potrebbe considerare questo insieme come una pila multipla la cui potenza è in ragione del numero degli elementi.

Il movimento circolare non aveva nulla di straordinario: si trova in natura. Inoltre, tutti gli astri hanno moto circolare. Noi potremmo dunque avere, in piccolo, un riflesso del movimento complessivo dell'universo. Oppure, per meglio dire, una causa fino allora sconosciuta poteva produrre accidentalmente per i piccoli oggetti, e in date circostanze, una corrente analoga a quella che trascina i mondi.

Ma il movimento non sempre era circolare. Era sovente irregolare, disordinato, e l'oggetto veniva scosso violentemente, capovolto, portato via verso una direzione qualsiasi e, contrariamente a tutte le leggi della statica, sollevato da terra e mantenuto nel vuoto. Però non c'era ancora nulla in questi fatti che non si potesse spiegare con la potenza di un agente fisico invisibile. Non vediamo forse l'elettricità sventrare edifici, sradicare alberi, lanciare lontano i corpi più pesanti, attirarli o respingerli?

I rumori insoliti, i colpi battuti, supponendo che non fossero uno dei comuni effetti della dilatazione del legno, o di ogni altra causa accidentale, potevano benissimo essere anche prodotti dall'accumulo del fluido occulto. L'elettricità non produce forse i rumori più violenti?

Fino a quel punto, come si può notare, tutto può rientrare nel campo dei fatti puramente fisici e fisiologici. Senza uscire da questo ambito di idee, c'era materia sufficiente per studi seri e degni di attirare l'attenzione degli studiosi. Perché non è stato così? È doloroso ammetterlo, ma ciò attiene a cause che provano, fra mille fatti analoghi, la superficialità umana. Innanzi tutto, la rozzezza dell'oggetto principale che è servito di base ai primi esperimenti, non può essere estraneo alle cause di tale superficialità. Quante volte una semplice parola non ha avuto grande influenza sulle cose più gravi? Senza considerare che il movimento poteva venir impresso a un oggetto qualsiasi, l'idea delle tavole è senza dubbio prevalsa, perché era l’oggetto più comodo e perché ci si siede più naturalmente intorno a un tavolo che intorno a un qualsiasi altro mobile. Ora, gli uomini superiori sono a volte così puerili che non sarebbe affatto impossibile che certi spiriti elitari abbiano ritenuto al di sotto del loro livello occuparsi di ciò che era stato convenzionalmente chiamato la danza delle tavole. È anche probabile che, se il fenomeno osservato da Galvani fosse stato osservato da uomini comuni e fosse rimasto contraddistinto da un nome scherzoso, esso sarebbe ancora relegato allo stesso livello della bacchetta magica. Qual è in effetti lo studioso che non avrebbe creduto di degradarsi occupandosi della danza delle rane?

Ciononostante, alcuni, abbastanza modesti da ammettere che la natura potrebbe non aver ancora loro detto l'ultima parola, hanno voluto verificare, per mettersi in pace la coscienza. Però è successo che il fenomeno non sempre ha risposto alle loro aspettative. Così, per il fatto che esso non si era regolarmente verificato alle loro richieste e secondo il loro metodo sperimentale, hanno concluso in senso negativo. Nonostante quanto da essi decretato, le tavole — perché di tavole si tratta — continuano a girare, e noi possiamo dire con Galileo: eppur si muovono! Diremo inoltre che è per il fatto d'essersi talmente moltiplicate che hanno oggi il diritto di essere citate, e che si tratti solo di trovare una spiegazione razionale. Si può forse dedurre qualcosa contro la realtà di un fenomeno per il solo fatto che esso non si produce in modo sempre identico, secondo la volontà e le esigenze dell'osservatore? Forse che i fenomeni elettrici e chimici non sono anch'essi subordinati a determinate condizioni? E si devono forse negare perché si producono al di fuori di queste condizioni? Non c’è dunque niente di sorprendente nel fatto che anche il fenomeno del movimento degli oggetti, per mezzo del fluido umano, abbia le sue condizioni per realizzarsi e cessi di prodursi quando l'osservatore, mettendosi dal proprio punto di vista, pretenda di farlo agire a suo capriccio o assoggettarlo alle leggi dei fenomeni conosciuti, senza tener presente che, per dei fatti nuovi, possono e devono esserci delle leggi nuove. Ora, per conoscere queste leggi, si devono studiare le circostanze nelle quali i fatti si producono, e questo studio può essere solo il frutto di un'osservazione perseverante, attenta e sovente prolungata nel tempo.

Ma, obiettano certe persone, ci sono molte volte delle frodi evidenti. Dapprima domanderemo loro se sono veramente sicure che ci siano delle frodi, se non hanno preso per frodi degli effetti di cui non hanno potuto rendersi conto, più o meno come quel contadino che aveva scambiato un fisico che faceva degli esperimenti per un abile illusionista. Ma supponendo pure che qualche volta ciò possa essere accaduto, sarebbe questa una ragione sufficiente per negare il fatto? Si deve negare la fisica perché ci sono degli illusionisti che si fregiano del titolo di fisici? D'altra parte, si deve tener conto del carattere delle persone e dell'interesse che esse potrebbero avere nell'ingannare. Sarebbe allora uno scherzo? Ci si può ben divertire per un po', ma uno scherzo prolungato all'infinito sarebbe fastidioso tanto per il mistificatore quanto peri il mistificato. Del resto, in una mistificazione che si propaga da un capo all'altro del mondo e fra le persone più ponderate, rispettabili e illuminate, ci potrebbe essere qualcosa di straordinario come il fenomeno in sé stesso.

IV

Se i fenomeni di cui ci occupiamo si fossero limitati al movimento degli oggetti, sarebbero rimasti circoscritti, come abbiamo detto, nell'ambito delle scienze fisiche. Ma non è assolutamente così: essi erano destinati a collocarci sul cammino di fatti di carattere straordinario. Si è creduto di scoprire, non si sa per iniziativa di chi, che l'impulso dato agli oggetti non era solamente il prodotto di una forza meccanica cieca, ma che c'era in questo movimento l'intervento di una causa intelligente. Questo cammino, una volta aperto, si rivelò un campo di osservazione completamente nuovo; era il velo sollevato sui molti misteri. Esiste effettivamente una potenza intelligente? Questo è il problema. Se questa potenza esiste, quale è? E quale la sua natura, quale la sua origine? Si trova essa al di sopra dell'umanità? Queste sono le domande che decorrono dalla prima.

Le prime manifestazioni intelligenti avrebbero avuto luogo per mezzo di tavoli che si alzavano e battevano con uno dei piedi un determinato numero di colpi, rispondendo in questo modo oppure no, secondo la convenzione, alla domanda posta. Fin qui niente di convincente per gli scettici, perché ciò poteva essere attribuito a un effetto casuale. Si ottennero in seguito delle risposte più complesse per mezzo delle lettere dell'alfabeto: l'oggetto mobile, battendo un numero di colpi corrispondente al numero d'ordine di ogni lettera, riusciva a comporre delle parole e delle frasi, in risposta alle domande poste. L'esattezza delle risposte, la loro correlazione con la domanda crearono sconcerto. L'essere misterioso che così rispondeva, interrogato sulla sua natura, dichiarò di essere uno Spirito, o genio, diede il suo nome e fornì varie informazioni sul suo conto. Questa è una circostanza molto importante da tener presente: nessuno aveva dunque immaginato gli Spiriti come mezzo per spiegare il fenomeno. È stato il fenomeno stesso a rivelarsi. Nelle scienze esatte si formulano sovente delle ipotesi per avere una base su cui ragionare, ma non è assolutamente questo il caso.

Questo modo di comunicare era lungo e scomodo. Lo Spirito, e questa è ancora una circostanza degna di nota, ne indicò un altro. Fu uno di questi esseri invisibili che consigliò di attaccare una matita a un canestro o a un altro oggetto. Il canestro, posato su un foglio di carta, venne messo in movimento dalla stessa potenza occulta che faceva muovere i tavoli. Ma, in luogo di un semplice movimento regolare, la matita traccio essa stessa dei caratteri formanti delle parole, delle frasi e dei discorsi interi di più pagine, trattando le più alte questioni di filosofia, di morale, di metafisica, di psicologia ecc., e tutto ciò con la stessa rapidità con cui sarebbe stato scritto con la mano.

Questo consiglio fu dato contemporaneamente negli Stati Uniti, in Francia e in diversi altri paesi. Ecco in quali termini esso fu dato a Parigi, il 10 giugno 1853, a uno dei più ferventi seguaci della dottrina, il quale già da parecchi anni, e precisamente dal 1849, si occupava dell'evocazione degli Spiriti: «Va a prendere, nella camera accanto, il cestello, attaccaci una matita, poggiala sopra un foglio e metti le mani sul bordo». Qualche minuto dopo, il cestello si mise in movimento, e la matita scrisse molto chiaramente questa frase: «Ciò che ti ho detto, io ti proibisco espressamente di dirlo a chicchessia. La prossima volta che scriverò, scriverò meglio».

L'oggetto al quale si attacca la matita non è che uno strumento, perciò la sua natura e la sua forma sono completamente indifferenti. Si è cercato il sistema più pratico, ed è per questo che molte persone fanno uso di una tavoletta.

Il cestello, o la tavoletta, possono essere messi in movimento solo sotto l'influenza di certe persone dotate, a questo riguardo, di un potere speciale. Esse vengono designate con il nome di medium, ossia mezzo, o intermediario, fra gli Spiriti e gli uomini. Le condizioni che danno questo potere si riferiscono a cause allo stesso tempo fisiche e morali, non ancora perfettamente conosciute, poiché si trovano dei medium di tutte le età, di ambo i sessi e a tutti i livelli di sviluppo intellettuale. Questa facoltà, d'altronde, si sviluppa con l'esercizio.

V

Più tardi si è constatato che il canestro e la tavoletta in realtà altro non erano che l'appendice della mano, e il medium, prendendo direttamente la matita, incominciò a scrivere sotto un impulso involontario e quasi febbrile. In questo modo le comunicazioni divennero più rapide, facili e complete. Oggi è il mezzo più diffuso, tanto più che il numero delle persone dotate di questa capacità è molto grande e si moltiplica di giorno in giorno. L'esperienza infine ha fatto conoscere molte altre varietà di facoltà medianiche, e si è constatato che le comunicazioni potevano avere luogo anche con la parola, l'udito, la vista, il tatto ecc., e persino con la scrittura diretta degli Spiriti, ossia senza il concorso né della mano del medium, né della matita.

Comprovato ciò, restava da constatare un punto essenziale: quale fosse cioè il ruolo del medium nelle risposte e quale parte potesse egli avere meccanicamente e moralmente. Due circostanze fondamentali, che non riuscirebbero a sfuggire a un osservatore attento, possono risolvere la questione. La prima è il modo in cui il cestello si muove sotto l'influenza del medium, con la sola imposizione delle dita sul bordo. L'esame dimostra l'impossibilità di imprimergli una qualsiasi direzione. Questa impossibilità diventa addirittura palese, quando due o tre persone mettono le dita contemporaneamente sullo stesso cestello: sarebbe necessaria, fra di loro, una simultaneità di movimenti veramente fenomenale; ci vorrebbe inoltre una concordanza di pensiero per potersi intendere sulla risposta da dare alla domanda formulata. Un altro fatto, non meno singolare, viene ad aggiungersi ancora a questa difficoltà: è il cambiamento radicale della scrittura a seconda dello Spirito che si manifesta. Invece, tutte le volte che uno stesso Spirito ritorna, la sua scrittura si riproduce identica. Bisognerebbe dunque che il medium si applicasse per cambiare la scrittura venti volte in maniera diversa e, soprattutto, che potesse ricordarsi quale appartiene al tale o al talaltro Spirito.

La seconda circostanza risulta dalla natura stessa delle risposte, che sono per lo più, e soprattutto quando si tratta di questioni astratte o scientifiche, notoriamente al di fuori delle conoscenze e al di sopra della portata intellettiva del medium, il quale, del resto, il più delle volte non ha minimamente coscienza di ciò che scrive sotto l'influenza dello Spirito. Frequentemente il medium non intende né comprende la domanda posta, poiché può venire formulata in una lingua ch'egli non conosce, o anche mentalmente, e la risposta può essere data nella stessa lingua. Infine sovente succede che il cestello scriva spontaneamente, senza una domanda preliminare, su un argomento qualsiasi e del tutto imprevisto.

Queste risposte, in certi casi, hanno un tale grado di saggezza, di profondità e di coerenza, rivelando pensieri così elevati e sublimi, che non possono provenire se non da un'intelligenza superiore, indice della più pura moralità. Altre volte le risposte sono così leggere, superficiali e persino volgari, che la ragione si rifiuta di credere che possano provenire dalla stessa fonte. Questa diversità di linguaggio si può spiegare solo con la diversità delle intelligenze che si manifestano. Tali intelligenze si trovano fra gli uomini o sono sovrumane? Questo è il punto da chiarire. Si troverà dunque la spiegazione completa in questa opera così come è stata data dagli Spiriti stessi.

Ecco dunque degli effetti evidenti, che si producono fuori dell'ambito abituale delle nostre osservazioni, che non passano assolutamente per misteri, ma che alla luce del giorno tutti possono vedere e constatare, poiché non sono privilegio di un solo individuo, dal momento che migliaia di persone li ripetono tutti i giorni a volontà. Questi effetti hanno necessariamente una causa e, poiché rivelano l'opera di una intelligenza e di una volontà, escono dal campo puramente fisico.

Molte teorie sono state pronunciate a questo proposito. Noi le esamineremo in seguito e vedremo se possono rendere ragione di tutti i fatti che si verificano. Ammettiamo, intanto, l'esistenza di esseri distinti dall'umanità, perché tale è la spiegazione fornita dalle intelligenze che si rivelano, e sentiamo che cosa ci dicono.

VI

Gli esseri che comunicano con noi si definiscono loro stessi, come abbiamo già detto, con il nome di Spiriti, o geni, e come appartenenti, almeno alcuni di loro, agli uomini che sono vissuti sulla Terra. Essi costituiscono il mondo spirituale, come noi costituiamo, durante la nostra vita, il mondo fisico.

Riassumiamo qui in breve i punti salienti della dottrina che gli Spiriti ci hanno trasmesso per poter rispondere più agevolmente ad alcune obiezioni.

«Dio è eterno, immutabile, immateriale, unico, onnipotente, sovranamente giusto e buono.

Ha creato l'universo che comprende tutti gli esseri animati e inanimati, materiali e immateriali.

Gli esseri materiali costituiscono il mondo visibile o fisico, e gli esseri immateriali il mondo invisibile o spiritista, ossia degli Spiriti.

Il mondo spiritista è il mondo normale, primordiale, eterno, preesistente e sopravvivente a tutto.

Il mondo fisico è solo secondario; potrebbe cessare di esistere, o non essere mai esistito, senza per questo alterare l'essenza del mondo spiritista.

Gli Spiriti vestono temporaneamente un involucro materiale deperibile, la cui distruzione, attraverso la morte, li consegna alla libertà.

Fra le varie specie di esseri corporei, Dio ha scelto la specie umana per l'incarnazione di quegli Spiriti che hanno raggiunto un certo grado di sviluppo, la qual cosa da loro la superiorità morale e intellettuale su tutti gli altri.

L'anima è uno Spirito incarnato il cui corpo e solo un involucro.

Nell'uomo ci sono tre cose: 1) il corpo, o essere materiale analogo a quello degli animali, e animato dallo stesso principio vitale; 2) l'anima o essere immateriale, Spirito incarnato nel corpo, 3) il legame che unisce l'anima al corpo, principio intermediario fra la materia e lo Spirito.

L'uomo ha pertanto due nature: attraverso il corpo egli partecipa della natura degli animali di cui possiede anche l'istinto, attraverso l'anima partecipa della natura degli Spiriti.

Il legame, o perispirito, che unisce il corpo e lo Spirito è una specie di involucro semi materiale. La morte distrugge la parte più grossolana dell'involucro, lo Spirito conserva la seconda che costituisce per lui un corpo etereo, invisibile per noi allo stato normale, ma che lo Spirito può rendere occasionalmente visibile, e persino tangibile, così come accade nel fenomeno delle apparizioni.

Pertanto lo Spirito non è affatto un essere astratto, indefinito, che solo il pensiero può concepire. È un essere reale, ben definito che, in certi casi, è avvertibile con il senso della vista, dell'udito e del tatto.

Gli Spiriti appartengono a varie classi e non sono uguali né in potenza né in intelligenza né in sapere né in moralità. Quelli che appartengono al primo ordine sono gli Spiriti superiori che si distinguono dagli altri per la loro perfezione, la loro conoscenza, la loro vicinanza a Dio, per la purezza dei loro sentimenti e per il loro amore per il bene: sono gli angeli o Spiriti puri. Le altre classi si distanziano via via da questa perfezione. Gli Spiriti dei ranghi inferiori sono inclini alla maggior parte delle nostre passioni: odio, invidia, gelosia, orgoglio ecc.; inoltre si compiacciono del male. Nel numero ci sono poi quelli né troppo buoni né troppo cattivi. Imbroglioni e molesti piuttosto che cattivi, la parte loro spettante sembra essere quella della malizia e dell'incoerenza: sono gli Spiriti folletti o leggeri.

Gli Spiriti non appartengono in eterno allo stesso ordine. Tutti migliorano passando attraverso i vari gradi della gerarchia spiritista. Questo progresso avviene attraverso l'incarnazione, imposta a certuni come espiazione e ad altri come missione. La vita materiale e una prova che essi devono subire a più riprese finché non abbiano raggiunto la perfezione assoluta: è una specie di esame o di epurazione da cui emergono più o meno purificati.

E, lasciando il corpo, l'anima rientra nel mondo degli Spiriti, da cui era uscita, per riprendere una nuova esistenza materiale dopo un lasso di tempo più o meno lungo durante il quale si trova nello stato di Spirito errante.

Dovendo lo Spirito passare attraverso molte reincarnazioni, ne consegue che noi tutti abbiamo avuto molte esistenze e che ne avremo altre ancora, più o meno perfezionate, sia su questa Terra sia in altri mondi.

L'incarnazione degli Spiriti avviene sempre nella specie umana. Sarebbe un errore credere che l'anima, o Spirito, possa incarnarsi nel corpo di un animale.*


*Fra questa dottrina della reincarnazione e quella della metempsicosi, come la prospettano certe sette, c’è una peculiare differenza che viene spiegata nel corso dell'opera.


Le varie esistenze fisiche dello Spirito sono sempre progressive e mai regressive, ma la rapidità del progresso dipende dagli sforzi che ognuno di noi compie per raggiungere la perfezione.

Le qualità dell'anima sono quelle dello Spirito che è incarnato in noi. Così l'uomo dabbene è l'incarnazione di uno Spirito buono, mentre l'uomo perverso è quella di uno Spirito impuro.

L'anima aveva la sua individualità prima dell'incarnazione e la conserva dopo la separazione dal corpo.

Al suo rientro nel mondo degli Spiriti, l'anima vi ritrova tutti quelli che ha conosciuto sulla Terra. Tutte le sue esistenze precedenti scorrono nella sua memoria con il ricordo di tutto il bene e di tutto il male che ha fatto.

Lo Spirito incarnato è sotto l'influenza della materia. L'uomo che supera questa influenza con l'elevazione e la purificazione della sua anima si avvicina ai buoni Spiriti con i quali si troverà un giorno. Chi si lascia dominare dalle cattive passioni e ripone tutta la sua felicita nella soddisfazione degli appetiti più grossolani, si avvicina agli Spiriti impuri, lasciando predominare la natura animale.

Gli Spiriti incarnati abitano globi differenti dell'universo.

Gli Spiriti non incarnati, o erranti, non occupano affatto una regione determinata e circoscritta; si trovano ovunque, nello spazio e al nostro fianco, vedendoci e passandoci accanto di continuo. Una vera e propria popolazione invisibile si muove intorno a noi.

Gli Spiriti esercitano sul mondo morale, e anche sul mondo fisico, un'azione incessante. Agiscono sulla materia e sul pensiero e costituiscono una delle forze della natura, causa determinante di numerosissimi fenomeni finora inspiegabili o male interpretati e che trovano una soluzione razionale solo nello Spiritismo.

Le relazioni degli Spiriti con gli uomini sono costanti. I buoni Spiriti ci incitano al bene, ci sostengono nelle prove della vita e ci aiutano a sopportarle con coraggio e rassegnazione. I cattivi Spiriti ci incitano al male: è per loro una gioia vederci soccombere ed essere simili a loro.

Le comunicazioni degli Spiriti con gli uomini possono essere occulte o manifeste. Le comunicazioni occulte hanno luogo attraverso l'influenza buona o cattiva che essi esercitano su di noi a nostra insaputa. È a nostra discrezione discernere le ispirazioni buone da quelle cattive. Le comunicazioni ostensibili avvengono attraverso la scrittura, la parola o altre manifestazioni materiali, il più delle volte per il tramite di medium che servono loro da strumento.

Gli Spiriti si manifestano spontaneamente o per evocazione. Tutti gli Spiriti possono essere evocati: tanto quelli che hanno animato uomini oscuri quanto quelli dei personaggi più illustri — qualunque sia l'epoca in cui sono vissuti — quelli dei nostri parenti, dei nostri amici o dei nostri nemici e ottenerne, attraverso comunicazioni scritte o verbali, consigli e informazioni sulle loro condizioni d'oltretomba, sui loro pensieri nei nostri riguardi, così come le rivelazioni che è loro permesso farci.

Gli Spiriti sono attirati a misura della loro simpatia per la natura morale dell'ambiente che li evoca. Agli Spiriti superiori piacciono le riunioni serie in cui predomina l'amore per il bene e il desiderio sincero di istruirsi e migliorarsi. La loro presenza allontana gli Spiriti inferiori, che trovano invece libero accesso e possono agire in tutta libertà, fra le persone frivole o spinte dalla sola curiosità, e ovunque possano incontrarsi dei cattivi istinti. Lungi dall'ottenerne buoni consigli o informazioni utili, ci si devono aspettare solo delle futilità, delle menzogne, dei brutti scherzi o delle mistificazioni, visto che essi sovente prendono in prestito dei nomi eccellenti per meglio indurre in errore.

La distinzione fra i buoni e i cattivi Spiriti è estremamente facile: il linguaggio degli Spiriti superiori è costantemente dignitoso, nobile, improntato alla più alta moralità, svincolato da ogni bassa passione, i loro consigli emanano la più pura saggezza e hanno sempre come scopo il nostro miglioramento e il bene dell'umanità. Il linguaggio degli Spiriti inferiori, al contrario, è incoerente, sovente triviale nonché grossolano. Se qualche volta dicono delle cose buone e vere, più spesso ne dicono di false e assurde, per malizia o per ignoranza, si fanno gioco dell'altrui credulità e si divertono alle spalle di coloro che li interrogano, blandendone la vanita e cullando i loro desideri con false speranze. Riassumendo, le comunicazioni serie, nel vero senso della parola, hanno luogo solo nei centri seri, in quelli i cui membri sono uniti da una comunione intima di pensiero in vista del bene.

La morale degli Spiriti superiori si compendia, come quella di Cristo, in questa massima evangelica: agire nei confronti degli altri come noi vorremmo che gli altri agissero nei nostri confronti; ossia fare il bene e non fare assolutamente il male. L'uomo trova in questo principio la regola universale di condotta anche per le sue più piccole azioni.

Gli Spiriti ci insegnano che l'egoismo, l'orgoglio, la sensualità sono le passioni che ci avvicinano alla natura animale vincolandoci alla materia; che l'uomo, il quale già sulla Terra si libera della materia con il rifiuto delle futilità mondane e ama il prossimo, si avvicina alla natura spirituale. Gli Spiriti ci insegnano che ognuno di noi deve rendersi utile secondo le possibilità e i mezzi che Dio ha messo nelle nostre mani per metterci alla prova; che il Forte e il Potente devono appoggio e protezione al Debole, poiché chi abusa della propria forza e potenza per opprimere un suo simile viola la legge di Dio. Essi ci insegnano infine che, nel mondo degli Spiriti, nulla può venire nascosto: l'ipocrita sarà smascherato e tutte le sue turpitudini svelate. Ci insegnano anche che la presenza inevitabile e costante di coloro verso i quali noi avremo agito male è una delle punizioni a noi riservate, che, allo stato di inferiorità e di superiorità degli Spiriti, corrispondono pene e gioie a noi sconosciute sulla Terra.

Ma ci insegnano anche che non esistono errori imperdonabili che non possano venire cancellati con l'espiazione. L'uomo ne trova il mezzo nelle varie esistenze, che gli permettono di avanzare, secondo la sua volontà e i suoi sforzi, sulla via del progresso e verso la perfezione che è il suo scopo finale.»

Questo e il compendio della Dottrina Spiritista, così come risulta dall'insegnamento dato dagli Spiriti superiori. Vediamo ora le obiezioni che vi si oppongono.

VII

Per molti, l'opposizione degli scienziati è, se non una prova, quanto meno una forte opinione contraria. Noi non siamo di quelli che inveiscono contro i dotti, poiché non vogliamo che di noi si dica che li colpiamo a tradimento; al contrario, li teniamo in grande stima e saremmo molto onorati d'essere annoverati tra di loro. Ma la loro opinione non potrebbe essere, in tutte le circostanze, un giudizio irrevocabile.

Quando la scienza esce dall'osservazione materiale di certi fatti e cerca di valutarli e spiegarli, il campo è aperto alle congetture: ognuno supporta il suo piccolo sistema, vuole farlo prevalere e lo sostiene con determinazione. Non vediamo forse tutti i giorni le opinioni più divergenti venire via via formulate e poi rigettate? Prima rifiutate come errori assurdi, poi proclamate come verità incontestabili? I fatti, ecco il vero criterio dei nostri giudizi, l'argomento incontestabile. In assenza di fatti, il dubbio è l'opinione del saggio.

Per le cose note a tutti, l'opinione dei sapienti fa fede a giusto titolo, perché essi sanno di più e meglio delle persone comuni. Ma rispetto a principi nuovi e a cose sconosciute, il loro modo di vedere e basato solo su ipotesi, perché essi non sono più degli altri esenti da pregiudizi. Direi persino che lo scienziato ha forse più pregiudizi degli altri, perché una propensione naturale lo porta a giudicare tutto secondo il suo punto di vista, cioè secondo quanto gli suggerisce la sua specializzazione. Così il matematico vede solo delle prove nella dimostrazione algebrica, il chimico fa riferimento in tutto all'azione degli elementi ecc. Ogni uomo che abbia una specializzazione subordina a essa tutte le sue idee. Fatelo uscire dal suo campo e sovente sragiona, perché vuole sottomettere tutto al suo modo di vedere: e una conseguenza della debolezza umana. Pertanto io consulterei di buon grado e in tutta fiducia un chimico per un'analisi, un fisico per una potenza elettrica, un meccanico per una forza motrice. Ma mi si permetterà, senza con ciò nulla togliere alla stima spettante agli scienziati per la loro conoscenza specifica, di tenere nella stessa considerazione la loro opinione negativa in fatto di Spiritismo non più del parere di un architetto su una questione di musica.

Le scienze comuni poggiano sulle proprietà della materia, che si può sperimentare e manipolare a proprio piacimento. I fenomeni spiritisti poggiano sull'azione di intelligenze che hanno volontà propria, e ci dimostrano a ogni istante che esse non sono in balia nostra. Le osservazioni non possono dunque essere fatte allo stesso modo, richiedono particolari condizioni e un altro punto di partenza. Volerle sottomettere ai nostri consueti processi di indagine, vorrebbe dire stabilire delle analogie che non esistono. La scienza propriamente detta, come scienza, non ha dunque alcuna competenza per pronunciarsi sulla questione dello Spiritismo: non se ne deve occupare, e il suo giudizio, qualunque esso sia, favorevole o no, non potrebbe avere alcun peso. Lo Spiritismo è il risultato di un convincimento personale che gli scienziati possono avere come individui, a prescindere dalle loro qualifiche di scienziati. Ma voler sottoporre la questione alla scienza, sarebbe come voler far decidere l'esistenza dell'anima a un'assemblea di fisici o di astronomi. In effetti lo Spiritismo si fonda completamente sull'esistenza dell'anima e sul suo stato dopo la morte. Pertanto e estremamente illogico pensare che l'uomo debba essere un grande psicologo solo perché e un grande matematico o un grande anatomista. Poniamo che un anatomista, sezionando il corpo umano, cerchi l'anima e, per il fatto che sotto i suoi ferri non la trova come vi trova i nervi, o per il fatto che non la vede volar via come un gas, concluda che non esiste, poiché si pone dal punto di vista unicamente materialista. Ne consegue forse che egli ha ragione contro l'opinione universale? Certamente no. Vedete dunque che lo Spiritismo non è di competenza della scienza. Quando le credenze spiritiste saranno divulgate, quando saranno accettate dalle masse — e, a giudicare dalla rapidità con cui si propagano, questo tempo non dovrebbe essere molto lontano — succederà per lo Spiritismo come per tutte le idee nuove che hanno incontrato opposizione: gli scienziati si arrenderanno di fronte all'evidenza e ci arriveranno individualmente per la forza delle cose. Fino a quel momento non è opportuno sviarli dai loro studi specifici per obbligarli a occuparsi di una cosa a loro estranea, che non è nelle loro attribuzioni né nei loro programmi. Nel frattempo, coloro i quali, senza previo e approfondito studio della materia, si pronunciano negativamente e scherniscono chiunque non sia del loro avviso, dimenticano che è avvenuta la stessa cosa con la maggior parte delle grandi scoperte che onorano l'umanità. Essi si pongono nella condizione div edere i loro nomi ingrossare l'elenco degli illustri contestatori di idee nuove e di vederli scritti accanto ai nomi dei membri della dotta assemblea che, nel 1752, accolse con un immenso scoppio di risa la relazione di Franklin sui parafulmini, giudicandola indegna di figurare nel novero delle relazioni che a quella assemblea erano state inviate. E che dire di quell'altra assemblea che fece perdere alla Francia la prerogativa della nave a vapore, dichiarando il sistema di Fulton un sogno irrealizzabile? Eppure erano questioni di loro competenza! Se dunque queste assemblee, in cui si radunava l'élite dei sapienti del mondo, hanno avuto solo scherno e sarcasmo per delle idee che non comprendevano, idee che alcuni anni dopo avrebbero rivoluzionato la scienza, i costumi e l'industria, come sperare che una questione che esula dal loro campo possa ottenere più favore?

Questi errori, da parte di alcuni sapienti — incresciosi riguardo alla loro memoria — non dovrebbero forse annullare i meriti che, sotto altro aspetto, essi hanno acquisito nella nostra stima? Ci vuole forse un diploma ufficiale per avere del buon senso? Fuori dalle poltrone accademiche si contano forse solo degli sciocchi e degli imbecilli? Si osservino bene i seguaci della Dottrina Spiritista e si veda un po' se si incontrano solo degli ignoranti, e se l'enorme numero di uomini di merito che l'hanno abbracciata consente di relegarla al rango di credenze da donnette. Per il loro carattere e il loro sapere vale bene la pena che si dica: se tali sono gli uomini che lo affermano, bisogna pure che ci sia qualcosa!

Ripetiamo ancora che, se i fatti di cui ci occupiamo si fossero limitati al movimento meccanico dei corpi, la ricerca delle cause fisiche di questo fenomeno sarebbe rientrata nel campo delle scienze. Ma dal momento che si tratta di una manifestazione al di fuori delle leggi umane, essa esula dalle competenze della scienza materiale, perché non si può spiegare né con le cifre, né con la forza meccanica. Quando sorge un fatto nuovo, che non rientra in nessun campo delle scienze conosciute, lo scienziato, per studiarlo, deve prescindere dalla propria scienza e ammettere che per lui si tratta di uno studio nuovo, che non è riconducibile a idee preconcette.

L'uomo che reputa infallibile il suo sapere è molto vicino all'errore. Persino quelli che hanno le idee più errate si appoggiano alla loro ragione ed è in virtù di ciò che rifiutano tutto ciò che sembra loro irrazionale. Coloro i quali hanno un tempo rifiutato le ammirevoli scoperte, di cui l'umanità oggi si onora, facevano tutti appello a questo giudice per rinnegarle. Però ciò che viene chiamato ragione sovente altro non è che orgoglio mascherato, e chiunque si creda infallibile si atteggia a eguale di Dio. Noi ci rivolgiamo dunque a coloro che sono abbastanza saggi da dubitare di ciò che non hanno ancora visto e che, giudicando il futuro attraverso il passato, non credono che l'uomo sia arrivato al suo apogeo, né che la natura abbia girato per lui l'ultima pagina del suo libro.

VIII

Aggiungiamo che lo studio di una dottrina, quale la Dottrina Spiritista, che ci getta all'improvviso in un ordine di cose tanto nuove e grandiose, può essere fatto con profitto solo da uomini seri, perseveranti, privi di idee preconcette e mossi da una ferma e sincera volontà di arrivare a un risultato. Non potremmo attribuire questa qualifica a quelli che giudicano a priori, alla leggera e senza avere visto tutto, e che non danno ai loro studi né la continuità né la sistematicità né la riflessione necessarie. Ancora meno potremmo tenere in considerazione certe persone che, per non perdere la loro reputazione di gente di spirito, si danno da fare per trovare il lato comico delle cose più vere o giudicate tali da persone il cui sapere, carattere e convinzione hanno diritto al rispetto di chiunque si picchi di saper vivere. Coloro dunque che non reputassero i fatti degni di sé e della propria attenzione si astengano: nessuno pensa di voler violentare il loro credo, ma vogliano essi rispettare quello degli altri.

Ciò che caratterizza uno studio serio e la continuità con cui ci si impegna. Ci deve forse spaventare il non ottenere sovente delle risposte sensate a domande, serie per sé stesse, allorché queste siano fatte a caso e gettate a bruciapelo nel bel mezzo di un mucchio di domande assurde? D'altra parte una domanda e sovente complessa e richiede, per essere chiarita, delle indagini preliminari o complementari. Chiunque voglia acquisire una disciplina deve farne uno studio metodico, cominciare dall'inizio e seguire la concatenazione e lo sviluppo delle idee. Chi a caso rivolgesse a un dotto una domanda su una disciplina di cui non conosce neppure una parola, potrà forse saperne qualcosa di più? Il dotto stesso, sia pure con la migliore buona volontà, potrà forse dargli una risposta soddisfacente? Questa risposta isolata sarà forzatamente incompleta e sovente, proprio per questo, anche inintelligibile, oppure potrà sembrare assurda e contraddittoria. Accade esattamente lo stesso nei rapporti che noi stabiliamo con gli Spiriti. Se vogliamo istruirci alla loro scuola, dobbiamo operare con loro. Ma, proprio come fra di noi, bisogna scegliersi i professori e lavorare con assiduità.

Abbiamo detto che gli Spiriti superiori partecipano solamente alle riunioni serie e soprattutto a quelle in cui regna una perfetta comunione di pensiero e di intenti rivolti al bene. La leggerezza e le domande oziose li allontanano, proprio come fra gli uomini allontanano le persone ragionevoli. Il campo rimane allora aperto alla turba degli Spiriti bugiardi e frivoli, sempre alla ricerca di occasioni per burlarsi di noi e divertirsi a nostre spese. Che cosa diventa in una tale riunione una domanda seria? Ci sarà risposta, ma da parte di chi? È come se in mezzo a un gruppo di allegri buontemponi voi andaste a lanciare queste domande: che cos'e l'anima? Che cos'e la morte? E altre cose del genere. Se voi volete delle risposte serie, siate voi stessi seri nel vero senso della parola e ponetevi in sintonia con tutte le condizioni richieste. Soltanto allora otterrete grandi cose. Impegnatevi e siate più perseveranti nei vostri studi: mancando ciò, gli Spiriti superiori vi abbandonano, come fa un insegnante con i suoi alunni negligenti.

IX

Il movimento degli oggetti è un fatto acquisito. La questione è sapere se, in questo movimento, c’è oppure non c’è una manifestazione intelligente e, in caso affermativo, quale e la fonte di questa manifestazione.

Non parliamo del movimento intelligente di certi oggetti né delle comunicazioni verbali e neppure di quelle scritte direttamente dal medium. Questo genere di manifestazione, lampante per coloro che hanno visto e approfondito l'argomento, non risulta affatto, a prima vista, tanto indipendente dalla volontà del medium da rafforzare il convincimento di un osservatore novizio. Parleremo dunque della scrittura ottenuta con l'aiuto di un oggetto qualsiasi munito di matita, come un cestino, una tavoletta ecc. Il modo in cui il medium posa le dita sull'oggetto provoca, come abbiamo detto, la destrezza più consumata per poter intervenire in qualsiasi modo sul tracciato dei caratteri. Ma ammettiamo pure che, per effetto di un'abilita straordinaria, il medium possa ingannare l'occhio più attento. Come spiegare allora la natura delle risposte allorché esse siano del tutto al di là di tutte le idee e conoscenze del medium? E, notiamo bene, non si tratta di risposte monosillabiche, ma sovente di risposte di molte pagine, scritte con la più sorprendente rapidità, sia spontaneamente sia su un determinato argomento. Sotto la mano del medium, completamente a digiuno di letteratura, nascono a volte delle poesie di una magnificenza e di una purezza irreprensibili, che i migliori poeti umani non disconoscerebbero. Ciò che va ancora ad aggiungersi alla singolarità di questi fatti e che essi si producono ovunque e che i medium si moltiplicano all'infinito. Questi fatti sono reali oppure no? A ciò abbiamo una sola risposta: vedere e osservare — le occasioni non mancheranno —, ma soprattutto osservare sovente, a lungo e nelle dovute condizioni.

Di fronte all'evidenza che cosa rispondono gli avversari? "Siete vittime della ciarlataneria, zimbelli di un'illusione". Noi diciamo innanzi tutto che bisogna scartare la parola ciarlataneria là dove non c’è profitto. I ciarlatani non lavorano gratis. Ciò sarebbe tutt'al più una mistificazione. Ma per quale strana coincidenza questi mistificatori si sarebbero messi d'accordo da un capo all'altro del mondo per agire allo stesso modo, produrre gli stessi effetti e dare sugli stessi argomenti e nelle lingue più diverse risposte identiche, se non riguardo alle parole, quanto meno riguardo al senso? In che modo, persone austere, serie, rispettabili e istruite si presterebbero a simili manovre e a quale scopo? Come si potrebbero trovare nei bambini la pazienza e l'abilita necessarie a questo fine? Perché, se i medium non sono degli strumenti passivi, sono loro necessarie un'abilita e delle cognizioni incompatibili con una certa età e certe posizioni sociali.

Allora si aggiunga che, se non c’è soperchieria, ambedue le parti possono essere vittime di un'illusione. Secondo la logica, la qualità dei testimoni ha un certo peso. È pertanto il caso di domandarci se la Dottrina Spiritista, che conta oggi milioni di aderenti, li recluti solo fra gli ignoranti. I fenomeni sui quali essa si fonda sono così straordinari che comprendiamo i dubbi. Ma ciò che non ci riesce di ammettere è la pretesa di certi increduli che ritengono di avere il monopolio del buon senso e che, senza rispetto per le convenienze sociali o il valore morale degli avversari, tacciano, con la massima sfrontatezza, di stupidita tutti quelli che non sono d'accordo con le loro opinioni. Agli occhi di tutte le persone di buon senso, l'opinione di persone illuminate, che hanno a lungo osservato, studiato e meditato un fatto, sarà sempre, se non una prova, per lo meno una verosimiglianza a loro favore, perché ha potuto attirare l'attenzione di uomini seri che non hanno né un interesse a propagandare un errore, né tempo da perdere in futilità.

X

Fra le obiezioni, alcune sono tra le più lusinghiere, almeno in apparenza, poiché sono fatte sulla base dell'osservazione e poste da persone di tutto rispetto.

Una di queste obiezioni è tratta dal linguaggio di certi Spiriti, che non sembra essere degno dell'alto livello al quale si suppone debbano appartenere degli esseri soprannaturali. Ma se ci si vuole riferire al compendio della dottrina che abbiamo appena presentato, si noterà che gli Spiriti stessi ci insegnano che essi non sono tutti uguali né per conoscenza né per qualità morali e che non bisogna prendere alla lettera tutto ciò che dicono. Spetta alle persone di buon senso distinguere il buono dal cattivo. Sicuramente coloro i quali desumono da ciò che abbiamo a che fare solo con esseri malvagi, la cui unica occupazione è quella di ingannarci, non sono a conoscenza delle comunicazioni che hanno luogo nelle riunioni, dove si manifestano solo Spiriti superiori, altrimenti non penserebbero così. È spiacevole che il caso li abbia tanto mal serviti da mostrare loro solo il lato malvagio del mondo spiritista. In questo caso, infatti, non vogliamo pensare che una tendenza di simpatia attiri verso di loro i cattivi Spiriti piuttosto che i buoni, gli Spiriti ingannatori oppure quelli il cui linguaggio trabocca di grossolanità. Si potrebbe tutt'al più concludere che la solidità dei loro principi non è così forte da evitare il male e che, trovando essi un certo piacere nel soddisfare la loro curiosità a questo riguardo, i cattivi Spiriti ne approfittino per introdursi fra di loro, mentre i buoni si allontanano.

Giudicare la questione degli Spiriti su questi fatti, sarebbe tanto poco logico quanto giudicare il carattere di un popolo da ciò che si dice e si fa nel gruppo di alcuni disgraziati o di persone di malaffare che né i saggi né le persone sensate frequentano. Coloro che così giudicano si trovano nella situazione di uno straniero che, arrivando in una grande capitale attraverso il più brutto dei suoi sobborghi, giudicasse tutti gli abitanti in base ai costumi e al linguaggio di quell'infimo quartiere. Anche nel mondo degli Spiriti c’è una buona e una cattiva società. Vogliano gli oppositori ben studiare ciò che succede fra gli Spiriti d'élite e si convinceranno che la citta celeste racchiude altro che la feccia del popolo. Ma, domandano essi, gli Spiriti elitari vengono fra noi? A questo noi rispondiamo: "Non restate nei sobborghi; guardate, osservate e giudicherete voi; i fatti sono là per tutti. A meno che non si applichino a loro le parole di Gesù: «Essi hanno gli occhi, ma non vedono; hanno orecchie ma non sentono».

Una variante di questa opinione consiste nel vedere solamente, nelle comunicazioni spiritiste e in tutti i fatti materiali ai quali esse danno luogo, l'intervento di una potenza diabolica, nuovo Pròteo che assumerebbe tutte le sembianze possibili per meglio abusare di noi. Non crediamo che ciò possa essere un esame serio, ed è per questo che su ciò non ci soffermeremo: la risposta si trova confutata in ciò che abbiamo appena detto. Aggiungeremo solo che, se così fosse, bisognerebbe convenire che il diavolo è a volte molto saggio, molto ragionevole e soprattutto molto morale, ossia che ci sono anche dei buoni diavoli.

Come credere, infatti, che Dio permetta solo agli Spiriti del male di manifestarsi per perderci, senza darci come contropartita i consigli dei buoni Spiriti? Se non lo può, e impotenza; se lo può e non lo fa, ciò e inconciliabile con la Sua bontà. L'una e l'altra supposizione sarebbero blasfeme. Notate che ammettere la comunicazione dei cattivi Spiriti e riconoscere il principio delle manifestazioni. Perciò, dal momento che esse esistono, ciò può avvenire solo con il permesso di Dio. Però come credere, senza empietà, che Egli permetta solo il male escludendo il bene? Una tale dottrina è contraria alle più semplici nozioni del buon senso e della religione.

XI

La cosa curiosa — alcuni aggiungono — e che si parli solo degli Spiriti di personaggi noti. E si domandano anche perché questi siano i soli a manifestarsi. È un errore che deriva, come molti altri, da un'osservazione superficiale. Fra gli Spiriti che comunicano spontaneamente sono più numerosi quelli a noi sconosciuti che gli illustri, i quali si palesano con un nome qualsiasi e sovente con un nome simbolico o caratteristico. Quanto a quelli che vengono evocati — a meno che non si tratti di un parente o un amico — è abbastanza naturale che ci si rivolga a quelli che si conoscono piuttosto che a quelli che non si conoscono. Il nome delle persone illustri impressiona maggiormente: e per questo che vengono notate di più.

Si trova inoltre singolare che gli Spiriti di uomini eminenti accorrano familiarmente al nostro appello e si occupino a volte di cose insignificanti a confronto di quelle a cui si dedicarono durante la loro vita. Non vi è nulla di sorprendente in ciò per coloro che sanno che il potere, o la considerazione di cui questi uomini hanno goduto sulla Terra, non dà loro nessuna supremazia nel mondo spiritista. Gli Spiriti confermano così le parole del Vangelo: "I grandi saranno abbassati e i piccoli innalzati", con ciò intendendo il rango che ognuno di noi occuperà fra gli Spiriti stessi. Così chi e stato primo sulla Terra può trovarsi fra gli ultimi. Colui davanti al quale noi abbiamo chinato il capo durante la nostra vita può trovarsi fra gli Spiriti come il più umile degli artigiani, perché nel lasciare la vita ha lasciato tutta la sua gloria. E il monarca più potente può forse trovarsi più in basso dell'ultimo dei suoi soldati.

XII

Dimostrato dall'osservazione e confermato dagli stessi Spiriti è il fatto che gli Spiriti inferiori si servono sovente di nomi conosciuti e riveriti. Perciò, chi ci assicura che quelli che dicono di essere stati, per esempio, Socrate, Giulio Cesare, Carlo Magno, Fénelon, Napoleone, Washington ecc. abbiano realmente animato questi personaggi? Questo dubbio esiste in certi ferventissimi seguaci della Dottrina Spiritista. Essi ammettono l'intervento e il manifestarsi degli Spiriti, ma si domandano come comprovare la loro identità. Questa verifica e in effetti molto difficile da effettuare, se non può essere fatta in modo altrettanto certo come quello attraverso un documento anagrafico. Ora, la si può fare, almeno per presunzione, in base a taluni indizi.

Quando lo Spirito di qualcuno, che abbiamo personalmente conosciuto si manifesta, per esempio di un parente o di un amico, soprattutto se è morto da poco tempo, generalmente succede che il suo linguaggio è perfettamente coerente con il carattere che noi gli conosciamo. Già questo e un indice di identità. Ma il dubbio non è quasi più ammesso quando lo Spirito parla di questioni private, ricorda delle circostanze familiari conosciute solo dall'interlocutore. Un figlio non si ingannerà assolutamente sul modo di parlare di suo padre o di sua madre, né i genitori su quello del loro figlio. Accadono a volte, in questo genere di evocazioni fra intimi, delle cose sorprendenti, di natura tale da convincere il più incredulo. Lo scettico più incallito rimane sovente sconvolto dalle rivelazioni inattese che gli vengono fatte.

Un'altra circostanza molto caratteristica viene a sostegno dell'identità dello Spirito. Abbiamo detto che la scrittura di un medium cambia generalmente a seconda dello Spirito evocato, e che la sua scrittura si riproduce sempre esattamente uguale tutte le volte che lo stesso Spirito si presenta. Spesso si è constatato che, soprattutto per le persone morte da poco, questa scrittura ha una somiglianza sorprendente con quella della persona quando erano in vita, e si sono viste firme perfettamente identiche. D'altra parte noi siamo lontani dal dare a questo fatto il valore di regola e, soprattutto, di costante. Lo menzioniamo come cosa degna di nota.

Gli Spiriti giunti a un certo grado di purificazione sono gli unici svincolati da ogni influenza fisica. Ma, quando non sono completamente smaterializzati (è questa l'espressione di cui si servono), conservano la maggior parte delle idee, delle inclinazioni e persino delle manie che avevano sulla Terra. E anche questo e un mezzo di identificazione. Ma l'identificazione si trova soprattutto in una grandissima quantità di fatti, di particolari che solo un'osservazione attenta e perseverante può rivelare. Ci sono scrittori che discutono delle loro opere o delle loro dottrine, approvandone o condannandone certe parti; ricordando di altri Spiriti circostanze ignorate o poco conosciute circa la loro vitae la loro morte. Tutte cose che sono per lo meno prove morali di identità, le sole a cui si possa ricorrere in fatto di cose astratte.

Se dunque l'identità dello Spirito evocato può essere, in qualche caso e fino a un certo punto, stabilita, non c’è ragione perché non possa esserlo per altri. Se, per le persone la cui morte risale a tempi più lontani, non ci sono gli stessi mezzi di controllo, c’è sempre quello del linguaggio e del carattere. Sicuramente, infatti, lo Spirito di un uomo dabbene non parlerà come quello di un uomo perverso o di un degenerato. Quanto agli Spiriti che si fregiano di nomi rispettabili, essi si tradiscono ben presto con il loro modo di esprimersi e con le loro massime. Chi dicesse di essere Fénelon, per esempio, e urtasse, sia pure accidentalmente, il buon senso e la morale, mostrerebbe proprio con ciò l'inganno. Se, al contrario, i pensieri che esprime sono sempre chiari, senza contraddizioni e costantemente all'altezza del carattere di Fénelon, non ci sarebbero motivi per dubitare della sua identità. Altrimenti bisognerebbe supporre che uno Spirito che predichi solo il bene può consapevolmente usare la menzogna, e ciò senza utilità alcuna. L'esperienza ci insegna che gli Spiriti dello stesso livello, dello stesso carattere e animati dagli stessi sentimenti si riuniscono in gruppi o in famiglie. Ora, il numero degli Spiriti è incalcolabile, e noi siamo ben lontani dal conoscerli tutti; la maggior parte non ha neppure un nome per noi. Uno Spirito della stessa categoria di Fénelon può dunque venire in sua vece e al suo posto, sovente inviato da lui stesso quale mandatario. Si presenta sotto il suo nome, perché è identico a lui e può supplirlo, e perché noi abbiamo necessita di un nome per fissare le idee. Ma che importa, in definitiva, che uno Spirito sia realmente o no quello di Fénelon? Dal momento che dice solo cose buone e parla come lo stesso Fénelon parlerebbe, è un buono Spirito. Il nome sotto il quale si fa conoscere è indifferente, e sovente e solo un mezzo per fissare le nostre idee. Non sarebbe la stessa cosa riguardo alle evocazioni fra intimi. Ma in questo caso, come abbiamo detto, l'identità può essere stabilita da prove in qualche modo evidenti.

Per il resto, e certo che la sostituzione degli Spiriti può dar luogo a un'infinita di equivoci, possono risultarne degli errori e sovente delle mistificazioni. È questa una difficolta dello Spiritismo pratico; ma noi non abbiamo mai detto che questa scienza sia qualcosa di facile né che la si possa apprendere alla leggera, non più di quanto succeda per qualsiasi altra scienza. Non ripeteremo mai abbastanza che essa richiede uno studio assiduo e sovente assai prolungato, in quanto i fatti non possono essere provocati. Si deve attendere che si presentino da sé stessi, e sovente sono indotti da circostanze che uno neppure s'immagina. Per l'osservatore attento e paziente, i fatti abbondano, perché scopre moltissime sfumature caratteristiche che sono, per lui, dei lampi di luce. Così come e per le scienze comuni: mentre l'uomo superficiale vede in un fiore solo la sua forma elegante, lo studioso vi scopre dei tesori per il pensiero.

XIII

Le osservazioni esposte sopra ci portano a dire qualcosa su un'altra difficolta, quella cioè delle divergenze esistenti nel linguaggio degli Spiriti.

Essendo gli Spiriti molto differenti gli uni dagli altri dal punto di vista delle cognizioni e della moralità, e evidente che alla stessa domanda essi possano rispondere in modo diverso, secondo il rango cui appartengono, esattamente come se la domanda fosse posta, fra gli uomini, alternativamente a un sapiente, a un ignorante, o a un rozzo burlone. Fondamentale, l'abbiamo detto, è sapere a chi la si rivolge.

Ma, aggiungiamo, come avviene che gli Spiriti, riconosciuti come esseri superiori, non siano sempre d'accordo? Diremo innanzitutto che, indipendentemente dalla causa che abbiamo appena indicato, ce ne sono altre che possono esercitare una certa influenza sulla natura della risposta, prescindendo dal livello degli Spiriti. Questo e un punto essenziale, che solo lo studio potrà spiegare. Proprio per questo noi diciamo che tali studi richiedono attenzione incessante, osservazione profonda e, soprattutto, come del resto tutte le scienze umane, costanza e perseveranza. Ci vogliono degli anni per fare un modesto medico e i tre quarti di una vita per fare un sapiente, e si vorrebbe in alcune ore acquisire la scienza dell'infinito? Pertanto non ci si inganni: lo studio dello Spiritismo è immenso e tocca tutti i problemi della metafisica e dell'ordinamento sociale. È tutto un mondo che si apre davanti a noi: ci si deve allora stupire che ci voglia del tempo, e molto tempo, per acquisirlo?

La contraddizione, d'altra parte, non è così reale come può apparire. Non vediamo forse tutti i giorni delle persone che, praticando la stessa scienza, variano nella definizione che danno di una cosa, sia impiegando termini differenti, sia considerando il problema sotto un altro punto di vista, benché l'idea fondamentale sia sempre la stessa? Si faccia il conto, se possibile, del numero delle definizioni che sono state date della grammatica! Aggiungiamo ancora che la forma della risposta dipende sovente dalla forma della domanda. Sarebbe pertanto puerile trovare una contraddizione là dove il più delle volte c’è solo una differenza di termini. Gli Spiriti superiori non tengono assolutamente alla forma, per loro la sostanza del pensiero e tutto.

Prendiamo, per esempio, la definizione di anima. Non avendo questa parola un'unica accezione, gli Spiriti possono dunque, come noi, differire nella definizione che ne danno: uno potrà dire che è il principio della vita, un altro chiamarla scintilla animica, un terzo dire che è interiore, un quarto che è esteriore ecc., e tutti dal loro punto di vista avranno ragione. Si potrebbe persino credere che alcuni tra di loro professino dei principi materialistici e che, pertanto, essa non è niente. La stessa cosa avviene con la parola Dio, che sarà: il Principio di tutte le cose, il Creatore dell'universo, la sovrana Intelligenza, l'Infinito, il Grande Spirito ecc., ma in definitiva sarà sempre Dio. Citiamo infine la classificazione degli Spiriti. Essi formano un seguito continuo e ininterrotto, che va dal grado inferiore al grado superiore. La classificazione e dunque arbitraria: alcuni potranno stabilire tre classi, altri cinque, dieci o venti a seconda dei criteri adottati, senza essere per questo in errore. Tutte le scienze umane ce ne offrono l'esempio: ogni sapiente ha il suo sistema, i sistemi cambiano, ma la scienza non cambia. Che si impari la botanica secondo il sistema di Linnee, o di Jussieu, oppure di Tournefort, di certo non si conoscerà meno la botanica. Smettiamo di dare alle cose di pura convenzione più importanza di quanta ne meritino per occuparci solo di ciò che è veramente serio. Sovente la riflessione ci farà scoprire, in ciò che sembra il più disparato, una similitudine che ci era sfuggita a un primo esame.

XIV

Passeremmo rapidamente sopra all'obiezione di certi scettici a proposito degli errori ortografici commessi da alcuni Spiriti, se essa non desse luogo a un'osservazione essenziale. La loro ortografia, va detto, non è sempre ineccepibile. Ma bisogna essere ben a corto di argomenti per farne oggetto di una critica seria dicendo che, poiché gli Spiriti sanno tutto, devono conoscere anche l'ortografia. Noi potremmo loro contrapporre gli innumerevoli errori di questo genere commessi dalla maggior parte dei sapienti della Terra, la qual cosa nulla toglie ai loro meriti. Ma c’è in questo fatto una questione più grave: per gli Spiriti, e soprattutto per gli Spiriti superiori, l'idea è tutto, la forma niente. Svincolati dalla materia, il linguaggio che intercorre fra di loro e rapido come il pensiero, in quanto e il pensiero stesso che comunica, senza bisogno di intermediari. Essi devono pertanto trovarsi a disagio quando sono obbligati, per comunicare con noi, a servirsi delle forme prolisse e intricate del linguaggio umano, e soprattutto delle carenze e delle imperfezioni di questo linguaggio per rendere tutte le idee: e ciò che essi stessi dicono. È anche curioso osservare i mezzi che sovente essi impiegano per attenuare questo inconveniente. Per noi sarebbe lo stesso se dovessimo esprimerci in una lingua più complessa per lessico e forma, ma più povera di mezzi espressivi di quella che abitualmente usiamo. È il disagio che prova l'uomo di genio, il quale si spazientisce per la lentezza della penna che è sempre indietro rispetto al suo pensiero. Si comprende da ciò che gli Spiriti conferiscono poca importanza alla puerile questione dell'ortografia, soprattutto quando si tratti di insegnamenti gravi e seri. D'altra parte non è già meraviglioso che essi si esprimano indifferentemente in tutte le lingue e che le comprendano tutte? Non si deve comunque dedurre da ciò che la correttezza ortografica sia loro sconosciuta. Essi la osservano quando e necessario. È per questo, per esempio, che una poesia dettata da loro potrebbe sfidare la critica dei più rigorosi puristi, e ciò malgrado l'ignoranza del medium.

XV

Ci sono poi delle persone che vedono insidie dappertutto e in tutto ciò che non conoscono, Così non mancano di trarre delle conseguenze negative dal fatto che certe persone, dedicandosi a questi studi, hanno perduto la ragione. Come è possibile che uomini sensati possano dare a questo fatto un serio peso? Non è forse lo stesso per qualsiasi preoccupazione intellettuale su un cervello debole? Si conosce il numero dei pazzi e dei maniaci dovuto agli studi di matematica, medicina, musica, filosofia e ad altri? Si devono per questo bandire tali studi? Che cosa dimostra ciò? I lavori materiali deformano le braccia e le gambe, che sono gli strumenti dell'azione fisica. Può succedere che l'impegno intellettuale sia di danno al cervello, che è lo strumento del pensiero. Ma se lo strumento e rotto, non lo e per questo anche lo Spirito. Esso è integro e, quando viene svincolato dalla materia, la pienezza delle sue facoltà non viene meno. In questo frangente è, come l'uomo, un martire del lavoro.

Tutte le grandi preoccupazioni dello spirito possono causare la follia: le scienze, le arti, la stessa religione danno il loro apporto. La follia ha come causa primaria una predisposizione organica del cervello, che lo rende più o meno incline a certe suggestioni. Data questa predisposizione alla follia, essa assumerà le caratteristiche della preoccupazione principale, che diventa allora un'idea fissa. Questa idea fissa potrà essere quella degli Spiriti di cui il soggetto si è occupato, come potrà essere quella di Dio, degli angeli, del diavolo, della fortuna, del potere, di un'arte, di una scienza, della maternità, di un sistema politico o sociale. È possibile che un pazzo religioso sia diventato un pazzo spiritista, se lo Spiritismo fosse stato la sua preoccupazione dominante, così come il pazzo spiritista lo sarebbe stato sotto altra forma, secondo le circostanze.

Perciò io dico che lo Spiritismo non ha nessun privilegio in questo senso. Ma vado oltre: dico che, se ben compreso, esso è una difesa contro la follia.

Fra le cause più numerose di sovreccitazione cerebrale, bisogna contare le depressioni, le disgrazie, gli affetti contrastati, che sono allo stesso tempo le cause più frequenti di suicidio. Ora, il vero spiritista vede le cose di questo mondo da un punto di vista così elevato che esse gli appaiono ben piccole e meschine a fronte del futuro che lo attende. La vita è per lui così breve, così fuggevole che le tribolazioni sono ai suoi occhi solo spiacevoli incidenti di percorso. Ciò che in qualcuno potrebbe produrre una violenta emozione, appena lo sfiora. Egli sa d'altronde che le disgrazie della vita sono prove che servono al suo avanzamento, a patto che le sopporti senza lamentarsi, poiché sarà ricompensato a seconda del coraggio con cui le avrà sopportate. Le sue convinzioni gli danno dunque una rassegnazione che lo preserva dalla disperazione e, di conseguenza, da una delle cause più frequenti di follia e di suicidio. Egli conosce inoltre, per mezzo delle scene che le comunicazioni con gli Spiriti gli offrono, la sorte di coloro che mettono fine volontariamente ai loro giorni, e questo quadro è ben atto a farlo riflettere. Anche il numero di quelli che si sono arrestati su questa china funesta e notevole. Ecco uno dei risultati dello Spiritismo. Ridano gli increduli finché vogliono: auguro loro le consolazioni che lo Spiritismo procura a tutti quelli che si sono dati la pena di sondarne le misteriose profondità.

Al numero delle cause di follia bisogna ancora aggiungere la paura, e quella del diavolo ha scosso più di una mente. Si conosce forse il numero delle vittime fatte, tacciandole di fragile immaginazione, con questo quadro che ci si ingegna a rendere più impressionante con particolari spaventosi? Il diavolo, si dice, fa paura solo ai bambini, è un freno per renderli calmi. Sì, come l'orco e il lupo mannaro, e quando non ne hanno più paura, quelli diventano peggio di prima. E per questo bel risultato non si contano i casi di epilessia causati dal vacillare di un cervello fragile. La religione sarebbe ben debole se, mancando la paura, il suo potere potesse essere compromesso. Fortunatamente non è così: essa ha altri mezzi per agire sulle anime. Lo Spiritismo gliene offre tra i più efficaci e i più seri, se li si saprà mettere a profitto. Esso mostra la realtà delle cose, neutralizzando così i funesti effetti di una paura eccessiva.

XVI

Rimangono da esaminare due obiezioni, le sole che meritino veramente questo nome perché basate su teorie ragionate. L'una e l'altra ammettono la realtà dei fenomeni fisici e morali, ma escludono l'intervento degli Spiriti.

Secondo la prima di queste teorie, tutte le manifestazioni attribuite agli Spiriti non sarebbero altro che degli effetti magnetici. I medium si troverebbero in uno stato che si potrebbe chiamare sonnambulismo in stato di veglia, fenomeno di cui tutti quelli che hanno studiato il magnetismo hanno potuto essere testimoni. In questo stato, le facoltà intellettive acquisiscono uno sviluppo anomalo, e l'ambito delle percezioni intuitive travalica i limiti delle nostre normali percezioni. Di conseguenza il medium attingerebbe in sé stesso, anche per il fatto della sua lucidità, tutto quello che dice e tutte le nozioni che trasmette, anche riguardo alle cose che gli sono completamente estranee in condizioni normali.

Non saremo noi che contesteremo il potere del sonnambulismo di cui abbiamo visto i prodigi e studiato tutte le fasi per più di trentacinque anni. Noi conveniamo che in effetti molte delle manifestazioni spiritiste possono essere spiegate in questo modo. Ma un'osservazione costante e attenta mostra una quantità di fatti in cui l'intervento del medium, escluso come strumento passivo, e materialmente impossibile. A quelli che condividono questa opinione, noi diremo come agli altri: "Guardate e osservate, perché sicuramente non avete visto tutto". Noi opporremo loro, in seguito, due considerazioni tratte dalla loro stessa dottrina. Da dove è venuta la teoria spiritista? È forse un sistema immaginato da qualcuno per spiegare i fatti? Assolutamente no. Dunque chi l'ha rivelata? Esattamente quegli stessi medium di cui voi esaltate la lucidità. Se pertanto questa lucidità è come voi la supponete, perché avrebbero attribuito a degli Spiriti ciò che essi avrebbero attinto in sé stessi? Come avrebbero potuto dare quelle informazioni così precise, così logiche e sublimi sulla natura di queste intelligenze extraumane? Delle due l'una: o sono lucidi o non lo sono. Se lo sono e se si ha fiducia nella veridicità delle loro rivelazioni, non si saprebbe come ammettere, senza contraddirsi, che essi non sono nel vero. In secondo luogo, se tutti i fenomeni avessero la loro fonte nel medium, essi sarebbero identici in uno stesso individuo, e non accadrebbe che una stessa persona tenesse linguaggi differenti, né che via via si esprimesse sulle cose più disparate. Questa mancanza di uniformità, nelle manifestazioni ottenute da uno stesso medium, prova la diversità delle fonti. Se dunque non possiamo trovarle tutte nel medium, bisogna pur cercarle fuori di lui.

Secondo un'altra opinione, il medium e sì la fonte delle manifestazioni ma, anziché attingerle in sé stesso, così come pretendono i sostenitori della teoria sonnambolica, egli le riceve dall'ambiente. Il medium sarebbe così una sorta di specchio che riflette tutte le idee, tutti i pensieri e tutte le cognizioni delle persone che lo circondano. Egli non direbbe nulla che già non fosse conosciuto almeno da qualcuno. Non si potrebbe negare — e in ciò c’è un principio della dottrina — l'influenza esercitata dagli astanti sulla natura delle manifestazioni. Ma questa influenza e cosa ben diversa da quella che si suppone, e da lì a essere il medium l'eco dei pensieri di quelli che lo circondano, la distanza e molta, in quanto migliaia di fatti dimostrano perentoriamente il contrario. Ecco dunque un grave errore che prova una volta ancora il pericolo di conclusioni premature. Costoro, non potendo negare l'esistenza di un fenomeno, di cui la scienza corrente non può dare una spiegazione, e non volendo ammettere la presenza degli Spiriti, lo spiegano a modo loro. La loro teoria, per quanto ingannevole, sarebbe attraente se potesse abbracciare tutti i fatti. Ma non è assolutamente così. Pur essendo stato loro dimostrato, fino all'evidenza, che certe comunicazioni del medium sono completamente estranee al pensiero, alla conoscenza e persino alle opinioni di tutti gli astanti, che queste comunicazioni sono sovente spontanee e contraddicono qualsiasi idea preconcetta, essi non si arrestano davanti a così poco. L'irradiazione, essi dicono, va ben oltre la cerchia immediata che ci circonda. Il medium è il riflesso di tutta l'umanità, in modo tale che, se egli non trae le sue ispirazioni da ciò che ha accanto a sé, va a cercarle fuori, nella citta, nel Paese, in tutto il mondo e anche nelle altre sfere.

Non credo che in questa teoria si trovi una spiegazione più semplice e più probabile di quella dello Spiritismo, benché presupponga una causa ben più sorprendente. L'idea che degli esseri intelligenti popolino gli spazi e che, essendo in contatto permanente con noi, ci comunichino i loro pensieri, non ha niente che colpisca di più la ragione della supposizione che questa irradiazione universale venga da tutti i punti dell'universo a concentrarsi nel cervello di un individuo.

Ancora una volta — ed e questo un punto fondamentale sul quale non insisteremo mai abbastanza — la teoria sonnambolica e quella che potrebbe chiamarsi riflessiva sono state immaginate da alcune persone. Sono opinioni personali create per spiegare un fatto, mentre la dottrina degli Spiriti non è assolutamente di concezione umana. Essa e stata dettata dalle stesse intelligenze che si manifestano, quando nessuno minimamente ci pensava e persino l'opinione generale la rifiutava. Pertanto noi domandiamo: dove i medium hanno attinto una dottrina che non esisteva nel pensiero di nessuno sulla Terra? Domandiamo inoltre: per quale strana coincidenza migliaia di medium disseminati in tutti i punti del globo, che non si sono mai incontrati, si mettono d'accordo per dire la stessa cosa? Se il primo medium apparso in Francia ha subito l'influenza di opinioni già accreditate in America, per quale bizzarria egli ha attinto le sue idee a duemila leghe al di là del mare, presso un popolo estraneo per costumi e lingua, anziché attingerle intorno a lui?

Ma c’è un'altra circostanza alla quale non si è assolutamente pensato. Le prime manifestazioni in Francia, come in America, non hanno avuto luogo né attraverso la scrittura, né attraverso la parola, ma con dei colpi che, corrispondendo alle lettere dell'alfabeto, formavano parole e frasi. È attraverso questo mezzo che le intelligenze che si sono rivelate hanno dichiarato di essere degli Spiriti. Se dunque si poteva supporre l'intervento del pensiero dei medium nelle comunicazioni verbali e scritte, la stessa cosa non sarebbe stata possibile con dei colpi, il cui significato non poteva essere conosciuto in anticipo.

Potremmo citare numerosi fatti che dimostrano, nell'intelligenza che si manifesta, un'individualità evidente e un'indipendenza assoluta di volontà. Rimandiamo pertanto a un'osservazione più attenta coloro che dissentono e, se vogliono ben studiare senza prevenzione e senza voler concludere prima di aver visto tutto, riconosceranno la debolezza della loro teoria per dare una spiegazione dei fatti. Ci limiteremo a porre la seguente domanda: perché l'intelligenza che si manifesta, qualunque essa sia, si rifiuta di rispondere a certe domande su argomenti perfettamente conosciuti come, per esempio, il nome e l'età dell'interrogante, ciò che tiene in mano, che cosa ha fatto la sera prima, il suo programma per il giorno dopo ecc. Se il medium è lo specchio del pensiero delle persone presenti, niente gli sarebbe più facile che rispondere.

Gli avversari ribattono sull'argomento domandando a loro volta perché degli Spiriti, che dovrebbero sapere tutto, non possono rispondere a cose così semplici, secondo l'assioma, chi più può, meno può, da cui traggono la conclusione che non sono degli Spiriti. Se un ignorante o un rozzo burlone, presentandosi a una dotta assemblea, domandasse, per esempio, perché è giorno in pieno mezzogiorno, credete che i membri dell'assemblea si darebbero la pena di rispondere seriamente? E sarà forse logico concludere, a causa del loro silenzio o dei motteggi con cui gratificherebbero l'interrogante, che i membri di quell'assemblea altro non sono che degli asini? Pertanto, e esattamente per il fatto che gli Spiriti sono degli esseri superiori che non rispondono a domande oziose e ridicole ne vogliono essere sottoposti a un fuoco di fila di domande. È per questo che tacciono oppure asseriscono di occuparsi di cose ben più serie.

Noi domanderemo infine perché gli Spiriti sovente vengono e se ne vanno a un determinato momento e perché, passato questo momento, non ci sono preghiere né suppliche che possano ricondurli. Se il medium agisse solo su sollecitazione mentale dei presenti, e evidente che, in questa circostanza, il concorso di tutte le volontà riunite dovrebbe stimolare la sua chiaroveggenza. Pertanto, se non si concede al desiderio dell'assemblea, sostenuto anche dalla sua volontà, è perché egli obbedisce a un'influenza estranea a sé stesso e a quelli che lo circondano. Ed è così che questa influenza dimostra la sua indipendenza e la sua individualità.

XVII

Lo scetticismo riguardo alla Dottrina Spiritista, quando non è il risultato di un dissenso sistematico e interessato, ha quasi sempre origine in una conoscenza incompleta dei fatti, la qual cosa non impedisce a certuni di affrontare e di risolvere la questione come se la conoscessero perfettamente. Si può essere molto intelligenti, avere anche dell'istruzione e mancare di capacita di giudizio. Ora il primo indizio di mancanza di discernimento si ha quando si crede che il proprio giudizio sia infallibile. Molti vedono anche nelle manifestazioni spiritiste solo un motivo di curiosità. Noi speriamo che, con la lettura di questo libro, tali persone, in questi strani fenomeni, trovino altro che non sia un semplice passatempo.

La scienza spiritista comprende due parti: una sperimentale sulle manifestazioni in generale, l'altra filosofica sulle manifestazioni intelligenti. Chiunque abbia osservato solo la prima parte e nella posizione di chi conosce la fisica solo attraverso esperienze ludiche, senza essere penetrato nel profondo della scienza. La vera Dottrina Spiritista sta nell'insegnamento dato dagli Spiriti, e le conoscenze che questo insegnamento comporta sono troppo serie per poter essere acquisite altrimenti che attraverso uno studio serio e continuativo, fatto nel silenzio e nel raccoglimento, Solo in queste condizioni, infatti, si può osservare un numero infinito di fatti e di particolari, che sfuggono all'osservatore superficiale e permettono di fissare un'opinione. Se questo libro non avesse altro risultato che quello di mostrare l'aspetto serio della questione e di sollecitare degli studi in tal senso, per noi sarebbe già molto e ci congratuleremmo con noi stessi per essere stati scelti per compiere un'opera di cui non pretendiamo, del resto, di attribuirci il merito personale, dal momento che i principi che essa contiene non sono una nostra creazione. Il merito è dunque tutto degli Spiriti che l'hanno dettata. Noi speriamo che questo studio ottenga un altro risultato, quello cioè di guidare gli uomini desiderosi di illuminarsi mostrando loro, in questi studi, un fine grande e sublime, quello cioè del progresso individuale e sociale, e di indicare loro la strada da seguire per raggiungerlo.

Terminiamo con un'ultima considerazione. Alcuni astronomi, sondando lo spazio, hanno trovato nella collocazione dei corpi celesti dei vuoti non giustificati e in disaccordo con le leggi dell'universo. Essi hanno supposto che questi vuoti dovevano essere stati occupati da corpi sfuggiti alla loro osservazione, ma hanno anche osservato certi effetti la cui causa era loro sconosciuta. E si sono detti: "Là ci deve essere un mondo perché questi vuoti non possono esistere, e questi effetti devono avere una causa". Analizzando allora la causa attraverso l'effetto, hanno potuto calcolare gli elementi, e più tardi i fatti sono venuti a confermare le loro intuizioni. Applichiamo ora questo stesso ragionamento a un altro ordine di idee. Se si osserva la serie degli esseri, si constata che essi formano una catena senza soluzione di continuità dalla materia bruta fino all'uomo più intelligente. Ma fra l'uomo e Dio, che è l'alfa e l'omega di tutte le cose, quale vuoto immenso! È ragionevole pensare che gli anelli di questa catena si arrestino all'uomo? E che egli possa superare, senza transizione alcuna, la distanza che lo separa dall'infinito? La ragione ci dice che fra l'uomo e Dio ci devono essere altri gradini, così come la ragione ha detto agli astronomi che fra i mondi conosciuti ci dovevano essere dei mondi sconosciuti. Qual e la filosofia che ha colmato questo vuoto? Lo Spiritismo ce lo mostra popolato dagli esseri di tutti i ranghi del mondo invisibile, e questi esseri altro non sono che gli Spiriti degli uomini arrivati ai diversi gradi che conducono alla perfezione. Allora tutto si collega, tutto si concatena, dall'alfa all'omega. Voi che negate l'esistenza degli Spiriti, riempite dunque il vuoto che essi occupano. E voi che ne ridete, osate dunque ridere delle opere di Dio e della Sua onnipotenza!

ALLAN KARDEC.