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I Miracoli
Capitolo XIII - CARATTERI DEI MIRACOLI
I miracoli in senso teologico
1. Nella sua accezione etimologica, la parola miracolo (da mirari, ammirare) significa: ammirevole, cosa straordinaria, sorprendente. L'Accademia ha così definito questa parola: Un atto del potere divino contrario alle leggi conosciute della natura.
Nella sua abituale accezione, questa parola ha perduto, come tante altre, il suo primitivo significato. Da generale che era, la parola miracolo è andata via via limitandosi a un ordine particolare di fatti. Nel pensiero delle masse, un miracolo implica l'idea di un fatto soprannaturale; in senso teologico, è una deroga alle leggi della natura, attraverso cui Dio manifesta la sua potenza. Tale è in effetti la sua accezione volgare, divenuta il suo stesso significato, ed è solo per confronto e per metafora che la si applica alle circostanze ordinarie della vita.
Una delle caratteristiche del miracolo propriamente detto è quella di essere inspiegabile, per il fatto stesso ch'esso avviene al di fuori delle leggi naturali. E questa idea è talmente legata al miracolo che, se un fatto miracoloso giunge a trovare una sua spiegazione, si dice allora che questo non è più un miracolo, per quanto sorprendente esso possa apparire. Ciò che dà, per la Chiesa, valore ai miracoli è esattamente la loro origine soprannaturale e l'impossibilità di spiegarli. La Chiesa è così saldamente attaccata a questa prerogativa, che ogni assimilazione dei miracoli ai fenomeni della natura viene tacciata di eresia, di attentato contro la fede. La Chiesa ha scomunicato e persino bruciato sul rogo persone che non avevano voluto credere a certi miracoli.
Un'altra caratteristica del miracolo è quella di essere insolito, isolato ed eccezionale. Dal momento che un fenomeno si riproduce, sia spontaneamente sia per un atto della volontà, significa che è sottoposto a una legge e che, di conseguenza, — sia questa legge nota o no — quello non può essere un miracolo.
Nella sua abituale accezione, questa parola ha perduto, come tante altre, il suo primitivo significato. Da generale che era, la parola miracolo è andata via via limitandosi a un ordine particolare di fatti. Nel pensiero delle masse, un miracolo implica l'idea di un fatto soprannaturale; in senso teologico, è una deroga alle leggi della natura, attraverso cui Dio manifesta la sua potenza. Tale è in effetti la sua accezione volgare, divenuta il suo stesso significato, ed è solo per confronto e per metafora che la si applica alle circostanze ordinarie della vita.
Una delle caratteristiche del miracolo propriamente detto è quella di essere inspiegabile, per il fatto stesso ch'esso avviene al di fuori delle leggi naturali. E questa idea è talmente legata al miracolo che, se un fatto miracoloso giunge a trovare una sua spiegazione, si dice allora che questo non è più un miracolo, per quanto sorprendente esso possa apparire. Ciò che dà, per la Chiesa, valore ai miracoli è esattamente la loro origine soprannaturale e l'impossibilità di spiegarli. La Chiesa è così saldamente attaccata a questa prerogativa, che ogni assimilazione dei miracoli ai fenomeni della natura viene tacciata di eresia, di attentato contro la fede. La Chiesa ha scomunicato e persino bruciato sul rogo persone che non avevano voluto credere a certi miracoli.
Un'altra caratteristica del miracolo è quella di essere insolito, isolato ed eccezionale. Dal momento che un fenomeno si riproduce, sia spontaneamente sia per un atto della volontà, significa che è sottoposto a una legge e che, di conseguenza, — sia questa legge nota o no — quello non può essere un miracolo.
2. La scienza fa ogni giorno
miracoli agli occhi degli ignoranti. Che un uomo realmente morto sia
richiamato in vita da un intervento divino, questo sì è un vero
miracolo, perché è un fatto contrario alle leggi della natura. Ma se
questo uomo non ha che le apparenze della morte, se c'è ancora in lui un
resto di vitalità latente, e se la scienza
o un'azione magnetica intervengono per rianimarlo, per le persone
illuminate è un fenomeno normale, ma agli occhi del volgo ignorante il
fatto passerà per un miracolo. Quando in mezzo a certe campagne un
fisico lancia un cervo volante elettrico e fa cadere il fulmine su un
albero, questo nuovo Prometeo sarà certamente ritenuto armato di un
diabolico potere. Ma quando Giosuè arresta il movimento del Sole, o
piuttosto della Terra, e se ne ammette il fatto, ecco il vero miracolo,
poiché non esiste alcun magnetizzatore dotato d'una così grande potenza
da operare un tale prodigio.
I secoli dell'ignoranza sono stati fecondi in miracoli, poiché tutto ciò la cui causa fosse sconosciuta passava per soprannaturale. Nella misura in cui la scienza ha rivelato nuove leggi, il cerchio del meraviglioso si è ristretto. Ma siccome la scienza non aveva ancora esplorato tutto il campo della natura, una assai vasta parte restava ancora riservata al meraviglioso.
I secoli dell'ignoranza sono stati fecondi in miracoli, poiché tutto ciò la cui causa fosse sconosciuta passava per soprannaturale. Nella misura in cui la scienza ha rivelato nuove leggi, il cerchio del meraviglioso si è ristretto. Ma siccome la scienza non aveva ancora esplorato tutto il campo della natura, una assai vasta parte restava ancora riservata al meraviglioso.
3. Il meraviglioso, espulso
dal dominio della materialità da parte della scienza, si è trincerato in
quello della spiritualità, che è stato il suo ultimo rifugio. Lo
Spiritismo, dimostrando che l'elemento spirituale è una delle forze vive
della natura — forza che agisce incessantemente in concorso con la
forza materiale — fa rientrare i fenomeni che ne derivano nella cerchia
degli effetti naturali, poiché, come gli altri, essi sono sottomessi a
delle leggi. Se il meraviglioso viene espulso dalla spiritualità esso
non ha più ragion d'essere, ed è allora soltanto che si potrà dire che
il tempo dei miracoli è passato (cap. I, n. 18).
Lo Spiritismo non fa miracoli
4. Lo Spiritismo dunque
viene per fare, a sua volta, ciò che ogni scienza ha fatto al suo
apparire: rivelare nuove leggi e, di conseguenza, spiegare i fenomeni
alla luce di queste leggi.
Questi fenomeni, è vero, si ricollegano all'esistenza degli Spiriti e al loro intervento nel mondo materiale. Orbene, si dice, è qui che sta il soprannaturale. Ma allora bisognerebbe provare che gli Spiriti e le loro manifestazioni sono contrari alle leggi della natura: cosa che non è, né può essere l'azione di alcuna di queste leggi.
Lo Spirito altro non è se non l'anima che sopravvive al corpo; è l'essere principale poiché non muore, mentre il corpo è solo un accessorio che si distrugge. La sua esistenza è dunque del tutto naturale sia dopo sia durante l'incarnazione. L'anima è sottoposta alle leggi che reggono il principio spirituale, come il corpo è sottoposto a quelle che reggono il principio materiale. Ma siccome questi due principi hanno una necessaria affinità, per cui reagiscono incessantemente l'uno sull'altro e dalla loro azione simultanea risultano il movimento e l'armonia dell'insieme, ne consegue che la spiritualità e la materialità sono le due parti d'un medesimo tutto, naturale l'uno quanto l'altra, e che la spiritualità non è un'eccezione né un'anomalia nell'ordine delle cose.
Questi fenomeni, è vero, si ricollegano all'esistenza degli Spiriti e al loro intervento nel mondo materiale. Orbene, si dice, è qui che sta il soprannaturale. Ma allora bisognerebbe provare che gli Spiriti e le loro manifestazioni sono contrari alle leggi della natura: cosa che non è, né può essere l'azione di alcuna di queste leggi.
Lo Spirito altro non è se non l'anima che sopravvive al corpo; è l'essere principale poiché non muore, mentre il corpo è solo un accessorio che si distrugge. La sua esistenza è dunque del tutto naturale sia dopo sia durante l'incarnazione. L'anima è sottoposta alle leggi che reggono il principio spirituale, come il corpo è sottoposto a quelle che reggono il principio materiale. Ma siccome questi due principi hanno una necessaria affinità, per cui reagiscono incessantemente l'uno sull'altro e dalla loro azione simultanea risultano il movimento e l'armonia dell'insieme, ne consegue che la spiritualità e la materialità sono le due parti d'un medesimo tutto, naturale l'uno quanto l'altra, e che la spiritualità non è un'eccezione né un'anomalia nell'ordine delle cose.
5. Durante la sua
incarnazione, lo Spirito agisce sulla materia tramite il suo corpo
fluidico o perispirito; la stessa cosa avviene al di fuori
dell'incarnazione. Lo Spirito, in quanto Spirito e nella misura delle
sue capacità, fa ciò che faceva in quanto uomo. Soltanto che, poiché non
ha più il suo corpo carnale come strumento, si serve, qualora ciò sia
necessario, degli organi materiali di un incarnato, il quale diventa
quello che viene chiamato medium. Egli fa
come colui che, non potendo scrivere lui stesso, si serve della mano di
un segretario; oppure fa come quello che, non conoscendo una certa
lingua, si serve di un interprete. Un segretario, un interprete sono i medium di un incarnato, così come il medium è il segretario o l'interprete di uno Spirito.
6. Tuttavia, poiché
l'ambiente nel quale agiscono gli Spiriti e i modi di attuazione non
sono più i medesimi dello stato d'incarnazione, anche gli effetti sono
differenti. Questi effetti sembrano soprannaturali soltanto perché si
producono con l'aiuto di agenti che non sono quelli di cui noi ci
serviamo. Ma dal momento che tali agenti sono nella natura, e che le
manifestazioni avvengono in virtù di certe leggi, non v'è nulla di
soprannaturale né di meraviglioso. Prima di conoscere le proprietà
dell'elettricità, i fenomeni elettrici passavano per dei prodigi agli
occhi di certa gente; ma non appena la causa fu conosciuta, il
meraviglioso scomparve. La stessa cosa avviene per i fenomeni spiritisti
che non escono dall'ordine delle leggi naturali più di quanto non ne
escano i fenomeni elettrici, acustici, luminosi e altri, che sono stati
all'origine di un numero immenso di credenze superstiziose.
7. Nondimeno, si dirà, voi
ammettete che uno Spirito può sollevare una tavola e mantenerla nello
spazio senza alcun punto d'appoggio. Ciò non è forse una deroga alla
legge di gravità? — Sì, alla legge di gravità conosciuta. Ma si
conoscono forse tutte le leggi? Prima che si sperimentasse la forza
ascensionale di certi gas, chi avrebbe mai detto che una pesante
macchina, carica di parecchi uomini, avrebbe potuto aver ragione della
forza di attrazione? Agli occhi del volgo, ciò non doveva sembrare
meraviglioso, diabolico? Colui che avesse proposto, un secolo fa, di
trasmettere un dispaccio a cinquecento leghe di distanza e di riceverne
la risposta entro pochi minuti, sarebbe passato per un folle. Se egli
l'avesse fatto, si sarebbe creduto che aveva il diavolo ai suoi ordini,
poiché solo il diavolo poteva, allora, essere capace di andare così
veloce. Mentre, al giorno d'oggi, la cosa è non solo riconosciuta
possibile, ma appare del tutto naturale. Perché dunque un fluido
sconosciuto non dovrebbe avere la proprietà, in determinate circostanze,
di controbilanciare l'effetto del peso, così come l'idrogeno
controbilancia il peso del pallone? È in effetti, ciò che ha luogo nel
caso di cui si tratta (Il libro dei Medium, cap. IV).
8. I fenomeni spiritisti,
facendo parte della natura, si sono verificati in tutti i tempi. Ma
proprio perché il loro studio non poteva farsi con i mezzi materiali di
cui dispone la scienza volgare, essi sono rimasti, per un tempo più
lungo di altri nel dominio del soprannaturale, da dove oggi li fa uscire
lo Spiritismo.
Il soprannaturale, basato su apparenze inspiegabili, lascia liberocorso all'immaginazione, la quale, vagando nell'ignoto, genera così le credenze superstiziose. Una spiegazione razionale fondata sulle leggi della natura, riconducendo l'uomo sul terreno della realtà, fissa un punto d'arresto agli sviamenti dell'immaginazione e distrugge le superstizioni. Lungi dall'ampliare il dominio del soprannaturale, lo Spiritismo lo restringe fino ai suoi estremi limiti e lo sradica dal suo ultimo rifugio. Se esso fa credere alla possibilità di certi fatti, impedisce che si possa credere a molti altri, perché dimostra nel campo della spiritualità — come la scienza nel campo della materialità — ciò che è possibile e ciò che non lo è. Tuttavia, siccome non ha la pretesa di avere l'ultima parola su tutte le cose, neppure su quelle che sono di sua competenza, non si pone affatto nella posizione di regolatore assoluto del possibile e tiene conto delle conoscenze che l'avvenire riserva.
Il soprannaturale, basato su apparenze inspiegabili, lascia liberocorso all'immaginazione, la quale, vagando nell'ignoto, genera così le credenze superstiziose. Una spiegazione razionale fondata sulle leggi della natura, riconducendo l'uomo sul terreno della realtà, fissa un punto d'arresto agli sviamenti dell'immaginazione e distrugge le superstizioni. Lungi dall'ampliare il dominio del soprannaturale, lo Spiritismo lo restringe fino ai suoi estremi limiti e lo sradica dal suo ultimo rifugio. Se esso fa credere alla possibilità di certi fatti, impedisce che si possa credere a molti altri, perché dimostra nel campo della spiritualità — come la scienza nel campo della materialità — ciò che è possibile e ciò che non lo è. Tuttavia, siccome non ha la pretesa di avere l'ultima parola su tutte le cose, neppure su quelle che sono di sua competenza, non si pone affatto nella posizione di regolatore assoluto del possibile e tiene conto delle conoscenze che l'avvenire riserva.
9. I fenomeni spiritisti
consistono nei diversi modi di manifestazione dell'anima o Spirito, sia
durante l'incarnazione sia nello stato di erraticità. È attraverso le
sue manifestazioni che l'anima rivela la sua esistenza, la sua
sopravvivenza e la sua individualità; la si giudica dai suoi effetti:
essendo naturale la causa, egualmente lo è l'effetto. Sono questi
effetti che costituiscono l'oggetto speciale delle ricerche e dello
studio dello Spiritismo, al fine di arrivare alla conoscenza, quanto più
completa possibile, della natura e degli attributi dell'anima, come
pure delle leggi che reggono il principio spirituale.
10. Per coloro che negano
l'esistenza del principio spirituale indipendente e, di conseguenza,
l'esistenza dell'anima, individuale e sopravvivente, tutta la natura è
nella materia tangibile. Tutti i fenomeni che si ricollegano alla
spiritualità sono, ai loro occhi, soprannaturali e perciò chimerici; non
ammettendo la causa, essi non possono ammetterne l'effetto. E, allorché
gli effetti sono palesi, essi li attribuiscono all'immaginazione,
all'illusione, all'allucinazione e si rifiutano di approfondirli. Da qui
nasce in loro un'opinione preconcetta che li rende incapaci di
giudicare rettamente lo Spiritismo, poiché essi partono dal principio
della negazione di tutto ciò che non è materiale.
11. Per il fatto che lo
Spiritismo ammetta gli effetti che sono la conseguenza dell'esistenza
dell'anima, non ne consegue necessariamente ch'esso accetti tutti gli
effetti qualificati come meravigliosi, né che intenda giustificarli e
accreditarli, né che sostenga tutti i sognatori, tutte le utopie, tutte
le eccentricità sistematiche, tutte le leggende miracolose; bisognerebbe
conoscere ben poco lo Spiritismo per pensare così. Gli avversari dello
Spiritismo credono di opporgli un argomento che non ammette repliche,
quando, dopo aver fatto erudite ricerche sui convulsionari di
Saint-Médard, sui camisardi delle Cévennes o sui religiosi di Loudun,
sono arrivati a scoprire palesi fatti di sopraffazione che nessuno
contesta; ma queste storie sono forse il vangelo dello Spiritismo? I
suoi adepti hanno forse mai negato che la ciarlataneria abbia utilizzato
certi fatti a suo stesso vantaggio, che altri ne abbia creati
l'immaginazione e che molti altri ne abbia esagerati il fanatismo? Lo
Spiritismo non è solidale con le stravaganze, che si possono commettere
in suo nome, più di quanto la vera scienza non lo sia con gli abusi
dell'ignoranza, né la vera religione con gli eccessi del fanatismo.
Molti critici giudicano lo Spiritismo solo attraverso le favole e le
leggende popolari, che sono finzioni. Tanto varrebbe, a questa stessa
stregua, giudicare la storia attraverso i romanzi storici o le tragedie.
12. I
fenomeni spiritisti sono il più delle volte spontanei e si producono,
senza alcuna idea preconcetta, presso quelle persone che meno vi
pensano. In certe circostanze accade che possono essere provocati da
agenti designati con il nome di medium. Nel primo caso, il medium è inconsapevole di
quanto si produce attraverso la sua mediazione; nel secondo caso il
medium agisce con cognizione di causa: da qui la distinzione tra medium consci e medium inconsci. Questi
ultimi sono i più numerosi e s'incontrano spesso tra gli increduli più
ostinati, che praticano così lo Spiritismo senza saperlo e senza
volerlo. I fenomeni spontanei hanno, per questa stessa ragione,
un'importanza capitale, dal momento che non si può sospettare della
buona fede di coloro che li ottengono. Avviene, qui, la stessa cosa che
avviene col sonnambulismo, che presso certi individui è naturale e
involontario e presso altri viene provocato con l'azione magnetica. [60]
Ma che questi fenomeni siano o non siamo il risultato di un atto della volontà, la causa prima è esattamente la stessa, e non ci si allontana affatto dalle leggi naturali. I medium non producono, perciò, assolutamente nulla di soprannaturale; di conseguenza essi non fanno alcun miracolo. Le stesse guarigioni improvvise non sono più miracolose di altri effetti, poiché esse sono dovute all'azione di un agente fluidico che svolge il ruolo di agente terapeutico, le cui proprietà non sono meno naturali per il fatto di essere rimaste sconosciute fino a oggi. L'appellativo di taumaturghi, che viene dato a certi medium da una certa critica, la quale ignora i principi dello Spiritismo, è dunque del tutto improprio; la qualifica di miracoli, data in parallelo a questa specie di fenomeni, non può che indurre in errore circa il loro vero carattere.
Ma che questi fenomeni siano o non siamo il risultato di un atto della volontà, la causa prima è esattamente la stessa, e non ci si allontana affatto dalle leggi naturali. I medium non producono, perciò, assolutamente nulla di soprannaturale; di conseguenza essi non fanno alcun miracolo. Le stesse guarigioni improvvise non sono più miracolose di altri effetti, poiché esse sono dovute all'azione di un agente fluidico che svolge il ruolo di agente terapeutico, le cui proprietà non sono meno naturali per il fatto di essere rimaste sconosciute fino a oggi. L'appellativo di taumaturghi, che viene dato a certi medium da una certa critica, la quale ignora i principi dello Spiritismo, è dunque del tutto improprio; la qualifica di miracoli, data in parallelo a questa specie di fenomeni, non può che indurre in errore circa il loro vero carattere.
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[60] Il libro dei Medium, cap. V; Rivista Spiritista, esempi nei numeri di: dicembre 1865, pag. 370; agosto 1865, pag. 231.
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13. L'intervento di
intelligenze occulte nei fenomeni spiritisti non rende questi più
miracolosi di tutti gli altri fenomeni che sono dovuti ad agenti
invisibili. Infatti questi esseri occulti che popolano gli spazi sono
potenze della natura, e la loro azione è incessante tanto sul mondo
materiale quanto sul mondo morale.
Lo Spiritismo, illuminandoci su questo potere, ci dà la chiave di una miriade di cose non spiegate e inspiegabili con ogni altro mezzo, e che sono potute passare, nei secoli scorsi, per dei prodigi. Lo Spiritismo rivela, allo stesso modo che il magnetismo, una legge che, se non proprio sconosciuta, era stata certamente mal compresa; o per meglio dire, di essa si conoscevano gli effetti perché si erano prodotti in ogni tempo, ma non se ne conosceva la legge, ed è stata l'ignoranza di questa legge che ha generato la superstizione. Conosciuta questa legge, il meraviglioso scompare, e i fenomeni rientrano nell'ordine delle cose naturali. Ecco perché gli Spiritisti non fanno miracoli facendo ruotare una tavola o facendo scrivere i trapassati, più di quanto non ne faccia un medico quando riporta in vita un moribondo, o un fisico quando fa cadere il fulmine. Colui che pretendesse, con l'aiuto di tale scienza, di fare dei miracoli sarebbe o un ignorante riguardo a tale argomento o un artefice d'inganni.
Lo Spiritismo, illuminandoci su questo potere, ci dà la chiave di una miriade di cose non spiegate e inspiegabili con ogni altro mezzo, e che sono potute passare, nei secoli scorsi, per dei prodigi. Lo Spiritismo rivela, allo stesso modo che il magnetismo, una legge che, se non proprio sconosciuta, era stata certamente mal compresa; o per meglio dire, di essa si conoscevano gli effetti perché si erano prodotti in ogni tempo, ma non se ne conosceva la legge, ed è stata l'ignoranza di questa legge che ha generato la superstizione. Conosciuta questa legge, il meraviglioso scompare, e i fenomeni rientrano nell'ordine delle cose naturali. Ecco perché gli Spiritisti non fanno miracoli facendo ruotare una tavola o facendo scrivere i trapassati, più di quanto non ne faccia un medico quando riporta in vita un moribondo, o un fisico quando fa cadere il fulmine. Colui che pretendesse, con l'aiuto di tale scienza, di fare dei miracoli sarebbe o un ignorante riguardo a tale argomento o un artefice d'inganni.
14. Poiché lo Spiritismo
ripudia ogni pretesa sulle cose miracolose, esistono al di fuori di
esso, dei miracoli nell'accezione usuale del termine?
Diciamo, prima di tutto, che, tra i fatti reputati miracolosi, che si sono verificati prima dell'avvento dello Spiritismo e che ancora si verificano ai nostri giorni, la maggior parte, se non tutti, trovano la loro spiegazione nelle nuove leggi che lo Spiritismo è venuto a rivelare. Questi fatti rientrano dunque, benché sotto un altro nome, nell'ordine dei fenomeni spiritisti e come tali non hanno niente di soprannaturale. È chiaro che si tratta qui solo di fatti autentici, e non di quelli che, sotto il nome di miracoli, sono il prodotto di una indegna ciarlataneria col proposito di sfruttare una certa credulità. Né si tratta qui di certi fatti leggendari, che possono aver avuto, in origine, un fondo di verità, ma che la superstizione ha amplificati fino all'assurdo. È su questi fatti che lo Spiritismo viene a gettare luce, dando i mezzi per separare l'errore dalla verità.
Diciamo, prima di tutto, che, tra i fatti reputati miracolosi, che si sono verificati prima dell'avvento dello Spiritismo e che ancora si verificano ai nostri giorni, la maggior parte, se non tutti, trovano la loro spiegazione nelle nuove leggi che lo Spiritismo è venuto a rivelare. Questi fatti rientrano dunque, benché sotto un altro nome, nell'ordine dei fenomeni spiritisti e come tali non hanno niente di soprannaturale. È chiaro che si tratta qui solo di fatti autentici, e non di quelli che, sotto il nome di miracoli, sono il prodotto di una indegna ciarlataneria col proposito di sfruttare una certa credulità. Né si tratta qui di certi fatti leggendari, che possono aver avuto, in origine, un fondo di verità, ma che la superstizione ha amplificati fino all'assurdo. È su questi fatti che lo Spiritismo viene a gettare luce, dando i mezzi per separare l'errore dalla verità.
Dio fa miracoli?
15. Quanto ai miracoli
propriamente detti, Dio può senza dubbio farne, nulla essendo a Lui
impossibile. Ne ha fatti? In altri termini: deroga Egli alle leggi che
ha stabilito? Non sta all'uomo giudicare gli atti della Divinità e
subordinarli alla fragilità della sua intelligenza. Tuttavia noi
abbiamo, come criterio di giudizio riguardo alle cose divine, i medesimi
giudizi di Dio. Al sovrano potere Egli aggiunge la sovrana saggezza,
per cui bisogna concludere che nulla fa Dio d'inutile.
Perché mai, dunque, farebbe Egli dei miracoli? Per attestare il Suo potere, si dice. Ma il potere di Dio non si manifesta forse in maniera ben altrimenti sorprendente attraverso l'insieme grandioso delle opere della creazione, attraverso la previdente saggezza che presiede alle sue più infime parti come a quelle più alte, e attraverso l'armonia delle leggi che reggono l'universo, piuttosto che attraverso alcune piccole e infantili deroghe che ogni saltimbanco sa imitare? Che cosa si direbbe di uno scienziato della meccanica, il quale, per provare la sua abilità, distruggesse l'orologio ch'egli ha costruito e che è un capolavoro della scienza, al fine di dimostrare ch'egli può disfare ciò che ha fatto? Il suo sapere non risulta forse, al contrario, dalla regolarità e dalla precisione del movimento?
La questione dei miracoli propriamente detti non è quindi di competenza dello Spiritismo. Ma basandosi esso sul ragionamento secondo cui Dio non fa niente d'inutile, esprime questa opinione: Non essendo i miracoli necessari alla glorificazione di Dio, niente nell'universo si allontana dalle leggi generali. Dio non fa miracoli perché, essendo le Sue leggi perfette, Egli non ha bisogno di derogarvi. Se ci sono dei fatti che noi non comprendiamo, è perché ci mancano ancora le conoscenze necessarie.
Perché mai, dunque, farebbe Egli dei miracoli? Per attestare il Suo potere, si dice. Ma il potere di Dio non si manifesta forse in maniera ben altrimenti sorprendente attraverso l'insieme grandioso delle opere della creazione, attraverso la previdente saggezza che presiede alle sue più infime parti come a quelle più alte, e attraverso l'armonia delle leggi che reggono l'universo, piuttosto che attraverso alcune piccole e infantili deroghe che ogni saltimbanco sa imitare? Che cosa si direbbe di uno scienziato della meccanica, il quale, per provare la sua abilità, distruggesse l'orologio ch'egli ha costruito e che è un capolavoro della scienza, al fine di dimostrare ch'egli può disfare ciò che ha fatto? Il suo sapere non risulta forse, al contrario, dalla regolarità e dalla precisione del movimento?
La questione dei miracoli propriamente detti non è quindi di competenza dello Spiritismo. Ma basandosi esso sul ragionamento secondo cui Dio non fa niente d'inutile, esprime questa opinione: Non essendo i miracoli necessari alla glorificazione di Dio, niente nell'universo si allontana dalle leggi generali. Dio non fa miracoli perché, essendo le Sue leggi perfette, Egli non ha bisogno di derogarvi. Se ci sono dei fatti che noi non comprendiamo, è perché ci mancano ancora le conoscenze necessarie.
16. Ammettendo che Dio abbia
potuto accidentalmente derogare, per ragioni che noi non possiamo
valutare, alle leggi ch'Egli ha stabilito, tali leggi non potrebbero più
essere immutabili. Nondimeno è razionale pensare che Dio solo ha questo
potere. Senza negarGli l'onnipotenza, non si potrebbe ammettere che sia
concesso allo Spirito del male di distruggere l'opera di Dio, operando,
dal canto suo, dei prodigi capaci di sedurre perfino gli eletti, poiché
questo implicherebbe l'idea di un potere uguale a quello di Dio. Questo
è, tuttavia, ciò che si insegna. Se Satana ha il potere di
interrompere, senza il permesso di Dio, il corso delle leggi naturali,
che sono l'opera divina, egli allora è più potente di Dio: dunque Dio
non possiede l'onnipotenza. Se poi Dio ha delegato a Satana, come si
pretende, questo potere per indurre più facilmente gli uomini al male,
Dio non possiede allora la sovrana bontà. Nell'uno e nell'altro caso c'è
la negazione di uno degli attributi senza i quali Dio non sarebbe Dio.
Così la Chiesa distingue tra miracoli buoni, quelli che vengono da Dio, e miracoli cattivi, quelli che vengono da Satana. Ma come stabilire una simile differenza? Che un miracolo sia satanico o divino, non per questo è una minore deroga alle leggi emanate solo da Dio. Se un individuo è guarito in modo cosiddetto miracoloso, sia per opera di Dio, sia per opera di Satana, non cesserà per questo di essere guarito. Bisogna avere una ben gretta idea dell'intelligenza umana per sperare che simili dottrine possano venire accettate ai nostri giorni.
Essendo riconosciuta la possibilità di alcuni fatti reputati miracolosi, bisogna concluderne che, qualunque sia la fonte che viene a essi attribuita, sono effetti naturali di cui Spiriti o incarnati possono servirsi — come d'altronde di tutto, come della propria intelligenza o delle conoscenze scientifiche di cui dispongono — per il bene o per il male, secondo la loro bontà o la loro perversità. Un essere perverso, mettendo a profitto il suo sapere, può dunque fare delle cose che passano per prodigi agli occhi degli ignoranti. Ma quando questi effetti hanno per risultato un qualsiasi bene, sarebbe illogico attribuire loro un'origine diabolica.
Così la Chiesa distingue tra miracoli buoni, quelli che vengono da Dio, e miracoli cattivi, quelli che vengono da Satana. Ma come stabilire una simile differenza? Che un miracolo sia satanico o divino, non per questo è una minore deroga alle leggi emanate solo da Dio. Se un individuo è guarito in modo cosiddetto miracoloso, sia per opera di Dio, sia per opera di Satana, non cesserà per questo di essere guarito. Bisogna avere una ben gretta idea dell'intelligenza umana per sperare che simili dottrine possano venire accettate ai nostri giorni.
Essendo riconosciuta la possibilità di alcuni fatti reputati miracolosi, bisogna concluderne che, qualunque sia la fonte che viene a essi attribuita, sono effetti naturali di cui Spiriti o incarnati possono servirsi — come d'altronde di tutto, come della propria intelligenza o delle conoscenze scientifiche di cui dispongono — per il bene o per il male, secondo la loro bontà o la loro perversità. Un essere perverso, mettendo a profitto il suo sapere, può dunque fare delle cose che passano per prodigi agli occhi degli ignoranti. Ma quando questi effetti hanno per risultato un qualsiasi bene, sarebbe illogico attribuire loro un'origine diabolica.
17. Ma — si dice — la
religione si basa su fatti che non sono né spiegati né spiegabili.
Inspiegati, può essere; ma inspiegabili è tutta un'altra questione. Si
conoscono forse le scoperte e le conoscenze che ci riserva l'avvenire?
Senza parlare del miracolo della Creazione, il più grande di tutti senza
possibile contestazione e che oggi è rientrato nel campo della legge
universale, non si vedono forse già, sotto il dominio del magnetismo,
del sonnambulismo, dello Spiritismo, riprodursi le estasi, le visioni,
le apparizioni, le percezioni a distanza, le guarigioni improvvise, le
sospensioni, le comunicazioni orali e altre ancora con gli esseri del
mondo invisibile? E questi fenomeni, conosciuti da tempo immemorabile,
non erano forse una volta considerati come meravigliosi, mentre oggi si è
dimostrato ch'essi appartengono all'ordine delle cose naturali, secondo
la legge costitutiva degli esseri? I libri sacri sono pieni di fatti di
questo genere, qualificati come soprannaturali; ma, siccome se ne
trovano di analoghi e di ancora più meravigliosi in tutte le religioni
pagane dell'antichità, se la verità di una religione dipendesse dal
numero e dalla natura di questi fatti, non si potrebbe dire quale
prevarrebbe.
Il soprannaturale e le religioni
18.
Pretendere che il soprannaturale sia il fondamento necessario di ogni
religione e che sia la chiave di volta dell'edificio cristiano è voler
sostenere una tesi dannosa. Se si fanno poggiare le verità del
Cristianesimo sulla sola base del meraviglioso, significa dargli un
supporto fragile, le cui pietre si distaccheranno giorno dopo giorno.
Questa tesi, della quale eminenti teologi si sono resi difensori,
conduce direttamente a questa conclusione: in un tempo determinato, non
sarà più possibile alcuna religione, neppure la religione cristiana, se
ciò che è considerato come soprannaturale è mostrato come naturale; si
avrà infatti un bell'affastellare argomenti, ma non si arriverà comunque
a mantenere la credenza che un fatto è miracoloso, quando è dimostrato
che non lo è. Orbene, la prova che un fatto non è un'eccezione nelle
leggi della natura, si ha allorché tale fatto può essere spiegato
attraverso queste stesse leggi, e allorché, potendo riprodursi
attraverso la mediazione di un qualsiasi individuo, cessa di essere
privilegio dei santi. Non è il soprannaturale che è necessario alle religioni, bensì il principio spirituale, a torto confuso con il meraviglioso, e senza il quale non c'è religione possibile.
Lo Spiritismo considera la religione cristiana da un punto di vista più elevato; le dà una base più solida di quella dei miracoli: le immutabili leggi di Dio, che reggono tanto il principio spirituale quanto il principio materiale. Questa base sfida il tempo e la scienza, poiché il tempo e la scienza la confermeranno.
Dio non diventa meno degno della nostra ammirazione, della nostra riconoscenza, del nostro rispetto, per non aver derogato alle Sue leggi, grandi soprattutto per la loro immutabilità. Non c'è bisogno del soprannaturale per rendere a Dio il culto che Gli è dovuto. La natura non è di per sé stessa abbastanza imponente? Che cosa bisogna ancora aggiungervi per provare la suprema potenza? La religione troverà tanto meno increduli, quanto più essa sarà in tutti i suoi punti sanzionata dalla ragione. Il Cristianesimo non ha nulla da perdere con una tale sanzione; al contrario, esso non può che guadagnarci. Se qualcosa ha potuto nuocergli, secondo l'opinione di certa gente, è proprio l'abuso del meraviglioso e del soprannaturale.
Lo Spiritismo considera la religione cristiana da un punto di vista più elevato; le dà una base più solida di quella dei miracoli: le immutabili leggi di Dio, che reggono tanto il principio spirituale quanto il principio materiale. Questa base sfida il tempo e la scienza, poiché il tempo e la scienza la confermeranno.
Dio non diventa meno degno della nostra ammirazione, della nostra riconoscenza, del nostro rispetto, per non aver derogato alle Sue leggi, grandi soprattutto per la loro immutabilità. Non c'è bisogno del soprannaturale per rendere a Dio il culto che Gli è dovuto. La natura non è di per sé stessa abbastanza imponente? Che cosa bisogna ancora aggiungervi per provare la suprema potenza? La religione troverà tanto meno increduli, quanto più essa sarà in tutti i suoi punti sanzionata dalla ragione. Il Cristianesimo non ha nulla da perdere con una tale sanzione; al contrario, esso non può che guadagnarci. Se qualcosa ha potuto nuocergli, secondo l'opinione di certa gente, è proprio l'abuso del meraviglioso e del soprannaturale.
19. Se si prende la parola miracolo nella sua accezione etimologica, nel senso di cosa ammirevole, noi
abbiamo continuamente dei miracoli sotto gli occhi; noi li respiriamo
nell'aria e li calpestiamo sotto i nostri passi, perché tutto è miracolo
nella natura.Al popolo, agli ignoranti, ai poveri di spirito vogliamo
dare un'idea della potenza di Dio? Dobbiamo mostrarla loro nella
saggezza infinita che a tutto presiede; nell'ammirevole organismo di
tutto ciò che vive; nella fruttificazione delle piante; nella idoneità —
di tutte le parti di ciascun essere — alle sue necessità, a seconda
dell'ambiente in cui ciascuno è chiamato a vivere. Dobbiamo mostrare
loro l'azione di Dio nel filo d'erba, nel fiore che sboccia, nel sole
che tutto vivifica. Dobbiamo mostrare loro la bontà di Dio nella Sua
sollecitudine verso tutte le creature, per quanto infime esse possano
essere; la Sua previdenza nella ragion d'essere di tutte le cose,
nessuna delle quali è inutile; nel bene che sempre proviene da un male
apparente e momentaneo. Facciamo loro comprendere, soprattutto, che il
male reale è opera dell'uomo e non di Dio. Cerchiamo di non spaventarli
con il quadro delle fiamme eterne, a cui finirebbero per non credere più
e che li indurrebbe a dubitare della bontà di Dio. Incoraggiamoli,
piuttosto, dando loro la certezza di potersi riscattare un giorno,
riparando al male che hanno potuto commettere. Mostriamo loro le
scoperte della scienza come rivelazioni delle leggi divine e non come
l'opera di Satana. Insegniamo loro, infine, a leggere nel libro della
natura, continuamente aperto davanti a loro; in questo libro
inesauribile, dove la saggezza e la bontà del Creatore sono scritte a
ogni pagina. Allora essi comprenderanno che un Essere tanto grande, che
si occupa di tutto, che veglia su tutto, che tutto prevede, deve essere
sovranamente potente. Il contadino lo vedrà mentre traccia il solco,
l'infelice lo benedirà in mezzo alle sue afflizioni, perché si dirà: "Se
io sono infelice, è per colpa mia". Allora gli uomini saranno veramente
religiosi, soprattutto razionalmente religiosi, assai più che credendo a
pietre che trasudino sangue o a statue che sbattano le palpebre e
versino lacrime.
Capitolo XIV - I FLUIDI
I - Natura e proprietà dei fluidi
Elementi fluidici
1. La scienza ha risolto la
questione dei miracoli, che più particolarmente derivano dall'elemento
materiale, sia spiegandoli, sia dimostrandone l'impossibilità, per mezzo
delle leggi che reggono la materia. Ma i fenomeni, in cui l'elemento
spirituale ha una parte preponderante, non potendo essere spiegati
attraverso le sole leggi della natura, sfuggono alle investigazioni
della scienza: è per questa ragione che essi, più degli altri fenomeni,
hanno i caratteri apparenti del
meraviglioso. È dunque nelle leggi che reggono la vita spirituale che si
può trovare la spiegazione dei miracoli di questa categoria.
2. Il fluido cosmico
universale è, come è stato dimostrato, la materia elementare primitiva,
le cui modificazioni e trasformazioni costituiscono l'innumerevole
varietà dei corpi della natura (cap. X). In quanto principio elementare
universale, esso presenta due stati distinti: quello di eterizzazione o
d'imponderabilità, che può considerarsi come lo stato normale primitivo,
e quello di materializzazione o di ponderabilità, il quale non è, in un
certo senso, che quello consecutivo. Il punto intermedio è quello della
trasformazione del fluido in materia tangibile. Ma, anche qui non c'è
una transizione brusca, poiché possiamo considerare i nostri fluidi
imponderabili come un termine intermedio tra i due stati (cap. IV, n. 10
e ss.).
Ciascuno di questi due stati dà necessariamente luogo a dei fenomeni speciali: al secondo appartengono quelli del mondo visibile, al primo quelli del mondo invisibile. Gli uni, detti fenomeni materiali, sono di competenza della scienza propriamente detta; gli altri, qualificati col nome di fenomeni spirituali o psichici, perché sono legati in modo più specifico all'esistenza degli Spiriti, rientrano nelle attribuzioni dello Spiritismo. Ma, siccome la vita spirituale e la vita corporale sono incessantemente in contatto, i fenomeni di questi due ordini si presentano sovente simultaneamente. L'uomo, nello stato d'incarnazione, può avere la percezione soltanto dei fenomeni psichici, che sono legati alla vita corporale. Quelli che sono di dominio esclusivo della vita spirituale sfuggono ai sensi materiali e non possono essere percepiti che allo stato di Spiriti. [61]
Ciascuno di questi due stati dà necessariamente luogo a dei fenomeni speciali: al secondo appartengono quelli del mondo visibile, al primo quelli del mondo invisibile. Gli uni, detti fenomeni materiali, sono di competenza della scienza propriamente detta; gli altri, qualificati col nome di fenomeni spirituali o psichici, perché sono legati in modo più specifico all'esistenza degli Spiriti, rientrano nelle attribuzioni dello Spiritismo. Ma, siccome la vita spirituale e la vita corporale sono incessantemente in contatto, i fenomeni di questi due ordini si presentano sovente simultaneamente. L'uomo, nello stato d'incarnazione, può avere la percezione soltanto dei fenomeni psichici, che sono legati alla vita corporale. Quelli che sono di dominio esclusivo della vita spirituale sfuggono ai sensi materiali e non possono essere percepiti che allo stato di Spiriti. [61]
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[61] La denominazione di fenomeno psichico dà un'idea più esatta, rispetto alla denominazione di fenomeno spirituale, dato
che questi fenomeni poggiano sulle proprietà e sugli attributi
dell'anima o meglio dei fluidi perispiritistici, che sono inseparabili
dall'anima. Questa qualificazione li collega più intimamente all'ordine
dei fatti naturali, retti da leggi; si possono quindi considerare come
effetti psichici, senza ammetterli a titolo di miracoli.
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3. Allo stato di
eterizzazione, il fluido cosmico non è uniforme. Senza cessare di essere
etereo, esso subisce anche delle modificazioni varie nel loro genere e
più numerose, forse, di quelle allo stato di materia tangibile. Queste
modificazioni costituiscono dei fluidi distinti che, benché procedano
dal medesimo principio, sono dotati di speciali proprietà e danno luogo
ai fenomeni particolari del mondo invisibile.
Essendo tutto relativo, questi fluidi hanno per gli Spiriti, che sono essi stessi fluidici, un'apparenza materiale quanto quella degli oggetti tangibili per gli incarnati, e sono per loro ciò che sono per noi le sostanze dal mondo terrestre. Essi li elaborano, li combinano per produrre determinati effetti, come fanno gli uomini con i loro materiali, anche se con procedimenti differenti.
Ma anche là, come sulla Terra, solo agli Spiriti più illuminati è concesso comprendere il molo costitutivo del proprio mondo. Gli ignoranti del mondo invisibile sono incapaci di spiegarsi i fenomeni di cui sono testimoni e ai quali essi partecipano, spesso macchinalmente, quanto gli ignoranti della Terra lo sono nello spiegare gli effetti della luce e dell'elettricità o nel descrivere come essi li vedono o li intendono.
Essendo tutto relativo, questi fluidi hanno per gli Spiriti, che sono essi stessi fluidici, un'apparenza materiale quanto quella degli oggetti tangibili per gli incarnati, e sono per loro ciò che sono per noi le sostanze dal mondo terrestre. Essi li elaborano, li combinano per produrre determinati effetti, come fanno gli uomini con i loro materiali, anche se con procedimenti differenti.
Ma anche là, come sulla Terra, solo agli Spiriti più illuminati è concesso comprendere il molo costitutivo del proprio mondo. Gli ignoranti del mondo invisibile sono incapaci di spiegarsi i fenomeni di cui sono testimoni e ai quali essi partecipano, spesso macchinalmente, quanto gli ignoranti della Terra lo sono nello spiegare gli effetti della luce e dell'elettricità o nel descrivere come essi li vedono o li intendono.
4. Gli elementi fluidici del
mondo spirituale sfuggono ai nostri strumenti d'analisi e alla
percezione dei nostri sensi, fatti per la materia tangibile e non per la
materia eterea. Lo stesso accade per coloro che appartengono a un
ambiente talmente diverso dal nostro, che noi non riusciamo a giudicarli
se non con paragoni imperfetti quanto quelli con cui un nato cieco
cerca di farsi un'idea della teoria dei colori.
Ma, fra questi fluidi, alcuni sono intimamente legati alla vita corporale e appartengono in qualche modo all'ambiente terreno. In mancanza di una percezione diretta se ne possono osservare gli effetti, come si osservano quelli del fluido della calamita, fluido che nessuno ha mai visto, e acquisire così sulla loro natura delle conoscenze d'una certa precisione. Questo studio è essenziale, perché è la chiave di una infinità di fenomeni che non si riescono a spiegare attraverso le sole leggi della materia.
Ma, fra questi fluidi, alcuni sono intimamente legati alla vita corporale e appartengono in qualche modo all'ambiente terreno. In mancanza di una percezione diretta se ne possono osservare gli effetti, come si osservano quelli del fluido della calamita, fluido che nessuno ha mai visto, e acquisire così sulla loro natura delle conoscenze d'una certa precisione. Questo studio è essenziale, perché è la chiave di una infinità di fenomeni che non si riescono a spiegare attraverso le sole leggi della materia.
5. Il punto di partenza del
fluido universale è il grado di purezza assoluta, della quale niente può
darci un'idea. Il punto opposto è quello in cui tale fluido si
trasforma in materia tangibile. Tra questi due estremi, esistono
innumerevoli trasformazioni che si avvicinano più o meno ora all'uno ora
all'altro estremo. I fluidi più vicini alla materialità, e di
conseguenza i meno puri, compongono ciò che si può chiamare l'atmosfera spirituale terrestre. È
in questo ambiente, dove egualmente vari sono i gradi di purezza, che
gli Spiriti incarnati o disincarnati di questo pianeta attingono gli
elementi necessari all'economia della loro esistenza. Quei fluidi, per
quanto siano per noi sottili e impalpabili, non cessano per questo di
essere di natura grossolana comparativamente ai fluidi eterei delle
regioni superiori.
Lo stesso accade sulla superficie di tutti i mondi, eccezion fatta per le differenze di costituzione e le condizioni di vitalità, proprie di ciascuno individuo. Meno la vita su questi mondi è materiale, meno i fluidi spirituali hanno affinità con la materia propriamente detta.
La qualifica di fluidi spirituali non è rigorosamente esatta, poiché in definitiva si tratta sempre della materia, più o meno quintessenziata. Di realmente spirituale non vi è che l'anima o principio intelligente. Li si designa così in senso relativo e in ragione soprattutto della loro affinità con gli Spiriti. Si può dire che sono la materia del mondo spirituale: è per questo che li si chiama fluidi spirituali.
Lo stesso accade sulla superficie di tutti i mondi, eccezion fatta per le differenze di costituzione e le condizioni di vitalità, proprie di ciascuno individuo. Meno la vita su questi mondi è materiale, meno i fluidi spirituali hanno affinità con la materia propriamente detta.
La qualifica di fluidi spirituali non è rigorosamente esatta, poiché in definitiva si tratta sempre della materia, più o meno quintessenziata. Di realmente spirituale non vi è che l'anima o principio intelligente. Li si designa così in senso relativo e in ragione soprattutto della loro affinità con gli Spiriti. Si può dire che sono la materia del mondo spirituale: è per questo che li si chiama fluidi spirituali.
6. Chi, d'altronde, conosce
la costituzione intima della materia tangibile? Essa non può essere che
compatta in rapporto ai nostri sensi, e ciò sarebbe provato sia dalla
facilità con la quale essa è attraversata dai fluidi spirituali, sia
dagli Spiriti, ai quali essa non oppone ostacolo più di quanto i corpi
trasparenti non ne oppongano alla luce.
La materia tangibile, che ha per elemento primitivo il fluido cosmico etereo, deve poter ritornare, disgregandosi, allo stato di eterizzazione, così come il diamante, il più duro dei corpi, può volatilizzarsi in gas impalpabile. La solidificazione della materia non è in realtà che uno stato transitorio del fluido universale, che può ritornare al suo stato primitivo quando le condizioni di coesione cessano di esistere.
Chissà se la materia, anche allo stato di tangibilità, è suscettibile di acquisire una sorta di eterizzazione che le donerebbe delle proprietà particolari. Certi fenomeni, che sembrano autentici, tenderebbero a farlo supporre. Noi non possediamo finora che i punti essenziali del mondo invisibile, e l'avvenire ci riserva senza dubbio la conoscenza di nuove leggi che ci permetteranno di comprendere ciò che per noi è ancora un mistero.
La materia tangibile, che ha per elemento primitivo il fluido cosmico etereo, deve poter ritornare, disgregandosi, allo stato di eterizzazione, così come il diamante, il più duro dei corpi, può volatilizzarsi in gas impalpabile. La solidificazione della materia non è in realtà che uno stato transitorio del fluido universale, che può ritornare al suo stato primitivo quando le condizioni di coesione cessano di esistere.
Chissà se la materia, anche allo stato di tangibilità, è suscettibile di acquisire una sorta di eterizzazione che le donerebbe delle proprietà particolari. Certi fenomeni, che sembrano autentici, tenderebbero a farlo supporre. Noi non possediamo finora che i punti essenziali del mondo invisibile, e l'avvenire ci riserva senza dubbio la conoscenza di nuove leggi che ci permetteranno di comprendere ciò che per noi è ancora un mistero.
Formazione e proprietà del perispirito
7. Il perispirito, o corpo
fluidico degli Spiriti, è uno dei prodotti più importanti del fluido
cosmico; è una condensazione di questo fluido attorno a un focolaio
d'intelligenza o anima. Si è visto che il corpo carnale ha egualmente il
suo principio in questo medesimo fluido trasformato e condensato in
materia tangibile. Nel perispirito, la trasformazione molecolare si
attua in modo diverso, perché il fluido conserva la sua imponderabilità e
le sue qualità eteree. Il corpo perispiritistico e il corpo carnale
hanno dunque la loro origine nel medesimo elemento primitivo; l'uno e
l'altro sono materia, benché sotto due differenti stati.
8. Gli Spiriti traggono il
loro perispirito dall'ambiente dove si trovano, vale a dire che questo
involucro è formato da fluidi ambientali. Ne risulta che gli elementi
costitutivi del perispirito devono necessariamente variare secondo i
mondi. Poiché Giove è considerato un mondo molto avanzato, relativamente
alla Terra, e poiché là la vita corporale non ha la materialità della
nostra, ne consegue che là gli involucri perispiritistici devono
necessariamente essere di una natura molto più quintessenziata che sulla
Terra. Orbene, come noi non potremmo esistere su quel mondo con il
nostro corpo carnale, così i nostri Spiriti non potrebbero penetrare su
Giove con i loro perispirito terreni. Lasciando la Terra, lo Spirito vi
lascia il suo involucro fluidico e ne riveste un altro, adatto al mondo
su cui deve andare.
9. La natura dell'involucro
fluidico è sempre in rapporto con il grado di avanzamento morale dello
Spirito. Gli Spiriti inferiori non possono cambiarlo a loro piacimento
e, di conseguenza, non possono trasferirsi da un mondo all'altro secondo
la propria volontà. Vi sono degli Spiriti il cui involucro fluidico,
benché etereo e imponderabile in relazione alla materia tangibile, è
ancora troppo pesante — se così ci si può esprimere — in relazione al
mondo spirituale, perché possa essere loro permesso di uscire dal loro
ambiente. Si devono includere in questa categoria gli Spiriti il cui
perispirito è tanto grossolano che essi lo confondono con il loro corpo
carnale e che, per questa ragione, continuano a credersi vivi. Questi
Spiriti — e grande è il loro numero — rimangono sulla superficie della
Terra, come gli incarnati, sempre credendo di attendere alle loro
occupazioni; altri, un poco più smaterializzati, non lo sono tuttavia
abbastanza per elevarsi al di sopra delle regioni terrestri. [62]
Gli Spiriti superiori, al contrario, possono venire nei mondi inferiori e anche incarnarvisi. Essi attingono, negli elementi costitutivi del mondo dove entrano, i materiali dell'involucro fluidico o carnale, appropriato all'ambiente dove essi si trovano. Fanno, insomma, come il gran signore, che lascia i suoi begli abiti per rivestirsi momentaneamente di rozzo panno, senza per questo cessare d'essere un gran signore.
È così che Spiriti dell'ordine più elevato possono manifestarsi agli abitanti della Terra o incarnarsi in mezzo a questi, in una missione. Tali Spiriti portano con sé non l'involucro, ma il ricordo, per intuizione, delle regioni da cui provengono, e che vedono con il pensiero. Sono vedenti tra i ciechi.
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Gli Spiriti superiori, al contrario, possono venire nei mondi inferiori e anche incarnarvisi. Essi attingono, negli elementi costitutivi del mondo dove entrano, i materiali dell'involucro fluidico o carnale, appropriato all'ambiente dove essi si trovano. Fanno, insomma, come il gran signore, che lascia i suoi begli abiti per rivestirsi momentaneamente di rozzo panno, senza per questo cessare d'essere un gran signore.
È così che Spiriti dell'ordine più elevato possono manifestarsi agli abitanti della Terra o incarnarsi in mezzo a questi, in una missione. Tali Spiriti portano con sé non l'involucro, ma il ricordo, per intuizione, delle regioni da cui provengono, e che vedono con il pensiero. Sono vedenti tra i ciechi.
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[62] Esempi di Spiriti che credono di essere ancora di questo mondo: Rivista Spiritista, dicembre 1859, p. 310; — novembre 1864, p. 339; — aprile 1865, p. 117.
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10. Lo strato di fluidi
spirituali che circondano la Terra può essere paragonato agli strati
inferiori dell'atmosfera, più pesanti, più compatti, meno puri degli
strati superiori. Questi fluidi non sono omogenei. Si tratta di un
miscuglio di molecole di diverse qualità, fra le quali si trovano
necessariamente le molecole elementari, più o meno alterate, che ne
formano la base. Gli effetti prodotti da questi fluidi saranno in
ragione della somma delle parti pure che essi racchiudono. Tale è, per
fare un paragone, l'alcol rettificato o mescolato, in differenti
proporzioni, all'acqua o ad altre sostanze: il suo peso specifico
aumenta a causa di questa mescolanza, e, nello stesso tempo, la sua
forza e la sua infiammabilità diminuiscono, benché nell'insieme vi sia
sempre dell'alcol puro.
Gli Spiriti, chiamati a vivere in questo ambiente, traggono da qui il loro perispirito. Ma, a seconda che lo Spirito sia lui stesso più o meno purificato, il suo perispirito si va formando delle parti più pure o di quelle più grossolane del fluido che è peculiare al mondo in cui egli si incarna. Lo Spirito produce qui — sempre per fare un paragonee non una similitudine — l'effetto di un reattivo chimico che attira a sé le molecole assimilabili alla sua natura.
Da ciò risulta questo fatto capitale: la costituzione intima del perispirito non è identica presso tutti gli Spiriti incarnati o disincarnati che popolano la Terra o lo spazio circostante. Non è lo stesso per il corpo carnale che, come è stato dimostrato, è formato dai medesimi elementi, qualunque sia la superiorità o inferiorità dello Spirito. Così, presso tutti, gli effetti prodotti dal corpo sono i medesimi, e simili sono le necessità, mentre tutti differiscono in tutto ciò che è inerente al perispirito.
E ne risulta ancora che l'involucro perispiritistico del medesimo Spirito si modifica con il progresso morale di questo a ogni incarnazione, benché s'incarni nel medesimo ambiente; che gli Spiriti superiori, incarnandosi eccezionalmente in missione su un mondo inferiore, hanno un perispirito meno grossolano di quello degli indigeni di quel mondo.
Gli Spiriti, chiamati a vivere in questo ambiente, traggono da qui il loro perispirito. Ma, a seconda che lo Spirito sia lui stesso più o meno purificato, il suo perispirito si va formando delle parti più pure o di quelle più grossolane del fluido che è peculiare al mondo in cui egli si incarna. Lo Spirito produce qui — sempre per fare un paragonee non una similitudine — l'effetto di un reattivo chimico che attira a sé le molecole assimilabili alla sua natura.
Da ciò risulta questo fatto capitale: la costituzione intima del perispirito non è identica presso tutti gli Spiriti incarnati o disincarnati che popolano la Terra o lo spazio circostante. Non è lo stesso per il corpo carnale che, come è stato dimostrato, è formato dai medesimi elementi, qualunque sia la superiorità o inferiorità dello Spirito. Così, presso tutti, gli effetti prodotti dal corpo sono i medesimi, e simili sono le necessità, mentre tutti differiscono in tutto ciò che è inerente al perispirito.
E ne risulta ancora che l'involucro perispiritistico del medesimo Spirito si modifica con il progresso morale di questo a ogni incarnazione, benché s'incarni nel medesimo ambiente; che gli Spiriti superiori, incarnandosi eccezionalmente in missione su un mondo inferiore, hanno un perispirito meno grossolano di quello degli indigeni di quel mondo.
11. L'ambiente è sempre in
rapporto con la natura degli esseri che devono viverci; i pesci stanno
nell'acqua; gli esseri terrestri stanno nell'aria; gli esseri spirituali
stanno nel fluido spirituale, o etereo, e anche sulla Terra. Il fluido etereo è per le necessità dello Spirito ciò che l'atmosfera è per le necessità degli incarnati. Ora,
allo stesso modo che i pesci non possono vivere nell'aria e che gli
animali terrestri non possono vivere in un'atmosfera troppo rarefatta
per i loro polmoni, così gli Spiriti inferiori non possono sopportare il
bagliore né la sensazione di fluidi molto eterei. Non ne morirebbero,
perché lo Spirito non muore, ma una forza istintiva li tiene lontani da
quegli elementi, così come ci si allontana da un fuoco troppo ardente o
da una luce troppo abbagliante. Ecco perché non possono uscire
dall'ambiente adatto alla loro natura; per cambiare ambiente, devono
prima cambiare la loro natura; spogliarsi degli istinti materiali che li
trattengono negli ambienti materiali; in una parola, devono purificarsi
e trasformarsi moralmente. Allora, per gradi, essi s'identificano con
un ambiente più purificato, che diventa per loro un bisogno, una
necessità, proprio come gli occhi di chi per lungo tempo ha vissuto
nelle tenebre si abituano in modo impercettibile alla luce del giorno e
al fulgore del sole.
12. Così
tutto nell'universo si collega, tutto si concatena; tutto è sottoposto
alla grande e armoniosa legge di unità, dalla più compatta materialità
alla più pura spiritualità. La Terra è come un vaso da cui sfugge un
fumo denso che va schiarendosi nella misura in cui s'innalza, e le cui
particelle rarefatte si disperdono nello spazio infinito.
La potenza divina risplende in tutte le parti di questo grandioso insieme. E si vorrebbe che, per meglio attestare la Sua potenza, Dio, non contento di ciò che ha fatto, venisse a turbare questa armonia? Si vorrebbe ch'Egli si abbassasse al ruolo di mago, producendo effetti puerili degni di un prestigiatore? E si osa, inoltre, darGli come rivale in abilità Satana stesso? Mai, in verità, si è maggiormente svilita la divina maestà. E poi ci si meraviglia dell'avanzare della miscredenza!
Voi avete ragione di dire: "La fede se ne va!" Ma è la fede, in tutto ciò che sconvolge il buon senso e la ragione, quella che se ne va. È la fede identica a quella che un tempo faceva dire: "Gli dei se ne vanno!" Ma la fede nelle cose serie, la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima è sempre viva nel cuore dell'uomo. E se è stata soffocata sotto le puerili storie di cui la si è sovraccaricata, essa si è risollevata ancora più forte, non appena ne è stata liberata, proprio come la pianta che sia stata schiacciata si risolleva non appena rivede il sole!
Sì, tutto è miracolo nella natura, perché tutto è mirabile e testimonia della saggezza divina! Questi sono miracoli per tutti, per tutti coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire; per tutti e non a vantaggio solo di alcuni. No! Non ci sono affatto miracoli, nel significato che comunemente si attribuisce a questo termine, poiché tutto risulta dalle leggi eterne della creazione e poiché queste leggi sono perfette.
La potenza divina risplende in tutte le parti di questo grandioso insieme. E si vorrebbe che, per meglio attestare la Sua potenza, Dio, non contento di ciò che ha fatto, venisse a turbare questa armonia? Si vorrebbe ch'Egli si abbassasse al ruolo di mago, producendo effetti puerili degni di un prestigiatore? E si osa, inoltre, darGli come rivale in abilità Satana stesso? Mai, in verità, si è maggiormente svilita la divina maestà. E poi ci si meraviglia dell'avanzare della miscredenza!
Voi avete ragione di dire: "La fede se ne va!" Ma è la fede, in tutto ciò che sconvolge il buon senso e la ragione, quella che se ne va. È la fede identica a quella che un tempo faceva dire: "Gli dei se ne vanno!" Ma la fede nelle cose serie, la fede in Dio e nell'immortalità dell'anima è sempre viva nel cuore dell'uomo. E se è stata soffocata sotto le puerili storie di cui la si è sovraccaricata, essa si è risollevata ancora più forte, non appena ne è stata liberata, proprio come la pianta che sia stata schiacciata si risolleva non appena rivede il sole!
Sì, tutto è miracolo nella natura, perché tutto è mirabile e testimonia della saggezza divina! Questi sono miracoli per tutti, per tutti coloro che hanno occhi per vedere e orecchie per sentire; per tutti e non a vantaggio solo di alcuni. No! Non ci sono affatto miracoli, nel significato che comunemente si attribuisce a questo termine, poiché tutto risulta dalle leggi eterne della creazione e poiché queste leggi sono perfette.
Azioni degli Spiriti sui fluidi. Creazioni fluidiche. Fotografia del pensiero
13. I fluidi spirituali, che
sono uno degli stati del fluido cosmico universale, costituiscono, a
voler propriamente parlare, l'atmosfera degli esseri spirituali. È
questo l'elemento da cui essi traggono i materiali sui quali operano. È
questo l'ambiente in cui accadono i fenomeni speciali, percepibili dallo
Spirito con la vista e con l'udito, mentre sfuggono ai sensi carnali,
impressionabili dalla sola materia tangibile; è questo l'ambiente in cui
si forma quella luce particolare del mondo spirituale, differente dalla
luce ordinaria sia per la causa sia per gli effetti. È questo, infine,
il veicolo del pensiero, come l'aria è il veicolo del suono.
14. Gli Spiriti agiscono sui
fluidi spirituali, non manipolandoli come gli uomini manipolano i gas,
ma servendosi del pensiero e della volontà. Il pensiero e la volontà
sono per gli Spiriti ciò che la mano è per gli uomini. Con il pensiero,
essi imprimono a questi fluidi la tale o talaltra direzione; li
agglomerano, li combinano o li disperdono. Essi ne formano degli insiemi
che hanno un'apparenza, una forma e un colore determinati. Ne cambiano
le proprietà come un chimico cambia quelle dei gas o altri corpi,
combinandoli secondo certe leggi. È la grande officina, o laboratorio,
della vita spirituale.
Talvolta, queste trasformazioni sono il risultato di una intenzione; spesso, sono il prodotto di un pensiero inconscio. Allo Spirito è sufficiente pensare a una cosa perché questa cosa si realizzi, così come gli è sufficiente modulare un'aria, perché questa si ripercuota nell'atmosfera.
È così, per esempio, che uno Spirito si rende visibile a un incarnato, dotato della vista psichica, sotto le sembianze che aveva da vivo, all'epoca in cui lo si è conosciuto, quantunque egli abbia avuto, dopo quell'epoca, parecchie incarnazioni. Egli si presenta con le vesti, i segni esteriori — infermità, cicatrici, membra amputate ecc. — che aveva allora; un decapitato si presenterà senza la testa. Ciò, però, non vuol dire che abbia conservato quelle apparenze; no certamente, perché, come Spirito, egli non è né zoppo né monco né guercio né decapitato. Ma riportandosi il suo pensiero all'epoca in cui era così, il suo perispirito ne prende istantaneamente le apparenze, che egli abbandona altrettanto istantaneamente non appena il pensiero cessa di agire. Se dunque egli è stato una volta negro e un'altra volta bianco, egli si presenterà come negro o come bianco, secondo quella di queste due incarnazioni sotto la quale sarà evocato, e anche secondo quella cui si riporterà il suo pensiero.
Per un effetto analogo, il pensiero dello Spirito crea fluidicamente gli oggetti di cui aveva l'abitudine di servirsi. Un avaro maneggerà dell'oro, un militare avrà le sue armi e la sua uniforme, un fumatore la sua pipa, un contadino il suo aratro e i suoi buoi, una vecchia donna la sua rocca. Questi oggetti fluidici sono tanto reali per lo Spirito, il quale è lui stesso fluidico, quanto reali lo erano, allo stato materiale, per l'uomo vivo. Ma, per la ragione stessa che tali oggetti sono creati dal pensiero, la loro esistenza è fuggevole quanto il pensiero. [63]
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Talvolta, queste trasformazioni sono il risultato di una intenzione; spesso, sono il prodotto di un pensiero inconscio. Allo Spirito è sufficiente pensare a una cosa perché questa cosa si realizzi, così come gli è sufficiente modulare un'aria, perché questa si ripercuota nell'atmosfera.
È così, per esempio, che uno Spirito si rende visibile a un incarnato, dotato della vista psichica, sotto le sembianze che aveva da vivo, all'epoca in cui lo si è conosciuto, quantunque egli abbia avuto, dopo quell'epoca, parecchie incarnazioni. Egli si presenta con le vesti, i segni esteriori — infermità, cicatrici, membra amputate ecc. — che aveva allora; un decapitato si presenterà senza la testa. Ciò, però, non vuol dire che abbia conservato quelle apparenze; no certamente, perché, come Spirito, egli non è né zoppo né monco né guercio né decapitato. Ma riportandosi il suo pensiero all'epoca in cui era così, il suo perispirito ne prende istantaneamente le apparenze, che egli abbandona altrettanto istantaneamente non appena il pensiero cessa di agire. Se dunque egli è stato una volta negro e un'altra volta bianco, egli si presenterà come negro o come bianco, secondo quella di queste due incarnazioni sotto la quale sarà evocato, e anche secondo quella cui si riporterà il suo pensiero.
Per un effetto analogo, il pensiero dello Spirito crea fluidicamente gli oggetti di cui aveva l'abitudine di servirsi. Un avaro maneggerà dell'oro, un militare avrà le sue armi e la sua uniforme, un fumatore la sua pipa, un contadino il suo aratro e i suoi buoi, una vecchia donna la sua rocca. Questi oggetti fluidici sono tanto reali per lo Spirito, il quale è lui stesso fluidico, quanto reali lo erano, allo stato materiale, per l'uomo vivo. Ma, per la ragione stessa che tali oggetti sono creati dal pensiero, la loro esistenza è fuggevole quanto il pensiero. [63]
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[63] Rivista Spiritista, luglio 1859, pag. 184; Il libro dei Medium, cap. VIII.
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15. Essendo
i fluidi il veicolo del pensiero, questo agisce sui fluidi come il
suono agisce sull'aria. Perciò i fluidi ci portano il pensiero, come
l'aria ci porta il suono. Si può dunque dire, in tutta verità, che in
questi fluidi ci sono onde e raggi di pensieri, che s'incrociano senza
confondersi, come nell'aria ci sono onde e raggi sonori.
Ma c'è di più. Il pensiero, creando delle immagini fluidiche, si riflette nell'involucro perispiritistico come in uno specchio; prende in esso corpo e, in certo qual modo, vi si fotografa. Ammettiamo, per esempio, che un uomo abbia in mente di ucciderne un altro; per quanto il suo corpo materiale possa essere impassibile, il suo corpo fluidico verrebbe messo in azione dal pensiero, di cui riproduce tutte le sfumature. Esso esegue fluidicamente il gesto, cioè l'atto che ha in progetto di compiere. Il pensiero crea l'immagine della vittima, e l'intera scena si dipinge, come in un quadro, tale e quale si svolge nel suo spirito.
È così che i più segreti movimenti dell'anima si ripercuotono nell'involucro fluidico; è così che un'anima può leggere in un'altra anima come in un libro e vedervi ciò che non è percettibile con gli occhi del corpo. Tuttavia, scorgendo l'intenzione, l'anima può presentire l'esecuzione dell'atto che ne sarà la conseguenza, ma non può determinare il momento in cui l'atto stesso sarà eseguito, né precisarne i dettagli e neppure affermare se l'atto stesso avrà luogo, poiché circostanze ulteriori possono modificare i piani prestabiliti e cambiare le disposizioni. L'anima non può vedere ciò che non è ancora nel pensiero; ciò che essa vede sono le preoccupazioni abituali dell'individuo, i suoi desideri, i suoi progetti, i suoi disegni buoni o cattivi.
Ma c'è di più. Il pensiero, creando delle immagini fluidiche, si riflette nell'involucro perispiritistico come in uno specchio; prende in esso corpo e, in certo qual modo, vi si fotografa. Ammettiamo, per esempio, che un uomo abbia in mente di ucciderne un altro; per quanto il suo corpo materiale possa essere impassibile, il suo corpo fluidico verrebbe messo in azione dal pensiero, di cui riproduce tutte le sfumature. Esso esegue fluidicamente il gesto, cioè l'atto che ha in progetto di compiere. Il pensiero crea l'immagine della vittima, e l'intera scena si dipinge, come in un quadro, tale e quale si svolge nel suo spirito.
È così che i più segreti movimenti dell'anima si ripercuotono nell'involucro fluidico; è così che un'anima può leggere in un'altra anima come in un libro e vedervi ciò che non è percettibile con gli occhi del corpo. Tuttavia, scorgendo l'intenzione, l'anima può presentire l'esecuzione dell'atto che ne sarà la conseguenza, ma non può determinare il momento in cui l'atto stesso sarà eseguito, né precisarne i dettagli e neppure affermare se l'atto stesso avrà luogo, poiché circostanze ulteriori possono modificare i piani prestabiliti e cambiare le disposizioni. L'anima non può vedere ciò che non è ancora nel pensiero; ciò che essa vede sono le preoccupazioni abituali dell'individuo, i suoi desideri, i suoi progetti, i suoi disegni buoni o cattivi.
Qualità dei fluidi
16. L'azione degli Spiriti
sui fluidi spirituali ha conseguenze d'una importanza diretta e capitale
per gli incarnati. Dal momento che questi fluidi sono il veicolo del
pensiero, e che il pensiero può modificarne le proprietà, è evidente che
essi devono essere impregnati delle qualità buone o cattive dei
pensieri che li mettono in vibrazione, modificandosi attraverso la
purezza o impurezza dei sentimenti. I cattivi pensieri corrompono i
fluidi spirituali, così come i miasmi deleteri corrompono l'aria
rendendola irrespirabile. I fluidi che circondano gli Spiriti malvagi, o
che da questi vengono proiettati all'intorno, sono pertanto viziati,
mentre i fluidi che ricevono l'influenza dei buoni Spiriti sono puri
tanto quanto lo concede il grado di perfezione morale di costoro.
17. Sarebbe impossibile fare
una enumerazione o classifica dei buoni e dei cattivi fluidi, come
impossibile sarebbe specificarne le rispettive qualità, visto che la
loro diversità è tanto grande quanto quella dei pensieri.
I fluidi non hanno qualità sui generis, ma quelle che acquisiscono nell'ambiente dove si elaborano. Essi si modificano a causa degli effluvi di questo ambiente, così come l'aria viene modificata a causa delle esalazioni, e l'acqua a causa dei sali degli strati che essa attraversa. A seconda delle circostanze, queste qualità sono, come l'aria e l'acqua, temporanee o permanenti, la qual cosa le rende più particolarmente adatte alla produzione del tale o talaltro determinato effetto.
I fluidi non hanno neppure delle denominazioni speciali. Come gli odori, essi sono designati secondo le loro proprietà, i loro effetti e il loro tipo originale. Dal punto di vista morale, essi portano il marchio dei sentimenti dell'odio, dell'invidia, della gelosia, dell'orgoglio, dell'egoismo, della violenza, dell'ipocrisia, della bontà, della benevolenza, dell'amore, della carità, della dolcezza ecc. Dal punto di vista fisico, essi sono eccitanti, calmanti, penetranti, astringenti, irritanti, addolcenti, soporiferi, narcotizzanti, tossici, riparatori, espulsori; possono anche diventare una forza di trasmissione, di propulsione ecc. Il quadro dei fluidi sarebbe, dunque, quello di tutte le passioni, di tutte le virtù e di tutti i vizi dell'umanità, nonché il quadro delle proprietà della materia corrispondente agli effetti che essi producono.
I fluidi non hanno qualità sui generis, ma quelle che acquisiscono nell'ambiente dove si elaborano. Essi si modificano a causa degli effluvi di questo ambiente, così come l'aria viene modificata a causa delle esalazioni, e l'acqua a causa dei sali degli strati che essa attraversa. A seconda delle circostanze, queste qualità sono, come l'aria e l'acqua, temporanee o permanenti, la qual cosa le rende più particolarmente adatte alla produzione del tale o talaltro determinato effetto.
I fluidi non hanno neppure delle denominazioni speciali. Come gli odori, essi sono designati secondo le loro proprietà, i loro effetti e il loro tipo originale. Dal punto di vista morale, essi portano il marchio dei sentimenti dell'odio, dell'invidia, della gelosia, dell'orgoglio, dell'egoismo, della violenza, dell'ipocrisia, della bontà, della benevolenza, dell'amore, della carità, della dolcezza ecc. Dal punto di vista fisico, essi sono eccitanti, calmanti, penetranti, astringenti, irritanti, addolcenti, soporiferi, narcotizzanti, tossici, riparatori, espulsori; possono anche diventare una forza di trasmissione, di propulsione ecc. Il quadro dei fluidi sarebbe, dunque, quello di tutte le passioni, di tutte le virtù e di tutti i vizi dell'umanità, nonché il quadro delle proprietà della materia corrispondente agli effetti che essi producono.
18. Gli
uomini, essendo degli Spiriti incarnati, hanno in parte le attribuzioni
della vita spirituale, poiché vivono di questa vita tanto quanto della
vita corporale: prima di tutto durante il sonno e spesso allo stato di
veglia. Lo Spirito, incarnandosi, conserva il suo perispirito, con le
qualità che gli sono proprie. Come si sa, il perispirito non è limitato
dal corpo, ma gli s'irraggia tutt'intorno e lo avviluppa come in
un'atmosfera fluidica.
Per la sua intima unione con il corpo, il perispirito svolge un molo preponderante nell'organismo. Per la sua espansione, il perispirito mette lo Spirito incarnato in un rapporto più diretto con gli Spiriti liberi e anche con gli Spiriti incarnati.
Il pensiero dello Spirito incarnato agisce sui fluidi spirituali come quello degli Spiriti disincarnati; esso si trasmette da Spirito a Spirito attraverso le medesime vie e, a seconda che sia buono o cattivo, esso purifica o vizia i fluidi circostanti.
Se i fluidi ambientali vengono modificati dalla proiezione dei pensieri dello Spirito, il suo involucro perispiritistico, che è parte costituente del suo essere e che riceve in modo diretto e permanente l'impressione dei suoi pensieri, deve ancor di più portare il marchio delle sue qualità buone o cattive. I fluidi viziati dagli effluvi dei cattivi Spiriti possono purificarsi per mezzo dell'allontanamento di questi, ma i loro perispirito saranno sempre quel che sono, fin quando lo Spirito non si modificherà da solo.
Il perispirito degli incarnati, essendo di natura identica a quella dei fluidi spirituali, li assimila con facilità, come una spugna si imbeve di liquido. Questi fluidi hanno sul perispirito un'azione tanto più diretta, quanto più esso, per la sua espansione e per il suo irraggiamento, si confonde con loro.
Quando questi fluidi agiscono sul perispirito, questo reagisce a sua volta sull'organismo materiale con il quale è in contatto molecolare. Se gli effluvi sono di buona natura, il corpo riceve una impressione salutare; se sono, invece, di cattiva natura, l'impressione è dolorosa. Se, poi, gli effluvi malvagi sono permanenti ed energici, possono determinare dei disordini fisici: certe malattie non hanno altra causa.
Gli ambienti in cui abbondano i cattivi Spiriti sono perciò impregnati di cattivi fluidi, che vengono assorbiti da tutti i pori perispiritistici, così come si assorbono da tutti i pori del corpo i miasmi pestilenziali.
Per la sua intima unione con il corpo, il perispirito svolge un molo preponderante nell'organismo. Per la sua espansione, il perispirito mette lo Spirito incarnato in un rapporto più diretto con gli Spiriti liberi e anche con gli Spiriti incarnati.
Il pensiero dello Spirito incarnato agisce sui fluidi spirituali come quello degli Spiriti disincarnati; esso si trasmette da Spirito a Spirito attraverso le medesime vie e, a seconda che sia buono o cattivo, esso purifica o vizia i fluidi circostanti.
Se i fluidi ambientali vengono modificati dalla proiezione dei pensieri dello Spirito, il suo involucro perispiritistico, che è parte costituente del suo essere e che riceve in modo diretto e permanente l'impressione dei suoi pensieri, deve ancor di più portare il marchio delle sue qualità buone o cattive. I fluidi viziati dagli effluvi dei cattivi Spiriti possono purificarsi per mezzo dell'allontanamento di questi, ma i loro perispirito saranno sempre quel che sono, fin quando lo Spirito non si modificherà da solo.
Il perispirito degli incarnati, essendo di natura identica a quella dei fluidi spirituali, li assimila con facilità, come una spugna si imbeve di liquido. Questi fluidi hanno sul perispirito un'azione tanto più diretta, quanto più esso, per la sua espansione e per il suo irraggiamento, si confonde con loro.
Quando questi fluidi agiscono sul perispirito, questo reagisce a sua volta sull'organismo materiale con il quale è in contatto molecolare. Se gli effluvi sono di buona natura, il corpo riceve una impressione salutare; se sono, invece, di cattiva natura, l'impressione è dolorosa. Se, poi, gli effluvi malvagi sono permanenti ed energici, possono determinare dei disordini fisici: certe malattie non hanno altra causa.
Gli ambienti in cui abbondano i cattivi Spiriti sono perciò impregnati di cattivi fluidi, che vengono assorbiti da tutti i pori perispiritistici, così come si assorbono da tutti i pori del corpo i miasmi pestilenziali.
19. Si spiegano così gli effetti che si producono
nei luoghi di riunione. Un'assemblea è un focolaio o irraggiamento di
pensieri diversi; è come un'orchestra, un coro di pensieri, dove ognuno
produce la sua nota. Ne risulta una moltitudine di correnti ed effluvi
fluidici, di cui ciascuno riceve l'impressione attraverso il senso
spirituale, come in un coro musicale ciascuno riceve l'impressione dei
suoni attraverso il senso dell'udito.
Ma come vi sono irradiazioni sonore armoniche o discordanti, così vi sono pensieri armonici o discordanti. Se l'insieme è armonioso, l'impressione è gradevole; se esso è discordante, l'impressione è sgradevole. Orbene, per questo non c'è bisogno che il pensiero sia formulato; l'irradiazione fluidica esiste sempre, sia che il pensiero venga espresso, sia che non venga espresso.
Tale è la causa del sentimento di soddisfazione che si prova in una riunione simpatica, animata da pensieri buoni e benevoli. Qui regna una specie di atmosfera morale salubre, dove si respira a proprio agio; se ne esce, così, riconfortati, perché ci si è impregnati di effluvi fluidici salutari. Ma se vi si mescola qualche pensiero cattivo, esso produce l'effetto di una corrente d'aria gelida in un ambiente tiepido, o di nota falsa in un concerto. Si spiegano in tal modo l'ansietà o il malessere indefinibile che si provano in un ambiente antipatico, dove pensieri malevoli provocano effetti simili a correnti di fluido nauseabondo.
Ma come vi sono irradiazioni sonore armoniche o discordanti, così vi sono pensieri armonici o discordanti. Se l'insieme è armonioso, l'impressione è gradevole; se esso è discordante, l'impressione è sgradevole. Orbene, per questo non c'è bisogno che il pensiero sia formulato; l'irradiazione fluidica esiste sempre, sia che il pensiero venga espresso, sia che non venga espresso.
Tale è la causa del sentimento di soddisfazione che si prova in una riunione simpatica, animata da pensieri buoni e benevoli. Qui regna una specie di atmosfera morale salubre, dove si respira a proprio agio; se ne esce, così, riconfortati, perché ci si è impregnati di effluvi fluidici salutari. Ma se vi si mescola qualche pensiero cattivo, esso produce l'effetto di una corrente d'aria gelida in un ambiente tiepido, o di nota falsa in un concerto. Si spiegano in tal modo l'ansietà o il malessere indefinibile che si provano in un ambiente antipatico, dove pensieri malevoli provocano effetti simili a correnti di fluido nauseabondo.
20.
Il pensiero, pertanto, produce una sorta di effetto fisico che
agiscesul morale, cosa, questa, che soltanto lo Spiritismo poteva far
comprendere. L'uomo avverte ciò istintivamente, poiché ricerca sempre le
riunioni omogenee e simpatiche, dove sa che può attingere nuove forze
morali. Si potrebbe dire, anzi, che egli vi recupera le perdite
fluidiche che subisce ogni giorno a causa dell'irradiazione del
pensiero, così come, attraverso gli alimenti, recupera le perdite del
corpo materiale. Il fatto è che, in effetti, il pensiero è una emissione
che provoca una perdita reale nei fluidi materiali, cosicché l'uomo ha
bisogno di ritemprarsi con gli effluvi che riceve dall'esterno.
Quando si dice che un medico guarisce il suo malato con le buone parole, si è nel vero assoluto, poiché il pensiero benevolo porta con sé fluidi riparatori che agiscono tanto sul fisico quanto sul morale.
Quando si dice che un medico guarisce il suo malato con le buone parole, si è nel vero assoluto, poiché il pensiero benevolo porta con sé fluidi riparatori che agiscono tanto sul fisico quanto sul morale.
21. È
senza dubbio possibile, si dirà, evitare gli uomini che sono
notoriamente malintenzionati, ma come sottrarsi all'influenza dei
cattivi Spiriti, che pullulano intorno a noi e si insinuano dappertutto
senza essere visti?
Il mezzo è molto semplice, perché dipende dalla volontà dell'uomo stesso, il quale porta in sé la difesa necessaria. I fluidi si uniscono in ragione della somiglianza della loro natura; i fluidi dissimili si respingono: c'è incompatibilità tra i buoni e i cattivi fluidi, come ce n'è tra l'olio e l'acqua.
Che cosa si fa quando l'aria è viziata? La si rende nuovamente salubre, la si purifica, distruggendone il focolaio dei miasmi, espellendone gli effluvi malsani, per mezzo di correnti più forti di aria salubre. All'invasione dei cattivi fluidi, bisogna dunque opporre i buoni fluidi. Siccome ognuno ha nel suo stesso perispirito una fonte fluidica permanente, ognuno porta il rimedio in sé stesso. Non si tratta di far altro che purificare questa fonte e dare a essa delle qualità tali che possano fungere, nei confronti delle cattive influenze, da repulsori, anziché da forza attrattiva. Il perispirito è, dunque, una corazza che bisogna sottoporre alla miglior tempra possibile. Orbene, siccome le qualità del perispirito sono in relazione alle qualità dell'anima, bisogna impegnarsi al proprio miglioramento, poiché sono le imperfezioni dell'anima che attraggono i cattivi Spiriti.Le mosche vanno dove focolai di materia corrotta le attraggono. Distruggete questi focolai, e le mosche spariranno. Allo stesso modo, i cattivi Spiriti vanno dove li attira il male; distruggete il male ed essi si allontaneranno. Gli Spiriti realmente buoni, incarnati o disincarnati,non hanno nulla da temere circa l'influenza dei cattivi Spiriti.
Il mezzo è molto semplice, perché dipende dalla volontà dell'uomo stesso, il quale porta in sé la difesa necessaria. I fluidi si uniscono in ragione della somiglianza della loro natura; i fluidi dissimili si respingono: c'è incompatibilità tra i buoni e i cattivi fluidi, come ce n'è tra l'olio e l'acqua.
Che cosa si fa quando l'aria è viziata? La si rende nuovamente salubre, la si purifica, distruggendone il focolaio dei miasmi, espellendone gli effluvi malsani, per mezzo di correnti più forti di aria salubre. All'invasione dei cattivi fluidi, bisogna dunque opporre i buoni fluidi. Siccome ognuno ha nel suo stesso perispirito una fonte fluidica permanente, ognuno porta il rimedio in sé stesso. Non si tratta di far altro che purificare questa fonte e dare a essa delle qualità tali che possano fungere, nei confronti delle cattive influenze, da repulsori, anziché da forza attrattiva. Il perispirito è, dunque, una corazza che bisogna sottoporre alla miglior tempra possibile. Orbene, siccome le qualità del perispirito sono in relazione alle qualità dell'anima, bisogna impegnarsi al proprio miglioramento, poiché sono le imperfezioni dell'anima che attraggono i cattivi Spiriti.Le mosche vanno dove focolai di materia corrotta le attraggono. Distruggete questi focolai, e le mosche spariranno. Allo stesso modo, i cattivi Spiriti vanno dove li attira il male; distruggete il male ed essi si allontaneranno. Gli Spiriti realmente buoni, incarnati o disincarnati,non hanno nulla da temere circa l'influenza dei cattivi Spiriti.
II - Spiegazione di alcuni fenomeni reputati soprannaturali
Vista spirituale o psichica. Doppia vista. Sonnambulismo. Sogni
22.
Il perispirito è la connessione tra la vita corporale e la vita
spirituale. È attraverso di lui che lo Spirito incarnato è in continuo
rapporto con gli Spiriti; è attraverso di lui, insomma, che avvengono
nell'uomo fenomeni speciali che non hanno affatto la loro causa prima
nella materia tangibile e che, per questa ragione, sembrano
soprannaturali.
È nelle proprietà e nell'irraggiamento del fluido perispiritistico che occorre cercare la causa della doppia vista, o vista spirituale, la quale può anche chiamarsi vista psichica di cui molte persone sono dotate, spesso a loro insaputa, così come molte persone lo sono della vista sonnambolica.
Il perispirito è l'organo sensitivo dello Spirito, ed è per suo tramite che lo Spirito incarnato ha la percezione delle cose spirituali, che sfuggono ai sensi carnali. Per mezzo degli organi del corpo la vista, l'udito e le diverse sensazioni sono localizzati e limitati alla percezione delle cose materiali; per mezzo del senso spirituale, o psichico, esse si generalizzano. Lo Spirito vede, intende e sente con tutto il suo essere ciò che si trova nella sfera d'irraggiamento del suo fluido perispiritistico.
Questi fenomeni sono, nell'uomo, la manifestazione della vita spirituale; è l'anima che agisce al di fuori dell'organismo. Nella doppia vista, o percezione attraverso il senso psichico, l'uomo non vede con gli occhi del corpo, benché spesso, per abitudine, li diriga verso il punto sul quale si concentra la sua attenzione. Egli vede attraverso gli occhi dell'anima, e prova ne è il fatto che vede tutto egualmente bene a occhi chiusi e al di là della portata del suo raggio visivo. Egli legge il pensiero raffigurato nel raggio fluidico (n. 15). [64]
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È nelle proprietà e nell'irraggiamento del fluido perispiritistico che occorre cercare la causa della doppia vista, o vista spirituale, la quale può anche chiamarsi vista psichica di cui molte persone sono dotate, spesso a loro insaputa, così come molte persone lo sono della vista sonnambolica.
Il perispirito è l'organo sensitivo dello Spirito, ed è per suo tramite che lo Spirito incarnato ha la percezione delle cose spirituali, che sfuggono ai sensi carnali. Per mezzo degli organi del corpo la vista, l'udito e le diverse sensazioni sono localizzati e limitati alla percezione delle cose materiali; per mezzo del senso spirituale, o psichico, esse si generalizzano. Lo Spirito vede, intende e sente con tutto il suo essere ciò che si trova nella sfera d'irraggiamento del suo fluido perispiritistico.
Questi fenomeni sono, nell'uomo, la manifestazione della vita spirituale; è l'anima che agisce al di fuori dell'organismo. Nella doppia vista, o percezione attraverso il senso psichico, l'uomo non vede con gli occhi del corpo, benché spesso, per abitudine, li diriga verso il punto sul quale si concentra la sua attenzione. Egli vede attraverso gli occhi dell'anima, e prova ne è il fatto che vede tutto egualmente bene a occhi chiusi e al di là della portata del suo raggio visivo. Egli legge il pensiero raffigurato nel raggio fluidico (n. 15). [64]
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[64] Episodi di doppia vista e di lucidità sonnambolica sono riportati nella Rivista Spiritista. gennaio 1858, pag. 25; - novembre 1858, pag. 213; - luglio 1861, pag. 197; - novembre 1865, pag. 352.
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23. Benché, durante la vita, lo Spirito sia saldamente legato al
corpo per mezzo del perispirito, non ne è così schiavo da non poter
allungare la sua catena e trasportarsi lontano, sia sulla Terra sia su
qualunque punto dello spazio. Lo Spirito è dunque attaccato al suo corpo
se non a malincuore, poiché la sua vita normale è la libertà, mentre la
vita corporale è quella del servo della gleba.
Lo Spirito è dunque felice di lasciare il suo corpo, come felice è l’uccello che lascia la sua gabbia. Lo Spirito coglie tutte le occasioni per liberarsi del corpo e, per questo, approfitta di tutti gli istanti in cui la sua presenza non è necessaria alla vita di relazione. Si tratta del fenomeno designato con il nome di emancipazione dell'anima. Tale fenomeno avviene sempre durante il sonno: tutte le volte che il corpo riposa e i sensi non sono in attività, lo Spirito si libera (Il libro degli Spiriti, cap. VIII).
In quei momenti, lo Spirito vive della vita spirituale, mentre il corpo non vive che della vita vegetativa. Si trova cioè quasi nello stato in cui si troverà dopo la morte; percorre lo spazio, s'intrattiene con i suoi amici e altri Spiriti, liberi o incarnati come lui.
Il legame fluidico che lo lega al corpo è definitivamente rotto solo alla morte; la separazione completa ha luogo solo con l'estinzione assoluta dell'attività del principio vitale. Finché il corpo vive, lo Spirito, a qualsiasi distanza Si trovi, vi è istantaneamente richiamato non appena la sua presenza si rende necessaria. Allora egli riprende il corso della sua vita esteriore di relazione. Talvolta, al risveglio, conserva, delle sue peregrinazioni, un ricordo, un'immagine più o meno precisa, che costituisce il sogno. In tutti i casi, ne riporta delle intuizioni che gli suggeriscono idee e pensieri nuovi, giustificando così il proverbio: La notte porta consiglio.
In tal modo, egualmente si spiegano certi fenomeni caratteristici del sonnambulismo sia naturale sia magnetico, della catalessi, della letargia, dell'estasi ecc., che altro non sono che le manifestazioni della vita spirituale. [65]
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Lo Spirito è dunque felice di lasciare il suo corpo, come felice è l’uccello che lascia la sua gabbia. Lo Spirito coglie tutte le occasioni per liberarsi del corpo e, per questo, approfitta di tutti gli istanti in cui la sua presenza non è necessaria alla vita di relazione. Si tratta del fenomeno designato con il nome di emancipazione dell'anima. Tale fenomeno avviene sempre durante il sonno: tutte le volte che il corpo riposa e i sensi non sono in attività, lo Spirito si libera (Il libro degli Spiriti, cap. VIII).
In quei momenti, lo Spirito vive della vita spirituale, mentre il corpo non vive che della vita vegetativa. Si trova cioè quasi nello stato in cui si troverà dopo la morte; percorre lo spazio, s'intrattiene con i suoi amici e altri Spiriti, liberi o incarnati come lui.
Il legame fluidico che lo lega al corpo è definitivamente rotto solo alla morte; la separazione completa ha luogo solo con l'estinzione assoluta dell'attività del principio vitale. Finché il corpo vive, lo Spirito, a qualsiasi distanza Si trovi, vi è istantaneamente richiamato non appena la sua presenza si rende necessaria. Allora egli riprende il corso della sua vita esteriore di relazione. Talvolta, al risveglio, conserva, delle sue peregrinazioni, un ricordo, un'immagine più o meno precisa, che costituisce il sogno. In tutti i casi, ne riporta delle intuizioni che gli suggeriscono idee e pensieri nuovi, giustificando così il proverbio: La notte porta consiglio.
In tal modo, egualmente si spiegano certi fenomeni caratteristici del sonnambulismo sia naturale sia magnetico, della catalessi, della letargia, dell'estasi ecc., che altro non sono che le manifestazioni della vita spirituale. [65]
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[65] Esempi di letargia e di catalessi: Rivista Spiritista. “Madame Schwabenhaus”, settembre 1858, pag. 255; - " La giovane catalettica di Svevia" gennaio 1866, pag. 18.
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24. Poiché
la vista spirituale non si esplica attraverso gli occhi del corpo,ne
consegue che la percezione delle cose non avviene per mezzo della luce
normale: in effetti, la luce materiale è fatta per il mondo materiale.
Per il mondo spirituale, esiste una luce speciale, la cui natura ci è
sconosciuta, ma che è senza dubbio una delle proprietà del fluido
etereo, adeguata alle percezioni visuali dell'anima. Esistono dunque la
luce materiale e la luce spirituale. La luce materiale ha focolai
circoscritti nei corpi luminosi. La luce spirituale ha il suo focolaio
ovunque: è questa la ragione per cui non ci sono ostacoli alla vista
spirituale; essa non si arresta né di fronte alla distanza né di fronte
alla opacità della materia; e neppure l'oscurità esiste per lei. Il
mondo spirituale è dunque illuminato dalla luce spirituale, che ha i
suoi propri effetti, così come il mondo materiale è illuminato dalla
luce solare.
25.
L'anima, avviluppata dal suo perispirito, porta così in sé il suo
principio luminoso. Potendo penetrare la materia in virtù della sua
essenza eterea, non esistono corpi opachi per la sua vista.
Tuttavia, la vista spirituale non ha né la medesima estensione né la medesima penetrazione presso tutti gli Spiriti; soltanto i puri Spiriti la possiedono in tutta la sua potenza. Presso gli Spiriti inferiori, la vista spirituale è in certo qual modo indebolita dalla grossolanità del perispirito, che si interpone come una specie di nebbia.
La vista spirituale si manifesta in gradi differenti, presso gli Spiriti incarnati, attraverso il fenomeno della seconda vista, sia nel sonnambulismo naturale o magnetico, sia nello stato di veglia. A seconda del grado di potenza della facoltà, si dice che la lucidità è più o meno grande. È in virtù di questa facoltà che certe persone riescono a vedere l'interno dell'organismo e a descrivere la causa delle malattie.
Tuttavia, la vista spirituale non ha né la medesima estensione né la medesima penetrazione presso tutti gli Spiriti; soltanto i puri Spiriti la possiedono in tutta la sua potenza. Presso gli Spiriti inferiori, la vista spirituale è in certo qual modo indebolita dalla grossolanità del perispirito, che si interpone come una specie di nebbia.
La vista spirituale si manifesta in gradi differenti, presso gli Spiriti incarnati, attraverso il fenomeno della seconda vista, sia nel sonnambulismo naturale o magnetico, sia nello stato di veglia. A seconda del grado di potenza della facoltà, si dice che la lucidità è più o meno grande. È in virtù di questa facoltà che certe persone riescono a vedere l'interno dell'organismo e a descrivere la causa delle malattie.
26. La
vista spirituale, dunque, dona delle percezione speciali che, poiché
non hanno come sede gli organi materiali, avvengono in condizioni ben
diverse da quelle date dalla vista corporale. Per questa ragione, non ci
si possono attendere effetti identici, né si può sperimentare la vista
spirituale con i medesimi procedimenti. Compiendosi essa al di fuori
dell'organismo, ha una mobilità che sfugge a tutte le previsioni.
Bisogna studiare la vista spirituale nei suoi effetti e nelle sue cause,
e non per equiparazione con la vista ordinaria, che essa non è
destinata a supplire, salvo casi eccezionali che non si possono assumere
come regola.
27.
La vista spirituale è necessariamente incompleta e imperfetta presso
gli Spiriti incarnati e, di conseguenza, è soggetta ad aberrazioni.
Poiché la sua sede è nell'anima stessa, lo stato dell'anima deve
influire sulle percezioni ch'essa dà. A seconda del suo grado di
sviluppo, delle circostanze e dello stato morale dell'individuo, essa
può dare, sia durante il sonno, sia nello stato di veglia: 1° la
percezione di certi fatti materiali reali, come la conoscenza di
avvenimenti che accadono lontano, i dettagli descrittivi di una
località, le cause di una malattia e i suoi opportuni rimedi; 2° la
percezione di cose egualmente reali del mondo spirituale, come la
presenza degli Spiriti; 3° immagini fantastiche create
dall'immaginazione, analoghe alle creazioni fluidiche del pensiero
(vedere qui, più sopra, n. 14). Queste creazioni sono sempre in rapporto
con le disposizioni morali dello Spirito che le genera. È così che il
pensiero di persone fortemente imbevute e timorose di certe credenze
religiose presenta loro l'inferno, con le sue fornaci, le sue torture e i
suoi demoni, tali e quali queste persone se li figurano. Talvolta è
tutta un'epopea. I pagani vedevano l'Olimpo e il Tartaro, così come i
Cristiani vedono l'inferno e il paradiso. Al risveglio o al termine
dell'estasi, queste persone conservano un ricordo così preciso delle
loro visioni da prenderle molto facilmente per delle realtà e delle
conferme alle loro credenze, mentre esse altro non sono che un prodotto
dei loro stessi pensieri. [66] C'è dunque da fare una scelta molto
rigorosa tra le visioni estatiche, prima di accettarle. A tal proposito,
il rimedio alla eccessiva credulità è lo studio delle leggi che reggono
il mondo spirituale.
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[66] È
così che si possono spiegare le visioni di suor Elmerich, la quale,
riportandosi al tempo della passione del Cristo, disse di aver visto
cose materiali che non erano mai esistite se non nei libri ch'ella aveva
letto; quelle di madame Cantanille (Rivista Spiritista, agosto 1866 p. 240); e una parte di quelle di Swedenborg.
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28. I
sogni propriamente detti presentano i tre caratteri delle visioni sopra
descritte. Alle prime due categorie di queste visioni appartengono i
sogni di presentimenti, previsioni e avvertimenti; [67] è nella terza
categoria, vale a dire nella creazione fluidica del pensiero, che si può
trovare la causa di certe immagini fantastiche che non hanno niente di
reale in rapporto alla vita materiale.
Per lo Spirito, invece, esse rappresentano a volte una realtà tale che il corpo ne subisce il contraccolpo, tanto che si sono visti capelli incanutire sotto l'impressione di un sogno. Queste creazioni possono essere provocate: dalla esaltazione delle credenze; da ricordi retrospettivi; da gusti, desideri, passioni, timori e rimorsi; dalle abituali preoccupazioni; dalle necessità del corpo o da un disturbo nelle funzioni dell'organismo; infine da altri Spiriti, con uno scopo benevolo o malevolo, secondo la loro natura. [68]
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Per lo Spirito, invece, esse rappresentano a volte una realtà tale che il corpo ne subisce il contraccolpo, tanto che si sono visti capelli incanutire sotto l'impressione di un sogno. Queste creazioni possono essere provocate: dalla esaltazione delle credenze; da ricordi retrospettivi; da gusti, desideri, passioni, timori e rimorsi; dalle abituali preoccupazioni; dalle necessità del corpo o da un disturbo nelle funzioni dell'organismo; infine da altri Spiriti, con uno scopo benevolo o malevolo, secondo la loro natura. [68]
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[67] Vedere qui, più avanti, al capitolo XVI, "Teoria della prescienza", nn. 1-3.
[68] Rivista Spiritista, giugno 1866, pag. 172; - settembre 1866, pag. 284; Il libro degli Spiriti, cap. VIII, n. 400.
[68] Rivista Spiritista, giugno 1866, pag. 172; - settembre 1866, pag. 284; Il libro degli Spiriti, cap. VIII, n. 400.
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Catalessi. Resurrezioni
29.
La meteria inerte è insensibile. Il fluido perispiritistico lo è
anch'esso, ma trasmette la sensazione al centro sensitivo che è lo
Spirito. Le lesioni dolorose del corpo si ripercuotono dunque sullo
Spirito come una scossa elettrica, tramite il fluido perispiritistico
che sembra avere nei nervi i suoi fili conduttori. È l'influsso nervoso
dei fisiologisti, i quali, non conoscendo i rapporti di questo fluido
con il principio spirituale, ancora non hanno potuto spiegarsene tutti
gli effetti.
Questa interruzione può aver luogo per la separazione di un membro o per il taglio di un nervo. Ma può anche aver luogo, parzialmente o in maniera generale e senza alcuna lesione, nei momenti di emancipazione, di grande sovreccitazione o preoccupazione dello Spirito. In tale stato, lo Spirito non pensa più al corpo e, nella sua febbrile attività, attira a sé, per così dire, il fluido perispiritistico che, ritirandosi dalla superficie, vi produce una momentanea insensibilità. Si potrebbe anche ammettere che, in talune circostanze, si produca nel fluido perispiritistico stesso una modificazione molecolare, la quale gli tolga temporaneamente la proprietà di trasmissione. Accade così che, spesso, nell'ardore del combattimento, un militare non si accorga che è ferito; che una persona, la cui attenzione è concentrata in un lavoro, non avverta il rumore che avviene attorno a lei. Un effetto analogo, ma più pronunciato, è quello che avviene in certi sonnambuli, durante la letargia e la catalessi. È così, infine, che può spiegarsi l'insensibilità dei convulsionari e di certi martiri (Rivista Spiritista, gennaio 1868, "Studio sugli Aissaouas").
La paralisi non ha assolutamente la medesima causa: qui l'effetto è totalmente organico; sono i nervi stessi, i fili conduttori, che non sono più atti alla circolazione fluidica; sono le corde dello strumento che si sono alterate.
Questa interruzione può aver luogo per la separazione di un membro o per il taglio di un nervo. Ma può anche aver luogo, parzialmente o in maniera generale e senza alcuna lesione, nei momenti di emancipazione, di grande sovreccitazione o preoccupazione dello Spirito. In tale stato, lo Spirito non pensa più al corpo e, nella sua febbrile attività, attira a sé, per così dire, il fluido perispiritistico che, ritirandosi dalla superficie, vi produce una momentanea insensibilità. Si potrebbe anche ammettere che, in talune circostanze, si produca nel fluido perispiritistico stesso una modificazione molecolare, la quale gli tolga temporaneamente la proprietà di trasmissione. Accade così che, spesso, nell'ardore del combattimento, un militare non si accorga che è ferito; che una persona, la cui attenzione è concentrata in un lavoro, non avverta il rumore che avviene attorno a lei. Un effetto analogo, ma più pronunciato, è quello che avviene in certi sonnambuli, durante la letargia e la catalessi. È così, infine, che può spiegarsi l'insensibilità dei convulsionari e di certi martiri (Rivista Spiritista, gennaio 1868, "Studio sugli Aissaouas").
La paralisi non ha assolutamente la medesima causa: qui l'effetto è totalmente organico; sono i nervi stessi, i fili conduttori, che non sono più atti alla circolazione fluidica; sono le corde dello strumento che si sono alterate.
30. In
alcuni stati patologici, allorché lo Spirito non è più nel corpo, e il
perispirito vi aderisce soltanto in alcuni punti, il corpo ha tutte le
apparenze della morte. Si è, perciò, assolutamente nel vero, quando si
dice che la vita è attaccata a un filo. Questo stato può durare per un
tempo più o meno lungo; certe parti del corpo possono anche entrare in
decomposizione, senza che per questo la vita sia definitivamente spenta.
Finché l'ultimo filo non si è spezzato, lo Spirito può, sia con
un'azione energica della sua stessa volontà, sia per un influsso fluidico estraneo, egualmente potente, essere
richiamato nel corpo. Si spiegano così taluni prolungamenti della vita,
contro ogni probabilità, e certe pretese resurrezioni. È la pianta che
rispunta talvolta con una sola fibrilla della radice. Ma quando le
ultime molecole del corpo fluidico si sono distaccate dal corpo carnale,
o quando quest'ultimo è in uno stato di degradazione irreparabile, ogni
ritorno alla vita diviene impossibile. [69]
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[69] Esempi in Rivista Spiritista. "Il dottor Cardon", agosto 1863, pag. 251; — "La donna corsa", maggio 1866, pag. 134.
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[69] Esempi in Rivista Spiritista. "Il dottor Cardon", agosto 1863, pag. 251; — "La donna corsa", maggio 1866, pag. 134.
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Guarigioni
31. Il
fluido universale è, come abbiamo visto, l'elemento primitivo del corpo
carnale e del perispirito, i quali altro non sono che le sue
trasformazioni. Per l'identità della sua natura, questo fluido,
condensato nel perispirito, può fornire al corpo i principi riparatori.
L'agente propulsore è lo Spirito, incarnato o disincarnato, che infiltra
in un corpo deteriorato una parte della sostanza del suo involucro
fluidico. La guarigione avviene per mezzo della sostituzione di una
molecola malsana con una molecola sana. Il
potere curativo sarà dunque direttamente proporzionale alla purezza
della sostanza inoculata. Esso dipende, però, anche dall'energia della
volontà, che provoca un'emissione fluidica più abbondante e dà al fluido
una forza di penetrazione maggiore. Infine, il potere curativo dipende
dalle intenzioni che animano colui che vuole guarire, sia egli uomo o Spirito. I fluidi che provengono da una fonte impura possono essere paragonati a sostanze medicali alterate.
32.
Gli effetti dell'azione fluidica sui malati sono, a seconda delle
circostanze, estremamente vari. Questa azione è talvolta lenta ed esige
un trattamento prolungato, come nel magnetismo ordinario; altre volte è
rapida come una corrente elettrica. Ci sono persone dotate di un tale
potere che effettuano su taluni malati delle guarigioni istantanee con
la sola imposizioni delle mani o anche con un solo atto della volontà.
Tra i due poli estremi di questa facoltà, ci sono sfumature
all'infinito. Tutte le guarigioni di questo genere sono varietà del
magnetismo e differiscono tra di loro solo per la potenza e la rapidità
dell'azione. Il principio è sempre lo stesso: è il fluido che gioca il
ruolo di agente terapeutico, e il suo effetto è subordinato alla sua
qualità e a circostanze speciali.
33. L'azione magnetica può prodursi in parecchi modi:
1° per mezzo del fluido stesso del magnetizzatore. Si tratta del magnetismo propriamente detto, o magnetismo umano, la cui azione è subordinata alla potenza e soprattutto alla qualità del fluido;
2° per mezzo del fluido degli Spiriti che agiscono direttamente e senza intermediario su di un incarnato, sia per guarirlo o attenuarne una sofferenza, sia per provocarne il sonno sonnambolico spontaneo, sia per esercitare sull'individuo una qualsiasi influenza fisica o morale. Si tratta del magnetismo spirituale, la cui qualità è in ragione delle qualità dello Spirito; [70]
3° per mezzo del fluido che gli Spiriti riversano sul magnetizzatore e al quale questo serve da conduttore. Si tratta del magnetismo misto, semi spirituale o, se si vuole, umano-spirituale. Il fluido spirituale, combinato con il fluido umano, dà a quest'ultimo le qualità che gli mancano. Il concorso degli Spiriti, in una simile circostanza, è talvolta spontanea, ma il più delle volte è provocata dalla richiesta di aiuto da parte del magnetizzatore.
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[70] Esempi: Rivista Spiritista, febbraio 1863, pag. 64; - aprile 1865, pag. 113; - settembre 1865, pag. 264.
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1° per mezzo del fluido stesso del magnetizzatore. Si tratta del magnetismo propriamente detto, o magnetismo umano, la cui azione è subordinata alla potenza e soprattutto alla qualità del fluido;
2° per mezzo del fluido degli Spiriti che agiscono direttamente e senza intermediario su di un incarnato, sia per guarirlo o attenuarne una sofferenza, sia per provocarne il sonno sonnambolico spontaneo, sia per esercitare sull'individuo una qualsiasi influenza fisica o morale. Si tratta del magnetismo spirituale, la cui qualità è in ragione delle qualità dello Spirito; [70]
3° per mezzo del fluido che gli Spiriti riversano sul magnetizzatore e al quale questo serve da conduttore. Si tratta del magnetismo misto, semi spirituale o, se si vuole, umano-spirituale. Il fluido spirituale, combinato con il fluido umano, dà a quest'ultimo le qualità che gli mancano. Il concorso degli Spiriti, in una simile circostanza, è talvolta spontanea, ma il più delle volte è provocata dalla richiesta di aiuto da parte del magnetizzatore.
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[70] Esempi: Rivista Spiritista, febbraio 1863, pag. 64; - aprile 1865, pag. 113; - settembre 1865, pag. 264.
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34. La
facoltà di guarire per mezzo dell'influenza fluidica è molto comune e
si può sviluppare con l'esercizio; ma la facoltà di guarire
istantaneamente con l'imposizione delle mani è più rara, e il suo apogeo
può essere considerato eccezionale. Tuttavia si sono visti in diverse
epoche, e presso quasi tutti i popoli, individui che possedevano tale
facoltà in grado ragguardevole. In questi ultimi tempi, se ne sono visti
parecchi e straordinari esempi, la cui autenticità non può essere
contestata. Poiché guarigioni di questo genere poggiano su di un
principio naturale e poiché il potere di effettuarle non è affatto un
privilegio, ne consegue che tali guarigioni non travalicano le leggi
della natura e che di miracoloso hanno soltanto l'apparenza. [71]
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[71] Esempi di guarigioni istantanee riportate dalla Rivista Spiritista. "Il principe di Hohenlohe", dicembre 1866, pag. 368; — "Jacob", ottobre/novembre 1866, pp. 312 e 345; ottobre/novembre 1867, pp. 306 e 339; — "Simonet", agosto 1867, pag. 232; — "Caid Hassan", ottobre 1867, pag. 303; — "Il curato Gassner", novembre 1867, pag. 331.
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[71] Esempi di guarigioni istantanee riportate dalla Rivista Spiritista. "Il principe di Hohenlohe", dicembre 1866, pag. 368; — "Jacob", ottobre/novembre 1866, pp. 312 e 345; ottobre/novembre 1867, pp. 306 e 339; — "Simonet", agosto 1867, pag. 232; — "Caid Hassan", ottobre 1867, pag. 303; — "Il curato Gassner", novembre 1867, pag. 331.
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Apparizioni.Trasfigurazioni
35.
Il perispirito è, per noi, invisibile nel suo stato normale, ma,
siccome è formato da materia eterea, lo Spirito può, in taluni casi,
fargli subire, per un atto della sua volontà, una modifica molecolare
che lo rende momentaneamente visibile. È così che si producono le apparizioni, le
quali, non più degli altri fenomeni, non sono al di fuori delle leggi
della natura. Ciò non è certo più straordinario di quanto lo sia il
vapore, che è invisibile quando è molto rarefatto e che diventa visibile
quando è condensato.
Secondo il grado di condensazione del fluido perispiritistico, l'apparizione è talvolta vaga e vaporosa; altre volte è, invece, più nettamente definita; altre volte, infine, essa ha tutte le apparenze della materia tangibile. Può anzi arrivare a una tale tangibilità reale che ci si può ingannare sulla natura dell'essere che si ha davanti.
Le apparizioni vaporose sono frequenti, e accade assai spesso che degli individui si presentino sotto tale forma, subito dopo la loro morte, alle persone che essi hanno amato molto. Più rare sono le apparizioni tangibili, benché ve ne siano esempi abbastanza numerosi, perfettamente autentici. Se lo Spirito vuole farsi conoscere, imprime al suo involucro tutte le connotazioni esteriori che aveva da vivo. [72]
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[72] Il libro dei Medium, cap. VI e cap. VII.
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Secondo il grado di condensazione del fluido perispiritistico, l'apparizione è talvolta vaga e vaporosa; altre volte è, invece, più nettamente definita; altre volte, infine, essa ha tutte le apparenze della materia tangibile. Può anzi arrivare a una tale tangibilità reale che ci si può ingannare sulla natura dell'essere che si ha davanti.
Le apparizioni vaporose sono frequenti, e accade assai spesso che degli individui si presentino sotto tale forma, subito dopo la loro morte, alle persone che essi hanno amato molto. Più rare sono le apparizioni tangibili, benché ve ne siano esempi abbastanza numerosi, perfettamente autentici. Se lo Spirito vuole farsi conoscere, imprime al suo involucro tutte le connotazioni esteriori che aveva da vivo. [72]
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[72] Il libro dei Medium, cap. VI e cap. VII.
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36.
È da notare che le apparizioni tangibili hanno solo le apparenze della
materia carnale, ma non potrebbero averne le qualità. In virtù della
loro natura fluidica, esse non possono avere la medesima coesione della
materia perché in esse, in realtà, non è di carne che si tratta.
Istantaneamente si formano e istantaneamente scompaiono, oppure
evaporano a causa della disgregazione delle molecole fluidiche. Gli
esseri che si presentano in queste condizioni non nascono né muoiono
come gli altri uomini. Li si vede e poi non li si vede più, senza sapere
né da dove vengano, né come siano venuti, né dove vadano. Ucciderli non
si potrebbe, né incatenarli e neppure incarcerarli, poiché non hanno un
corpo carnale. I colpi che uno sferrasse contro di loro,
raggiungerebbero il vuoto.
Tale è il carattere degli ageneri, con i quali ci si può intrattenere senza sospettare ciò ch'essi sono realmente. Però, non fanno mai dei lunghi soggiorni, né possono diventare gli abituali commensali di una casa, né figurare tra i membri di una famiglia.
Vi è, d'altronde, in tutta la loro persona e nei loro comportamenti, qualcosa di strano e di insolito che deriva sia dalla materialità sia dalla spiritualità. Il loro sguardo, vago e nello stesso tempo penetrante, non ha la chiarezza dello sguardo indirizzato dagli occhi corporei. Il loro linguaggio conciso e quasi sempre sentenzioso non ha nulla della vivacità e della leggerezza del linguaggio umano. Il loro accostarsi fa provare una particolare e indefinibile sensazione di sorpresa, che ispira una sorta di timore; pur prendendoli per individui simili a tutti gli altri, ci troviamo, a esclamare involontariamente: "Ecco un essere davvero singolare!" [73]
-------------------------
[73] Esempi di apparizioni vaporose o tangibili e di ageneri: Rivista Spiritista, gennaio 1858, pag. 24; - ottobre 1858, pag. 291; - gennaio 1859, pag. 11; - febbraio 1859, pag. 38; - marzo 1859, pag. 80; - agosto 1859, pag. 210; - novembre 1859, pag. 303; - aprile 1860, pag. 117; - maggio 1860, pag. 150; - luglio 1861, pag. 199; - aprile 1866, pag. 120; - "Il contadino Martin, presentato a Luigi XVIII, dettagli completi"; dicembre 1866, pag. 353.
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Tale è il carattere degli ageneri, con i quali ci si può intrattenere senza sospettare ciò ch'essi sono realmente. Però, non fanno mai dei lunghi soggiorni, né possono diventare gli abituali commensali di una casa, né figurare tra i membri di una famiglia.
Vi è, d'altronde, in tutta la loro persona e nei loro comportamenti, qualcosa di strano e di insolito che deriva sia dalla materialità sia dalla spiritualità. Il loro sguardo, vago e nello stesso tempo penetrante, non ha la chiarezza dello sguardo indirizzato dagli occhi corporei. Il loro linguaggio conciso e quasi sempre sentenzioso non ha nulla della vivacità e della leggerezza del linguaggio umano. Il loro accostarsi fa provare una particolare e indefinibile sensazione di sorpresa, che ispira una sorta di timore; pur prendendoli per individui simili a tutti gli altri, ci troviamo, a esclamare involontariamente: "Ecco un essere davvero singolare!" [73]
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[73] Esempi di apparizioni vaporose o tangibili e di ageneri: Rivista Spiritista, gennaio 1858, pag. 24; - ottobre 1858, pag. 291; - gennaio 1859, pag. 11; - febbraio 1859, pag. 38; - marzo 1859, pag. 80; - agosto 1859, pag. 210; - novembre 1859, pag. 303; - aprile 1860, pag. 117; - maggio 1860, pag. 150; - luglio 1861, pag. 199; - aprile 1866, pag. 120; - "Il contadino Martin, presentato a Luigi XVIII, dettagli completi"; dicembre 1866, pag. 353.
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37. Essendo
il perispirito il medesimo sia negli incarnati sia nei disincarnali,
con un effetto completamente identico, uno Spirito incarnato può
apparire, in un momento di libertà, su un altro punto, diverso da quello
dove il suo corpo riposa, con i tratti che gli sono abituali e con
tutti i segni della sua identità. È questo fenomeno, di cui si hanno
esempi autentici, che ha dato luogo alla credenza negli uomini doppi.
[74]
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[74] Esempi di apparizioni di persone viventi, in Rivista Spiritista. dicembre 1858, pp. 329, 331; - febbraio 1859, pag. 41; - agosto 1859, pag. 197; - novembre 1860, pag. 356.
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[74] Esempi di apparizioni di persone viventi, in Rivista Spiritista. dicembre 1858, pp. 329, 331; - febbraio 1859, pag. 41; - agosto 1859, pag. 197; - novembre 1860, pag. 356.
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38.
Effetto peculiare dei fenomeni di questa specie è il fatto che le
apparizioni vaporose, e anche tangibili, non sono indistintamente
percepibili da tutti: gli Spiriti si mostrano soltanto quando vogliono e
a chi vogliono. Uno Spirito potrebbe dunque apparire in un'assemblea a
uno o a più astanti, e non essere visto da altri. Ciò deriva dal fatto
che percezioni di questo genere avvengono attraverso la vista spirituale
e non attraverso la vista corporea. Infatti, non solo la vista
spirituale non è concessa a tutti, ma, al bisogno, essa può venire
ritirata, per volontà dello Spirito, a colui al quale egli non vuole
mostrarsi, così come può concederla momentaneamente, se lo Spirito lo
ritiene necessario.
La condensazione del fluido perispiritistico nelle apparizioni, anche fino alla tangibilità, non ha dunque le proprietà della comune materia; se così non fosse, le apparizioni, essendo percettibili con gli occhi del corpo, sarebbero visibili a tutte le persone presenti. [75]
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[75] Bisogna accettare solo con una estrema riserva i racconti di apparizioni puramente individuali che, in certi casi, potrebbero essere l'effetto di una immaginazione sovreccitata e, talvolta, un'invenzione fatta con fini interessati. Conviene dunque tenere scrupolosamente conto delle circostanze, della onorabilità della persona, così come dell'interesse ch'ella potrebbe avere nell'abusare della credulità di individui troppo ingenui.
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La condensazione del fluido perispiritistico nelle apparizioni, anche fino alla tangibilità, non ha dunque le proprietà della comune materia; se così non fosse, le apparizioni, essendo percettibili con gli occhi del corpo, sarebbero visibili a tutte le persone presenti. [75]
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[75] Bisogna accettare solo con una estrema riserva i racconti di apparizioni puramente individuali che, in certi casi, potrebbero essere l'effetto di una immaginazione sovreccitata e, talvolta, un'invenzione fatta con fini interessati. Conviene dunque tenere scrupolosamente conto delle circostanze, della onorabilità della persona, così come dell'interesse ch'ella potrebbe avere nell'abusare della credulità di individui troppo ingenui.
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39.
Potendo lo Spirito operare delle trasformazioni nella struttura del suo
involucro perispiritistico, e irraggiandosi questo involucro
tutt'intorno al corpo come un'atmosfera fluidica, un fenomeno analogo a
quello delle apparizioni può prodursi anche sulla superficie del corpo.
Sotto lo strato fluidico, la figura reale del corpo può cancellarsi più o
meno completamente e rivestirsi di un'altra apparenza; oppure, i tratti
primitivi visti attraverso lo strato fluidico modificato, come
attraverso un prisma, possono assumere un'altra espressione. Se lo
Spirito incarnato, provenendo da un mondo terra terra, si identifica con
le cose del mondo spirituale, può accadere che l'espressione di un viso
brutto possa diventare bella, radiosa e, talvolta, anche luminosa. Se,
al contrario, lo Spirito è preso da cattive passioni, può accadere che
un viso bello possa assumere un aspetto orrendo.
È così che si effettuano le trasfigurazioni, che sono sempre un riflesso delle qualità e dei sentimenti predominanti dello Spirito. Questo fenomeno è dunque il risultato di una trasformazione fluidica. una sorta di apparizione perispiritistica che si produce sul corpo, pur ancora in vita e qualche volta al momento della morte, invece di prodursi da lontano, come avviene nelle apparizioni propriamente dette. Ciò che distingue le apparizioni di questo genere è che, generalmente, esse sono percettibili da parte di tutti gli astanti e per di più attraverso gli occhi corporei, precisamente perché esse hanno per base la materia carnale visibile, mentre nelle apparizioni puramente fluidiche, non c'è affatto materia tangibile. [76]
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[76] Esempio e teoria della trasfigurazione in Rivista Spiritista, marzo 1859, pag. 62.; ne Il libro dei Medium, Parte seconda, cap. VII.
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È così che si effettuano le trasfigurazioni, che sono sempre un riflesso delle qualità e dei sentimenti predominanti dello Spirito. Questo fenomeno è dunque il risultato di una trasformazione fluidica. una sorta di apparizione perispiritistica che si produce sul corpo, pur ancora in vita e qualche volta al momento della morte, invece di prodursi da lontano, come avviene nelle apparizioni propriamente dette. Ciò che distingue le apparizioni di questo genere è che, generalmente, esse sono percettibili da parte di tutti gli astanti e per di più attraverso gli occhi corporei, precisamente perché esse hanno per base la materia carnale visibile, mentre nelle apparizioni puramente fluidiche, non c'è affatto materia tangibile. [76]
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[76] Esempio e teoria della trasfigurazione in Rivista Spiritista, marzo 1859, pag. 62.; ne Il libro dei Medium, Parte seconda, cap. VII.
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Manifestazioni fisiche. Medianità
40.
I fenomeni delle tavole rotanti e parlanti, della sospensione eterea
dei corpi gravi, della scrittura medianica, fenomeni antichi quanto il
mondo, ma oggi del tutto comuni, ci danno la chiave di alcuni fenomeni
analoghi e spontanei ai quali, nell'ignoranza della legge che li regge,
si era attribuito un carattere soprannaturale e miracoloso. Questi
fenomeni riposano sulle proprietà del fluido perispiritistico, sia degli
incarnati, sia degli Spiriti liberi.
41.
È con il concorso del suo perispirito che lo Spirito agisce sul suo
corpo vivo. È ancora con questo stesso fluido ch'egli si manifesta
agendo sulla materia inerte, ch'egli produce i rumori, i movimenti di
tavole e altri oggetti che solleva, rovescia o trasporta. Questo
fenomeno non ha nulla di sorprendente, se si considera che, fra di noi, i
più potenti motori si trovano nei fluidi più rarefatti e anche più
imponderabili, quali l'aria, il vapore e l'elettricità.
È egualmente con il concorso del suo perispirito che lo Spirito fa scrivere, parlare o disegnare i medium. Non avendo un corpo tangibile che gli permetta di agire in modo palese, quando vuole manifestarsi si serve del corpo del medium, di cui prende in prestito gli organi, che poi fa agire come se si trattasse del proprio corpo, e ciò mediante l'effluvio fluidico che riversa su di lui.
È egualmente con il concorso del suo perispirito che lo Spirito fa scrivere, parlare o disegnare i medium. Non avendo un corpo tangibile che gli permetta di agire in modo palese, quando vuole manifestarsi si serve del corpo del medium, di cui prende in prestito gli organi, che poi fa agire come se si trattasse del proprio corpo, e ciò mediante l'effluvio fluidico che riversa su di lui.
42. È col
medesimo mezzo che lo Spirito agisce sulla tavola, sia per farla
muovere senza un determinato significato, sia per farle battere dei
colpi intelligenti che indicano le lettere dell'alfabeto, per formare
delle parole e delle frasi, fenomeno designato con il nome di tiptologia. Il
tavolo, qui, non è che uno strumento di cui lo Spirito si serve, come
si serve della matita per scrivere; egli gli dà una vitalità momentanea
per mezzo del fluido che gli inocula. Ma lo Spirito non si identifica con il tavolo. Le
persone che, prese dalla commozione, vedendo manifestarsi un essere che
è loro caro, abbracciano il tavolo, compiono un gesto ridicolo, perché
è, in modo assoluto, come se abbracciassero il bastone di cui un amico
si serve per battere dei colpi. Vi sono anche di quelle persone che
rivolgono la parola al tavolo, come se lo Spirito fosse racchiuso nel
legno o come se il legno fosse divenuto Spirito.
Qualora le comunicazioni avvengano con questo mezzo, bisogna rappresentarsi lo Spirito, non nella tavola, ma accanto a essa, tal quale era da vivo, e tal quale lo si vedrebbe se, in quel momento, egli potesse rendersi visibile. La medesima cosa avviene nelle comunicazioni attraverso la scrittura; in tal caso si vedrebbe lo Spirito a fianco del medium, mentre guida la sua mano o gli trasmette il suo pensiero attraverso una corrente fluidica.
Qualora le comunicazioni avvengano con questo mezzo, bisogna rappresentarsi lo Spirito, non nella tavola, ma accanto a essa, tal quale era da vivo, e tal quale lo si vedrebbe se, in quel momento, egli potesse rendersi visibile. La medesima cosa avviene nelle comunicazioni attraverso la scrittura; in tal caso si vedrebbe lo Spirito a fianco del medium, mentre guida la sua mano o gli trasmette il suo pensiero attraverso una corrente fluidica.
43. Quando
il tavolo si solleva dal suolo e fluttua nello spazio senza punti
d'appoggio, non è lo Spirito a sollevarlo a forza di braccia, ma è lo
Spirito che l'avvolge e lo pervade di una sorta di atmosfera fluidica
che neutralizza l'effetto della gravitazione, come fa l'aria con i
palloni aerostatici e con gli aquiloni. Il fluido, di cui il tavolo è
pervaso, gli conferisce momentaneamente una leggerezza specifica
maggiore. Quando il tavolo è fisso al suolo, si trova in una situazione
analoga a quella della campana pneumatica sotto la quale si crea il
vuoto. Si tratta qui di paragoni per mostrare l'analogia degli effetti e
non la somiglianza assoluta delle cause (Il libro dei Medium, cap. IV).
Si comprenda, di conseguenza, che per uno Spirito non è più difficile sollevare una persona piuttosto che sollevare un tavolo, o trasportare un oggetto da un posto a un altro, o lanciarlo da qualche parte. Questi fenomeni si producono tutti in virtù della medesima legge. [77]
Quando il tavolo insegue qualcuno, non è lo Spirito che corre, dal momento che può restarsene tranquillamente al suo posto. Ma è lui, lo Spirito, che gli dà l'impulso attraverso una corrente fluidica, grazie alla quale lo fa muovere a suo piacimento.
Quando dei colpi si fanno sentire nel tavolo o altrove, non è lo Spirito che li batte, né con la mano né con un qualsiasi altro oggetto. Egli dirige, nel punto da dove parte il rumore, un getto di fluido, che produce un effetto simile a quello di una scossa elettrica; modifica inoltre il rumore, così come si possono modificare i suoni prodotti nell'aria. [78]
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[77] Tale è il principio del fenomeno degli apporti; questo è un fenomeno assai reale, ma che conviene accettare soltanto con estrema riserva, poiché è uno di quelli che maggiormente si prestano all'imitazione e alla ciarlataneria. L'onorabilità incontestabile della persona che ottiene tali apporti, il suo assoluto disinteresse materiale e morale, nonché il concorso delle circostanze accessorie, devono essere presi in seria considerazione. Bisogna soprattutto diffidare della esagerata facilità con cui tali effetti vengono prodotti e ritenere sospetti quelli che vengono rinnovati troppo frequentemente e, per così dire, a volontà. I prestigiatori fanno cose più straordinarie. Il sollevarsi di una persona è un fatto non meno positivo, ma forse molto più raro, perché è più difficile da imitare. È noto che M. Home si è più di una volta sollevato sino al soffitto, facendo il giro della sala. Si dice che san Giuseppe da Copertino avesse la medesima facoltà, il che non è più miracoloso per l'uno che per l'altro.
[78] Esempi di manifestazioni materiali e di perturbazioni da parte degli Spiriti: Rivista Spiritista, "La ragazza dei Panoramas", gennaio 1858, pag. 13; - "La signorina Clairon", febbraio 1858, pag. 44; - "Spirito picchiatore di Bergzabern", racconto completo: maggio, giugno, luglio 1858, pp. 125, 153, 184; -"Dibbelsdorf", agosto 1858, pag. 219; - "Il fornaio di Dieppe", marzo 1860, pag. 76; - "Il mercante di San Pietroburgo", aprile 1860, pag. 115; - "Rue de Noyers", agosto 1860, pag. 236; - "Lo Spirito picchiatore dell'Aube", gennaio 1861, pag. 23; - "Il flagello del sedicesimo secolo", gennaio 1864, pag. 32; - "Poitiers", maggio 1864, pag. 156, e maggio 1865, pag. 134; - "Suor Maria", giugno 1864, pag. 185; - "Marsiglia", aprile 1865, pag. 121; - "Fives", agosto 1865, pag. 225 - "I ratti d'Equihem", febbraio 1866, pag. 55.
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Si comprenda, di conseguenza, che per uno Spirito non è più difficile sollevare una persona piuttosto che sollevare un tavolo, o trasportare un oggetto da un posto a un altro, o lanciarlo da qualche parte. Questi fenomeni si producono tutti in virtù della medesima legge. [77]
Quando il tavolo insegue qualcuno, non è lo Spirito che corre, dal momento che può restarsene tranquillamente al suo posto. Ma è lui, lo Spirito, che gli dà l'impulso attraverso una corrente fluidica, grazie alla quale lo fa muovere a suo piacimento.
Quando dei colpi si fanno sentire nel tavolo o altrove, non è lo Spirito che li batte, né con la mano né con un qualsiasi altro oggetto. Egli dirige, nel punto da dove parte il rumore, un getto di fluido, che produce un effetto simile a quello di una scossa elettrica; modifica inoltre il rumore, così come si possono modificare i suoni prodotti nell'aria. [78]
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[77] Tale è il principio del fenomeno degli apporti; questo è un fenomeno assai reale, ma che conviene accettare soltanto con estrema riserva, poiché è uno di quelli che maggiormente si prestano all'imitazione e alla ciarlataneria. L'onorabilità incontestabile della persona che ottiene tali apporti, il suo assoluto disinteresse materiale e morale, nonché il concorso delle circostanze accessorie, devono essere presi in seria considerazione. Bisogna soprattutto diffidare della esagerata facilità con cui tali effetti vengono prodotti e ritenere sospetti quelli che vengono rinnovati troppo frequentemente e, per così dire, a volontà. I prestigiatori fanno cose più straordinarie. Il sollevarsi di una persona è un fatto non meno positivo, ma forse molto più raro, perché è più difficile da imitare. È noto che M. Home si è più di una volta sollevato sino al soffitto, facendo il giro della sala. Si dice che san Giuseppe da Copertino avesse la medesima facoltà, il che non è più miracoloso per l'uno che per l'altro.
[78] Esempi di manifestazioni materiali e di perturbazioni da parte degli Spiriti: Rivista Spiritista, "La ragazza dei Panoramas", gennaio 1858, pag. 13; - "La signorina Clairon", febbraio 1858, pag. 44; - "Spirito picchiatore di Bergzabern", racconto completo: maggio, giugno, luglio 1858, pp. 125, 153, 184; -"Dibbelsdorf", agosto 1858, pag. 219; - "Il fornaio di Dieppe", marzo 1860, pag. 76; - "Il mercante di San Pietroburgo", aprile 1860, pag. 115; - "Rue de Noyers", agosto 1860, pag. 236; - "Lo Spirito picchiatore dell'Aube", gennaio 1861, pag. 23; - "Il flagello del sedicesimo secolo", gennaio 1864, pag. 32; - "Poitiers", maggio 1864, pag. 156, e maggio 1865, pag. 134; - "Suor Maria", giugno 1864, pag. 185; - "Marsiglia", aprile 1865, pag. 121; - "Fives", agosto 1865, pag. 225 - "I ratti d'Equihem", febbraio 1866, pag. 55.
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44. Un
fenomeno molto frequente nella medianità è l'attitudine di certi medium
a scrivere in una lingua che è a loro sconosciuta; a trattare con la
parola o la scrittura argomenti che sono al di fuori della portata della
loro istruzione. Non è raro vederne certi che scrivono correttamente
senza aver mai imparato a scrivere; altri che compongono poesie senza
aver saputo mai fatto un verso in vita loro; altri ancora che disegnano,
dipingono, scolpiscono, compongono della musica, suonano uno strumento,
senza conoscere né il disegno né la pittura né la scultura né l'arte
musicale. Molto frequente è il caso di un medium che riproduca, in modo
tale da trarre in inganno, sia la scrittura, sia la firma che gli
Spiriti, i quali comunicano per suo tramite, avevano da vivi, benché
egli non li abbia mai conosciuti.
Questo fenomeno è sorprendente quanto quello di vedere un bambino scrivere, guidandogli la mano: è chiaro che in questo modo gli si può far eseguire tutto ciò che si vuole. Si può anche far scrivere il primo che capita in una lingua qualsiasi, dettandogli le parole lettera per lettera. Ben si comprende come la stessa cosa possa accadere nella medianità, se ci si riporta alla maniera con cui gli Spiriti comunicano con i medium, che per loro, in realtà, non sono che degli strumenti passivi. Ma se il medium possiede il meccanismo, se ha vinto le difficoltà pratiche, se le espressioni gli sono familiari, se ha infine nel suo cervello gli elementi di ciò che lo Spirito vuole fargli eseguire, questo medium si trova nella posizione dell'uomo che sa leggere e scrivere correntemente. Il lavoro è più facile e più rapido; lo Spirito non ha che da trasmettere il pensiero, che il suo interprete riproduce con i mezzi di cui dispone.
L'attitudine di un medium a cose che gli sono estranee dipende spesso anche dalle conoscenze che egli ha posseduto in un'altra esistenza, e delle quali il suo Spirito ha conservato l'intuizione. Se, per esempio, è stato un poeta o un musicista, avrà una maggiore facilità ad assimilare il pensiero poetico o musicale che gli si vuole far riprodurre. La lingua che oggi egli ignora potrebbe essergli stata familiare in un'altra esistenza: da qui, per lui, una maggiore attitudine a scrivere medianicamente in quella lingua. [79]
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[79] L'attitudine di certi individui per le lingue, che conoscono, per così dire, senza averle apprese, non ha altra causa se non quella di un ricordo intuitivo di quanto essi hanno appreso in un'altra esistenza. Il caso del poeta Méry, riportato nella Rivista Spiritista del novembre 1864, pag. 328, ne è una prova. È evidente che se, nella sua giovinezza, Méry fosse stato medium, avrebbe scritto in latino altrettanto facilmente che in francese, e di certo si sarebbe gridato al prodigio.
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Questo fenomeno è sorprendente quanto quello di vedere un bambino scrivere, guidandogli la mano: è chiaro che in questo modo gli si può far eseguire tutto ciò che si vuole. Si può anche far scrivere il primo che capita in una lingua qualsiasi, dettandogli le parole lettera per lettera. Ben si comprende come la stessa cosa possa accadere nella medianità, se ci si riporta alla maniera con cui gli Spiriti comunicano con i medium, che per loro, in realtà, non sono che degli strumenti passivi. Ma se il medium possiede il meccanismo, se ha vinto le difficoltà pratiche, se le espressioni gli sono familiari, se ha infine nel suo cervello gli elementi di ciò che lo Spirito vuole fargli eseguire, questo medium si trova nella posizione dell'uomo che sa leggere e scrivere correntemente. Il lavoro è più facile e più rapido; lo Spirito non ha che da trasmettere il pensiero, che il suo interprete riproduce con i mezzi di cui dispone.
L'attitudine di un medium a cose che gli sono estranee dipende spesso anche dalle conoscenze che egli ha posseduto in un'altra esistenza, e delle quali il suo Spirito ha conservato l'intuizione. Se, per esempio, è stato un poeta o un musicista, avrà una maggiore facilità ad assimilare il pensiero poetico o musicale che gli si vuole far riprodurre. La lingua che oggi egli ignora potrebbe essergli stata familiare in un'altra esistenza: da qui, per lui, una maggiore attitudine a scrivere medianicamente in quella lingua. [79]
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[79] L'attitudine di certi individui per le lingue, che conoscono, per così dire, senza averle apprese, non ha altra causa se non quella di un ricordo intuitivo di quanto essi hanno appreso in un'altra esistenza. Il caso del poeta Méry, riportato nella Rivista Spiritista del novembre 1864, pag. 328, ne è una prova. È evidente che se, nella sua giovinezza, Méry fosse stato medium, avrebbe scritto in latino altrettanto facilmente che in francese, e di certo si sarebbe gridato al prodigio.
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Ossessioni e possessioni
45.
Gli Spiriti malvagi pullulano attorno alla Terra, a seguito
dell'inferiorità morale dei suoi abitanti. L'azione malefica di questi
Spiriti fa parte dei flagelli ai quali è esposta l'umanità sulla Terra.
L'ossessione, che è uno degli effetti di questa azione, come le malattie
e tutte le tribolazioni della vita, deve dunque essere considerata come
una prova o una espiazione, e come tale accettata.
L'ossessione è l'azione persistente che un cattivo Spirito esercita su un individuo. Essa presenta caratteri molto differenti, che vanno dalla semplice influenza morale senza sensibili segni esteriori, fino al perturbamento completo dell'organismo e delle facoltà mentali. Essa annulla tutte le facoltà medianiche; nella medianità auditiva e psicografica, l'ossessione si traduce con l'ostinazione di uno Spirito a manifestarsi, con l'esclusione di qualsiasi altro.
L'ossessione è l'azione persistente che un cattivo Spirito esercita su un individuo. Essa presenta caratteri molto differenti, che vanno dalla semplice influenza morale senza sensibili segni esteriori, fino al perturbamento completo dell'organismo e delle facoltà mentali. Essa annulla tutte le facoltà medianiche; nella medianità auditiva e psicografica, l'ossessione si traduce con l'ostinazione di uno Spirito a manifestarsi, con l'esclusione di qualsiasi altro.
46. Come
le infermità sono il risultato di imperfezioni fisiche, le quali
rendono il corpo accessibile a influenze perniciose esterne, così
l'ossessione è sempre il risultato di una imperfezione morale, che apre
un varco a un cattivo Spirito. A una causa fisica viene opposta una
forza fisica; a una causa morale bisogna opporre una forza morale. Per
preservarsi dalle malattie, si fortifica il corpo; per garantirsi
dall'ossessione, bisogna fortificare l'anima. Da qui la necessità, per
l'ossesso, di impegnarsi per il proprio miglioramento, il che è
sufficiente il più delle volte per liberarlo dell'ossessore, senza dover
ricorrere a persone estranee. Tale aiuto esterno diviene necessario
quando l'ossessione degenera in soggiogamento e in possessione, perché
in tal caso il paziente perde, talvolta; la sua volontà e il suo libero
arbitrio.
L'ossessione è quasi sempre il risultato di una vendetta esercitata da uno Spirito. Molto spesso essa ha la sua origine nei rapporti che l'ossesso ha avuto con lui in una precedente esistenza.
Nei casi di ossessione grave, l'ossesso è come avviluppato e impregnato di un fluido pernicioso, che neutralizza l'azione dei fluidi salutari e li respinge. È da questo fluido che bisogna liberarlo. Orbene, un cattivo fluido non può essere respinto da un altrettanto cattivo fluido. Con un'azione identica a quella del medium guaritore nei casi di malattia, bisogna espellere il fluido malvagio con l'aiuto di un fluido migliore.
Questa è l'azione meccanica, che però non sempre è sufficiente. Bisogna anche, e soprattutto, agire sull'essere intelligente, al quale è necessario avere il diritto di parlare con autorità, e questa autorità è data soltanto dalla superiorità morale: più questa è grande, più grande è l'autorità.
Ma questo non è ancora tutto. Per assicurare la liberazione della vittima, bisogna far sì che lo Spirito perverso rinunci ai suoi malvagi disegni; bisogna far sì che nasca in lui il pentimento e il desiderio del bene, con l'aiuto di istruzioni abilmente impartite durante evocazioni particolari, fatte con l'obbiettivo di dargli un'educazione morale. Si può allora avere la dolce soddisfazione di liberare un incarnato e di convertire uno Spirito imperfetto.
Il compito è reso più facile quando l'ossesso, comprendendo la sua situazione, apporta il contributo della sua volontà e della sua preghiera. Non è così quando l'ossesso, sedotto dallo Spirito ingannatore, si fa delle illusioni sulle qualità del suo dominatore e si compiace della erronea situazione in cui quest'ultimo l'ha sprofondato; in questo caso, infatti, lungi dall'assecondare ogni assistenza, egli la rifiuta del tutto. È questo il caso della fascinazione, che è sempre più ribelle del più violento dei soggiogamenti (Il libro dei Medium, cap. XXIII).
In tutti gli episodi di ossessione, la preghiera resta il più potente aiuto per agire contro lo Spirito ossessore.
L'ossessione è quasi sempre il risultato di una vendetta esercitata da uno Spirito. Molto spesso essa ha la sua origine nei rapporti che l'ossesso ha avuto con lui in una precedente esistenza.
Nei casi di ossessione grave, l'ossesso è come avviluppato e impregnato di un fluido pernicioso, che neutralizza l'azione dei fluidi salutari e li respinge. È da questo fluido che bisogna liberarlo. Orbene, un cattivo fluido non può essere respinto da un altrettanto cattivo fluido. Con un'azione identica a quella del medium guaritore nei casi di malattia, bisogna espellere il fluido malvagio con l'aiuto di un fluido migliore.
Questa è l'azione meccanica, che però non sempre è sufficiente. Bisogna anche, e soprattutto, agire sull'essere intelligente, al quale è necessario avere il diritto di parlare con autorità, e questa autorità è data soltanto dalla superiorità morale: più questa è grande, più grande è l'autorità.
Ma questo non è ancora tutto. Per assicurare la liberazione della vittima, bisogna far sì che lo Spirito perverso rinunci ai suoi malvagi disegni; bisogna far sì che nasca in lui il pentimento e il desiderio del bene, con l'aiuto di istruzioni abilmente impartite durante evocazioni particolari, fatte con l'obbiettivo di dargli un'educazione morale. Si può allora avere la dolce soddisfazione di liberare un incarnato e di convertire uno Spirito imperfetto.
Il compito è reso più facile quando l'ossesso, comprendendo la sua situazione, apporta il contributo della sua volontà e della sua preghiera. Non è così quando l'ossesso, sedotto dallo Spirito ingannatore, si fa delle illusioni sulle qualità del suo dominatore e si compiace della erronea situazione in cui quest'ultimo l'ha sprofondato; in questo caso, infatti, lungi dall'assecondare ogni assistenza, egli la rifiuta del tutto. È questo il caso della fascinazione, che è sempre più ribelle del più violento dei soggiogamenti (Il libro dei Medium, cap. XXIII).
In tutti gli episodi di ossessione, la preghiera resta il più potente aiuto per agire contro lo Spirito ossessore.
47.
Nell'ossessione, lo Spirito agisce esteriormente con l'aiuto del suo
perispirito, ch'egli identifica con quello dell'incarnato. Questi allora
si trova come avviluppato in una rete e costretto ad agire contro la
sua volontà.
Nelle possessione, invece di agire esteriormente, lo Spirito libero si sostituisce, per così dire, allo Spirito incarnato; prende domicilio nel suo corpo, senza tuttavia che questo lo abbandoni definitivamente, cosa che non può avvenire se non alla morte. La possessione è dunque sempre temporanea e intermittente, perché uno Spirito disincarnato non può prendere definitivamente il posto e il corpo di uno Spirito incarnato, dato che l'unione molecolare del perispirito e del corpo non può effettuarsi che al momento della concezione (cap. XI n. 18).
Lo Spirito, in momentaneo possesso del corpo dell'incarnato, se ne serve come se fosse il suo proprio; parla con la sua bocca, vede con i suoi occhi, agisce con le sue braccia, come farebbe se fosse vivo. Tutto ciò non è come nella medianità parlante, dove lo Spirito incarnato parla trasmettendo il pensiero d'uno Spirito disincarnato. Nel caso della possessione è proprio quest'ultimo che parla e che agisce; e se lo si è conosciuto da vivo, lo si riconoscerà dal suo linguaggio, dalla sua voce, dai suoi gesti e perfino dall'espressione della sua fisionomia.
Nelle possessione, invece di agire esteriormente, lo Spirito libero si sostituisce, per così dire, allo Spirito incarnato; prende domicilio nel suo corpo, senza tuttavia che questo lo abbandoni definitivamente, cosa che non può avvenire se non alla morte. La possessione è dunque sempre temporanea e intermittente, perché uno Spirito disincarnato non può prendere definitivamente il posto e il corpo di uno Spirito incarnato, dato che l'unione molecolare del perispirito e del corpo non può effettuarsi che al momento della concezione (cap. XI n. 18).
Lo Spirito, in momentaneo possesso del corpo dell'incarnato, se ne serve come se fosse il suo proprio; parla con la sua bocca, vede con i suoi occhi, agisce con le sue braccia, come farebbe se fosse vivo. Tutto ciò non è come nella medianità parlante, dove lo Spirito incarnato parla trasmettendo il pensiero d'uno Spirito disincarnato. Nel caso della possessione è proprio quest'ultimo che parla e che agisce; e se lo si è conosciuto da vivo, lo si riconoscerà dal suo linguaggio, dalla sua voce, dai suoi gesti e perfino dall'espressione della sua fisionomia.
48.
L'ossessione è sempre l'azione d'uno Spirito malevolo. La possessione
può essere, invece, anche l'azione di uno Spirito buono che vuole
parlare e che, per fare più impressione sui suoi ascoltatori, prende in prestito il
corpo di un incarnato, che questo gli presta volontariamente come si
presta il proprio abito. Questo accade senza alcun turbamento né
disagio: durante questo tempo lo Spirito incarnato si trova in libertà
come nello stato di emancipazione e il più delle volte rimane a fianco
del suo sostituto per ascoltarlo.
Quando lo Spirito possessore è malvagio, le cose vanno ben altrimenti. Egli non prende affatto in prestito il corpo, se ne impadronisce, qualora il proprietario non abbia la forza morale per resistergli. Egli agisce così per cattiveria nei confronti di questo, che tortura e martirizza in tutte le maniere, fino al punto di volerlo far perire, sia per strangolamento sia spingendolo nel fuoco o in altri luoghi pericolosi. Servendosi delle membra e degli organi dell'infelice paziente, bestemmia e ingiuria, maltrattando coloro che l'attorniano. Poi si lascia andare a eccentricità e ad atti che hanno tutte le caratteristiche della pazzia furiosa.
Casi di questo genere, in gradi diversi d'intensità, sono molto numerosi, e molti casi di follia non hanno altra causa. Spesso vi si aggiungono disordini patologici, i quali non ne sono che la conseguenza, e contro i quali i trattamenti medici sono impotenti fino a quando sussiste la causa originaria. Lo Spiritismo, facendo conoscere questa fonte, da cui proviene una parte delle miserie umane, indica il mezzo per rimediarvi. Questo mezzo consiste nell'agire sull'autore del male, il quale, essendo un essere intelligente, deve essere trattato con intelligenza. [80]
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Quando lo Spirito possessore è malvagio, le cose vanno ben altrimenti. Egli non prende affatto in prestito il corpo, se ne impadronisce, qualora il proprietario non abbia la forza morale per resistergli. Egli agisce così per cattiveria nei confronti di questo, che tortura e martirizza in tutte le maniere, fino al punto di volerlo far perire, sia per strangolamento sia spingendolo nel fuoco o in altri luoghi pericolosi. Servendosi delle membra e degli organi dell'infelice paziente, bestemmia e ingiuria, maltrattando coloro che l'attorniano. Poi si lascia andare a eccentricità e ad atti che hanno tutte le caratteristiche della pazzia furiosa.
Casi di questo genere, in gradi diversi d'intensità, sono molto numerosi, e molti casi di follia non hanno altra causa. Spesso vi si aggiungono disordini patologici, i quali non ne sono che la conseguenza, e contro i quali i trattamenti medici sono impotenti fino a quando sussiste la causa originaria. Lo Spiritismo, facendo conoscere questa fonte, da cui proviene una parte delle miserie umane, indica il mezzo per rimediarvi. Questo mezzo consiste nell'agire sull'autore del male, il quale, essendo un essere intelligente, deve essere trattato con intelligenza. [80]
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[80] Esempi di guarigione dall'ossessione e dalla possessione: Rivista Spiritista, dicembre
1863, pag. 373; - gennaio 1864, pag. 11; - giugno 1864, pag. 168; -
gennaio 1865, pag. 5; - giugno 1865, pag. 172; - febbraio 1866, pag. 38;
- giugno 1867, pag. 174.
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49. L'ossessione
e la possessione sono il più delle volte individuali, ma talvolta sono
epidemiche. Allorché una nube di Spiriti malvagi si abbatte su una
località, è come se una truppa di nemici stesse per invaderla. In questo
caso il numero di individui colpiti può essere considerevole. [81]
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[81] È un'epidemia di questo genere che da alcuni anni infierisce nel villaggio di Morzine, nella Savoia (si veda la relazione completa di questa epidemia sulla Rivista Spiritista, dicembre 1862, pag. 353; gennaio, febbraio, aprile e maggio 1863, pp. 1, 33, 101, 133).
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[81] È un'epidemia di questo genere che da alcuni anni infierisce nel villaggio di Morzine, nella Savoia (si veda la relazione completa di questa epidemia sulla Rivista Spiritista, dicembre 1862, pag. 353; gennaio, febbraio, aprile e maggio 1863, pp. 1, 33, 101, 133).
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Capitolo XV - I MIRACOLI DEL VANGELO
Superiorità della natura di Gesù
1. I fatti riportati nel
Vangelo, e che sono stati fino a oggi considerati miracolosi,
appartengono, per la maggior parte, all'ordine dei fenomeni psichici, vale
a dire di quei fenomeni che hanno come causa prima le facoltà e gli
attributi dell'anima. Confrontandoli con quelli che sono descritti e
spiegati nel capitolo precedente, si riconosce senza difficoltà che c'è
tra loro identità di causa ed effetto. La storia ce ne mostra di
analoghi in tutti i tempi e presso tutti i popoli, per la ragione che,
essendoci anime incarnate e anime disincarnate, necessariamente non
potevano che prodursi i medesimi effetti. Si può, è vero, contestare su
questo punto la veridicità della storia; ma al giorno d'oggi tali
fenomeni si producono sotto i nostri occhi, per così dire a volontà e da
parte di individui che non hanno nulla di eccezionale. Il solo fatto
della riproduzione di un fenomeno in identiche condizioni è sufficiente
per provare ch'esso è possibile, che è sottoposto a una legge e che, di
conseguenza, non è miracoloso.
Il principio dei fenomeni psichici poggia, come si è visto, sulle proprietà del fluido perispiritistico, che costituisce l'agente magnetico; poggia sulle manifestazioni della vita spirituale, durante la vita e dopo la morte; poggia infine sullo stato costitutivo degli Spiriti e sul loro ruolo come forza attiva della natura. Conosciuti questi elementi e costatati i loro effetti, si deve ammettere, di conseguenza, la possibilità di certi fatti, che venivano respinti quando si attribuiva loro un'origine soprannaturale.
Il principio dei fenomeni psichici poggia, come si è visto, sulle proprietà del fluido perispiritistico, che costituisce l'agente magnetico; poggia sulle manifestazioni della vita spirituale, durante la vita e dopo la morte; poggia infine sullo stato costitutivo degli Spiriti e sul loro ruolo come forza attiva della natura. Conosciuti questi elementi e costatati i loro effetti, si deve ammettere, di conseguenza, la possibilità di certi fatti, che venivano respinti quando si attribuiva loro un'origine soprannaturale.
2. Senza alcun pregiudizio
circa la natura del Cristo, che non entra nel quadro d'esame di
quest'opera, e considerandolo, per ipotesi, soltanto come uno Spirito
superiore, non ci si può esimere dal riconoscere in lui uno degli
Spiriti dell'ordine più elevato, e che è collocato per le sue virtù ben
al di sopra dell'umanità terrena. Per gli immensi risultati che ha
prodotto, la sua incarnazione in questo mondo non poteva essere che una
di quelle missioni affidata soltanto ai diretti messaggeri della
Divinità per la realizzazione dei Suoi disegni. Anche supponendo che
egli non fosse Dio stesso, ma un inviato di Dio per trasmettere la Sua
parola, sarebbe comunque più di un profeta, poiché sarebbe un Messia
divino.
Come uomo, egli aveva l'organismo di ogni essere carnale; ma come puro Spirito, distaccato dalla materia, doveva vivere senz'altro più della vita spirituale che di quella carnale, di cui però non possedeva affatto le debolezze. La superiorità di Gesù sugli uomini non derivava affatto dalle qualità particolari del suo colpo, ma dalle qualità del suo Spirito, che dominava la materia in maniera assoluta, e da quelle del suo perispirito, tratto dalla parte più quintessenziata dei fluidi terrestri (cap. XIV, n. 9). La sua anima non doveva essere legata al corpo che per i legami strettamente indispensabili; costantemente liberata, essa doveva dargli una doppia vista non solo permanente, ma anche di una penetrazione eccezionale e ben altrimenti superiore a quella ordinaria che possiedono gli uomini comuni. Lo stesso doveva essere riguardo a tutti i fenomeni che dipendono dai fluidi perispiritistici o psichici. La qualità di questi fluidi gli donava una immensa potenza magnetica, favorita dall'incessante desiderio di compiere il bene.
Nelle guarigioni ch'egli operava, agiva come medium? Possiamo considerarlo come un potente medium guaritore? No, perché il medium è un intermediario, uno strumento di cui si servono gli Spiriti disincarnati. Orbene, il Cristo non aveva certo bisogno di assistenza, proprio lui che assisteva gli altri! Egli agiva perciò da solo, in virtù del suo potere personale, come possono fare in certi casi gli incarnati e nella misura delle loro forze. Quale Spirito d'altronde avrebbe mai osato insinuargli i suoi propri pensieri, incaricandolo di trasmetterli? Se egli riceveva un influsso estraneo, questo non poteva essere che quello di Dio. Secondo una definizione data da uno Spirito, egli era medium di Dio.
Come uomo, egli aveva l'organismo di ogni essere carnale; ma come puro Spirito, distaccato dalla materia, doveva vivere senz'altro più della vita spirituale che di quella carnale, di cui però non possedeva affatto le debolezze. La superiorità di Gesù sugli uomini non derivava affatto dalle qualità particolari del suo colpo, ma dalle qualità del suo Spirito, che dominava la materia in maniera assoluta, e da quelle del suo perispirito, tratto dalla parte più quintessenziata dei fluidi terrestri (cap. XIV, n. 9). La sua anima non doveva essere legata al corpo che per i legami strettamente indispensabili; costantemente liberata, essa doveva dargli una doppia vista non solo permanente, ma anche di una penetrazione eccezionale e ben altrimenti superiore a quella ordinaria che possiedono gli uomini comuni. Lo stesso doveva essere riguardo a tutti i fenomeni che dipendono dai fluidi perispiritistici o psichici. La qualità di questi fluidi gli donava una immensa potenza magnetica, favorita dall'incessante desiderio di compiere il bene.
Nelle guarigioni ch'egli operava, agiva come medium? Possiamo considerarlo come un potente medium guaritore? No, perché il medium è un intermediario, uno strumento di cui si servono gli Spiriti disincarnati. Orbene, il Cristo non aveva certo bisogno di assistenza, proprio lui che assisteva gli altri! Egli agiva perciò da solo, in virtù del suo potere personale, come possono fare in certi casi gli incarnati e nella misura delle loro forze. Quale Spirito d'altronde avrebbe mai osato insinuargli i suoi propri pensieri, incaricandolo di trasmetterli? Se egli riceveva un influsso estraneo, questo non poteva essere che quello di Dio. Secondo una definizione data da uno Spirito, egli era medium di Dio.
I sogni
3.
Giuseppe, narra il Vangelo, fu avvertito da un angelo, il quale gli
apparve in sogno e gli disse di fuggire in Egitto con il Bambino (Matteo
2:19-23).
Gli avvertimenti per mezzo dei sogni rivestono un molo importante nei libri sacri di tutte le religioni. Senza garantire l'esattezza di tutti i fatti riportati e senza discuterli, il fenomeno in sé stesso non ha nulla di anormale, quando si sa che il tempo del sonno è quello in cui lo Spirito, liberandosi dai legami della materia, rientra momentaneamente nella vita spirituale, dove si ritrova con quelli che ha conosciuto. È spesso questo il momento che gli Spiriti protettori scelgono per manifestarsi ai loro protetti e dar loro dei consigli più diretti. Gli esempi di autentici avvertimenti per mezzo dei sogni sono numerosi, ma non se ne deve dedurre che tutti i sogni siano degli avvertimenti e, ancor meno, che tutto ciò che si vede in sogno abbia un suo significato. È doveroso includere tra le credenze superstiziose e assurde l'arte d'interpretare i sogni (cap. XIV, nn. 27-28).
Gli avvertimenti per mezzo dei sogni rivestono un molo importante nei libri sacri di tutte le religioni. Senza garantire l'esattezza di tutti i fatti riportati e senza discuterli, il fenomeno in sé stesso non ha nulla di anormale, quando si sa che il tempo del sonno è quello in cui lo Spirito, liberandosi dai legami della materia, rientra momentaneamente nella vita spirituale, dove si ritrova con quelli che ha conosciuto. È spesso questo il momento che gli Spiriti protettori scelgono per manifestarsi ai loro protetti e dar loro dei consigli più diretti. Gli esempi di autentici avvertimenti per mezzo dei sogni sono numerosi, ma non se ne deve dedurre che tutti i sogni siano degli avvertimenti e, ancor meno, che tutto ciò che si vede in sogno abbia un suo significato. È doveroso includere tra le credenze superstiziose e assurde l'arte d'interpretare i sogni (cap. XIV, nn. 27-28).
La stella dei magi
4. Si narra che una stella
apparve ai magi che andavano ad adorare Gesù; si narra anche che essa
andava avanti a loro per indicare il cammino e che si arrestò quando
furono arrivati (Matteo 2:1-12).
Il problema non è sapere se il fatto riportato da san Matteo è reale o se è soltanto una immagine per indicare che i magi furono guidati in maniera misteriosa verso il luogo dov'era il Bambino — dato che non esiste alcun mezzo di controllo — ma sapere se un fatto di tale natura è possibile.
Certo è che in quella circostanza la luce non poteva essere una stella. Lo si poteva credere a quell'epoca, quando si pensava che le stelle fossero dei punti luminosi attaccati al firmamento e che potevano cadere sulla Terra, ma non al giorno d'oggi che si conosce la loro natura.
Per il fatto di non avere la causa che gli si attribuisce, il fenomeno dell'apparizione di una luce avente l'apparenza di una stella non è per questo una cosa meno possibile. Uno Spirito può apparire sotto una forma luminosa oppure trasformare una parte del suo fluido perispiritistico in un punto luminoso. Parecchi fatti di questo genere, recenti e perfettamente autentici, non hanno altra causa, e questa causa non ha nulla di soprannaturale (cap. XIV, n. 13 e ss.).
Il problema non è sapere se il fatto riportato da san Matteo è reale o se è soltanto una immagine per indicare che i magi furono guidati in maniera misteriosa verso il luogo dov'era il Bambino — dato che non esiste alcun mezzo di controllo — ma sapere se un fatto di tale natura è possibile.
Certo è che in quella circostanza la luce non poteva essere una stella. Lo si poteva credere a quell'epoca, quando si pensava che le stelle fossero dei punti luminosi attaccati al firmamento e che potevano cadere sulla Terra, ma non al giorno d'oggi che si conosce la loro natura.
Per il fatto di non avere la causa che gli si attribuisce, il fenomeno dell'apparizione di una luce avente l'apparenza di una stella non è per questo una cosa meno possibile. Uno Spirito può apparire sotto una forma luminosa oppure trasformare una parte del suo fluido perispiritistico in un punto luminoso. Parecchi fatti di questo genere, recenti e perfettamente autentici, non hanno altra causa, e questa causa non ha nulla di soprannaturale (cap. XIV, n. 13 e ss.).
Doppia vista
L'ingresso di Gesù in Gerusalemme
5. Quando
furono vicini a Gerusalemme e giunsero a Betfage, presso il monte degli
Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: "Andate nella borgata
che è di fronte a voi; troverete un'asina legata, e un puledro con essa;
scioglieteli e conduceteli da me. Se qualcuno vi dice qualcosa, direte
che il Signore ne ha bisogno, e subito li manderà".
Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta:
`Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te,
mansueto e montato sopra un'asina, e un asinello, puledro d'asina'".
I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato; condussero l'asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli e Gesù vi si pose a sedere. (Matteo 21:1-7) [10]
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Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta:
`Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te,
mansueto e montato sopra un'asina, e un asinello, puledro d'asina'".
I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato; condussero l'asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli e Gesù vi si pose a sedere. (Matteo 21:1-7) [10]
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[10]
Nota del traduttore: L'originale francese attribuisce parte della
citazione a Zaccaria 9:9-10. Questa citazione, invece, si trova
interamente in Matteo 21:1-7 come da testo della Sacra Bibbia, cui faciamo riferimento.
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Il bacio di Giuda
6. "Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino."
Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una gran folla con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo. Colui che lo tradiva, aveva dato loro un segnale, dicendo: "Quello che bacerò, è lui; prendetelo". E in quell'istante, avvicinatosi a Gesù, gli disse: "Ti saluto, Maestro!" e gli diede un lungo bacio. Ma Gesù gli disse: "Amico, che cosa sei venuto a fare?" Allora, avvicinatisi, gli misero le mani addosso e lo presero. (Matteo 26:46-50)
Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una gran folla con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo. Colui che lo tradiva, aveva dato loro un segnale, dicendo: "Quello che bacerò, è lui; prendetelo". E in quell'istante, avvicinatosi a Gesù, gli disse: "Ti saluto, Maestro!" e gli diede un lungo bacio. Ma Gesù gli disse: "Amico, che cosa sei venuto a fare?" Allora, avvicinatisi, gli misero le mani addosso e lo presero. (Matteo 26:46-50)
La pesca miracolosa
7. Mentre egli stava in
piedi sulla riva del lago di Gennesaret e la folla si stringeva intorno a
lui per udire la parola di Dio, Gesù vide due barche ferme a riva: da
esse i pescatori erano smontati e lavavano le reti. Montato su una di
quelle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da
terra; poi, sedutosi sulla barca, insegnava alla folla.
Com'ebbe terminato di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo, e gettate le reti per pescare". Simone gli rispose: "Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti". E, fatto così, presero una tal quantità di pesci, che le reti si rompevano. Allora fecero segno ai loro compagni dell'altra barca, di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutt'e due le barche, tanto che affondavano. (Luca 5:1-7)
Com'ebbe terminato di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo, e gettate le reti per pescare". Simone gli rispose: "Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti". E, fatto così, presero una tal quantità di pesci, che le reti si rompevano. Allora fecero segno ai loro compagni dell'altra barca, di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutt'e due le barche, tanto che affondavano. (Luca 5:1-7)
Vocazioni di Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e Matteo
8. Mentre camminava lungo il
mare della Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone detto Pietro, e
Andrea suo fratello, i quali gettavano la rete in mare, perché erano
pescatori. E disse loro: "Venite dietro a me e vi farò pescatori di
uomini". Ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono.
Passato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono. (Matteo 4:18-22)
Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte e gli disse: "Seguimi". Ed egli, alzatosi, lo seguì. (Matteo 9:9)
Passato oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, i quali nella barca con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti; e li chiamò. Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono. (Matteo 4:18-22)
Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte e gli disse: "Seguimi". Ed egli, alzatosi, lo seguì. (Matteo 9:9)
9. Questi
fatti non hanno niente di sorprendente, quando si conosca il potere
della doppia vista e la causa, molto naturale, di questa facoltà. Gesù
la possedeva al massimo grado, e si può dire ch'essa costituiva il suo
stato normale, cosa che attesta un grande numero di atti della sua vita e
che spiegano, al giorno d'oggi, i fenomeni magnetici e lo Spiritismo.
La pesca definita miracolosa egualmente si spiega con la doppia vista. Gesù non ha affatto prodotto spontaneamente dei pesci là dove non ce n'erano; egli ha visto — come avrebbe fatto chiunque avesse potuto vedere con lucidità — con la vista dell'anima il punto dove i pesci si trovavano e ha così potuto dire con sicurezza ai pescatori di gettarvi le loro reti.
L'acutezza del pensiero e, di conseguenza, certe previsioni derivano dalla vista spirituale. Quando Gesù chiama a sé Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e Matteo, bisognava ch'egli conoscesse le loro disposizioni intime, per sapere che lo avrebbero seguito e che sarebbero stati in grado di compiere la missione che doveva affidare loro. Bisognava anche ch'essi stessi avessero l'intuizione di questa missione, per affidarsi così a lui. Avviene la stessa cosa quando, il giorno della Cena, Gesù annuncia che uno dei dodici lo tradirà, e lo indica dicendo che è quello che mette la mano nel piatto, e quando ancora dice che Pietro lo rinnegherà.
In molti passi del Vangelo, si legge: "Ma Gesù, conoscendo il loro pensiero, disse loro..." Ora, come poteva egli conoscere il loro pensiero se ciò non fosse avvenuto attraverso l'irraggiamento fluidico, che gli portava questo pensiero e, nello stesso tempo, attraverso la vista spirituale, che gli permetteva di leggere nell'intimo degli individui?
Spesso, supponendo che un pensiero si trovi profondamente sepolto nelle pieghe dell'anima, l'uomo non sospetta che porta dentro di sé uno specchio in cui quel pensiero si riflette, una sorta di rivelatore nel suo stesso irraggiamento fluidico, che ne è impregnato. Se si vedesse il meccanismo del mondo invisibile che ci circonda, le ramificazioni di questi fili conduttori del pensiero che legano tutti gli esseri intelligenti, corporei e incorporei, gli effluvi fluidici carichi delle impronte del mondo morale — e che, come delle correnti aeree, attraversano lo spazio — si sarebbe molto meno sorpresi di certi effetti, che solo l'ignoranza può attribuire al caso (cap. XIV, nn. 15, 22 e ss.).
La pesca definita miracolosa egualmente si spiega con la doppia vista. Gesù non ha affatto prodotto spontaneamente dei pesci là dove non ce n'erano; egli ha visto — come avrebbe fatto chiunque avesse potuto vedere con lucidità — con la vista dell'anima il punto dove i pesci si trovavano e ha così potuto dire con sicurezza ai pescatori di gettarvi le loro reti.
L'acutezza del pensiero e, di conseguenza, certe previsioni derivano dalla vista spirituale. Quando Gesù chiama a sé Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e Matteo, bisognava ch'egli conoscesse le loro disposizioni intime, per sapere che lo avrebbero seguito e che sarebbero stati in grado di compiere la missione che doveva affidare loro. Bisognava anche ch'essi stessi avessero l'intuizione di questa missione, per affidarsi così a lui. Avviene la stessa cosa quando, il giorno della Cena, Gesù annuncia che uno dei dodici lo tradirà, e lo indica dicendo che è quello che mette la mano nel piatto, e quando ancora dice che Pietro lo rinnegherà.
In molti passi del Vangelo, si legge: "Ma Gesù, conoscendo il loro pensiero, disse loro..." Ora, come poteva egli conoscere il loro pensiero se ciò non fosse avvenuto attraverso l'irraggiamento fluidico, che gli portava questo pensiero e, nello stesso tempo, attraverso la vista spirituale, che gli permetteva di leggere nell'intimo degli individui?
Spesso, supponendo che un pensiero si trovi profondamente sepolto nelle pieghe dell'anima, l'uomo non sospetta che porta dentro di sé uno specchio in cui quel pensiero si riflette, una sorta di rivelatore nel suo stesso irraggiamento fluidico, che ne è impregnato. Se si vedesse il meccanismo del mondo invisibile che ci circonda, le ramificazioni di questi fili conduttori del pensiero che legano tutti gli esseri intelligenti, corporei e incorporei, gli effluvi fluidici carichi delle impronte del mondo morale — e che, come delle correnti aeree, attraversano lo spazio — si sarebbe molto meno sorpresi di certi effetti, che solo l'ignoranza può attribuire al caso (cap. XIV, nn. 15, 22 e ss.).
Guarigioni
Perdita di sangue
10. Una donna, che aveva
perdite di sangue da dodici anni — molto aveva sofferto da molti medici,
e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun giovamento, anzi era
piuttosto peggiorata — avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra
la folla e gli toccò la veste, perché diceva: "Se riesco a toccare
almeno le sue vesti, sarò salva". In quell'istante la sua emorragia
ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella
malattia. Subito Gesù, conscio della potenza che era emanata da lui, voltatosi
indietro verso quella folla, disse: "Chi mi ha toccato le vesti?" I
suoi discepoli gli dissero: "Tu vedi come la folla ti si stringe attorno
e dici: 'Chi mi ha toccato?" Ed egli guardava attorno per vedere colei
che aveva fatto questo. Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo
quello che era avvenuto in lei, venne, gli si gettò ai piedi e gli disse
tutta la verità. Ma Gesù le disse: "Figliola, la tua fede ti ha
salvata; va' in pace e sii guarita dal tuo male". (Marco 5:25-34)
11.Queste parole: conscio della potenza che era emanata da lui, sono
significative. Esse esprimono il movimento fluidico che si effettuava
da Gesù alla donna malata; tutti e due avevano avvertito l'azione che si
era appena prodotta. È da notare che l'effetto non è stato provocato da
nessun atto della volontà da parte di Gesù; non c'è stata né
magnetizzazione né imposizione delle mani. È stato sufficiente il
normale irraggiamento fluidico per realizzare la guarigione.
Ma perché questo irraggiamento si è diretto verso questa donna piuttosto che verso altri, dal momento che Gesù non pensava a lei ed era attorniato dalla folla?
La ragione di ciò è molto semplice. Poiché il fluido viene elargito come materia terapeutica, bisogna ch'esso riguardi il disordine organico al fine di rimediarvi. Tale fluido può essere diretto sulla parte malata attraverso la volontà del guaritore oppure attirato dal desiderio ardente, dalla fiducia, in una parola dalla fede del malato. Riguardo alla corrente fluidica, nel primo caso si ha un effetto simile a quello di una pompa premente, nel secondo caso di una pompa aspirante. Alcune volte è necessaria la simultaneità dei due effetti, altre volte ne basta uno solo. Nella circostanza di cui abbiamo parlato si è verificato il secondo caso.
Gesù aveva dunque ragione di dire: «La tua fede ti ha salvata». Ben si comprende come qui la fede non sia quella virtù mistica, quale la intendono certe persone, ma sia invece una vera forza attrattiva; chi non la possiede oppone alla corrente fluidica una forza repulsiva o, quanto meno, una forza d'inerzia che paralizza l'azione. Stando così le cose, è pertanto facile comprendere che tra due malati colpiti dal medesimo male e che si trovino entrambi di fronte a un guaritore, uno possa essere guarito e l'altro no. È questo uno dei più importanti principi della medianità guaritrice, e che spiega, attraverso una causa molto naturale, certe apparenti anomalie (cap. XIV, nn. 31-33).
Ma perché questo irraggiamento si è diretto verso questa donna piuttosto che verso altri, dal momento che Gesù non pensava a lei ed era attorniato dalla folla?
La ragione di ciò è molto semplice. Poiché il fluido viene elargito come materia terapeutica, bisogna ch'esso riguardi il disordine organico al fine di rimediarvi. Tale fluido può essere diretto sulla parte malata attraverso la volontà del guaritore oppure attirato dal desiderio ardente, dalla fiducia, in una parola dalla fede del malato. Riguardo alla corrente fluidica, nel primo caso si ha un effetto simile a quello di una pompa premente, nel secondo caso di una pompa aspirante. Alcune volte è necessaria la simultaneità dei due effetti, altre volte ne basta uno solo. Nella circostanza di cui abbiamo parlato si è verificato il secondo caso.
Gesù aveva dunque ragione di dire: «La tua fede ti ha salvata». Ben si comprende come qui la fede non sia quella virtù mistica, quale la intendono certe persone, ma sia invece una vera forza attrattiva; chi non la possiede oppone alla corrente fluidica una forza repulsiva o, quanto meno, una forza d'inerzia che paralizza l'azione. Stando così le cose, è pertanto facile comprendere che tra due malati colpiti dal medesimo male e che si trovino entrambi di fronte a un guaritore, uno possa essere guarito e l'altro no. È questo uno dei più importanti principi della medianità guaritrice, e che spiega, attraverso una causa molto naturale, certe apparenti anomalie (cap. XIV, nn. 31-33).
Il cieco di Betsaida
12. Giunsero a Betsaida; fu
condotto a Gesù un cieco, e lo pregarono che lo toccasse. Egli, preso il
cieco per la mano, lo condusse fuori dal villaggio; gli sputò sugli
occhi, pose le mani su di lui, e gli domandò: "Vedi qualche cosa?" Egli
aprì gli occhi e disse: "Scorgo gli uomini, perché li vedo come alberi
che camminano". Poi Gesù gli mise di nuovo le mani sugli occhi; ed egli
guardò e fu guarito e vedeva ogni cosa chiaramente. Gesù lo rimandò a
casa sua e gli disse: "Non entrare neppure nel villaggio". (Marco
8:22-26)
13. Qui l'effetto magnetico è
evidente; la guarigione non è stata istantanea, ma graduale e in
conseguenza di un'azione prolungata e reiterata, benché più rapida che
nella magnetizzazione ordinaria. La prima sensazione di quell'uomo è
proprio quella che provano i ciechi nel recuperare la vista; per un
effetto ottico, gli oggetti appaiano loro di una grandezza smisurata.
Il paralitico
14. Gesù, entrato in una
barca, passò all'altra riva e venne nella sua città. Ed ecco gli
portarono un paralitico disteso sopra un letto. Gesù, veduta la loro
fede, disse al paralitico: "Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono
perdonati". Ed ecco alcuni scribi pensarono dentro di sé: "Costui
bestemmia". Ma Gesù, conosciuti i loro pensieri, disse:
"Perché pensate cose malvagie nei vostri cuori?" Infatti, che cos'è più
facile, dire: "I tuoi peccati ti sono perdonati", o dire: "Alzati e
cammina?" Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra
autorità di perdonare i peccati. "Alzati", disse allora al paralitico,
"prendi il tuo letto e vattene a casa".
Il paralitico si alzò e se ne andò a casa sua. Visto ciò, la folla fu presa da timore e glorificò Dio, che aveva dato tale autorità agli uomini. (Matteo 9:1-8)
Il paralitico si alzò e se ne andò a casa sua. Visto ciò, la folla fu presa da timore e glorificò Dio, che aveva dato tale autorità agli uomini. (Matteo 9:1-8)
15. Che cosa potevano
significare le parole: "I tuoi peccati ti sono perdonati"? E a che cosa
potevano servire per la guarigione? Lo Spiritismo ce ne dà la
spiegazione, così come per una infinità di altre parole, fino al giorno
d'oggi incomprese. Lo Spiritismo ci insegna, attraverso la legge della
pluralità delle esistenze, che i mali e le sofferenze della vita sono
spesso espiazioni del passato, e che noi subiamo nella vita presente le
conseguenze degli errori che abbiamo commesso in una esistenza
anteriore. Infatti le varie esistenze sono collegate le une alle altre,
fino a quando non sia stato pagato il prezzo delle proprie imperfezioni.
Se dunque l'infermità di quell'uomo era una punizione per il male che aveva potuto commettere, dicendogli Gesù: "I tuoi peccati ti sono perdonati", era come dirgli: "Tu hai pagato il tuo debito. La causa della tua malattia è cancellata dalla tua fede presente; di conseguenza tu meriti d'essere liberato dalla tua infermità". È per questo ch'egli dice agli scribi: "Quanto è facile dire: i tuoi peccati ti sono perdonati, altrettanto lo è: alzati e cammina". Poiché la causa è cessata, deve cessare anche l'effetto. Il caso è analogo a quello del prigioniero a cui si sta per dire: "Il tuo reato è espiato e perdonato", il che equivarrebbe a dirgli: "Puoi uscire di prigione".
Se dunque l'infermità di quell'uomo era una punizione per il male che aveva potuto commettere, dicendogli Gesù: "I tuoi peccati ti sono perdonati", era come dirgli: "Tu hai pagato il tuo debito. La causa della tua malattia è cancellata dalla tua fede presente; di conseguenza tu meriti d'essere liberato dalla tua infermità". È per questo ch'egli dice agli scribi: "Quanto è facile dire: i tuoi peccati ti sono perdonati, altrettanto lo è: alzati e cammina". Poiché la causa è cessata, deve cessare anche l'effetto. Il caso è analogo a quello del prigioniero a cui si sta per dire: "Il tuo reato è espiato e perdonato", il che equivarrebbe a dirgli: "Puoi uscire di prigione".
I dieci lebbrosi
16. Nel recarsi a
Gerusalemme, Gesù passava sui confini della Samaria e della Galilea.
Come entrava in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, i
quali si fermarono lontano da lui, e alzarono la voce, dicendo: "Gesù,
Maestro, abbi pietà di noi!" Vedutili, egli disse loro: "Andate a
mostrarvi ai sacerdoti". E, mentre andavano, furono purificati.
Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo; ed era un samaritano.
Gesù, rispondendo, disse: "I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?" E gli disse: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato". (Luca 17:11-19)
Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo; ed era un samaritano.
Gesù, rispondendo, disse: "I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?" E gli disse: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato". (Luca 17:11-19)
17. I Samaritani erano degli
scismatici — pressappoco come i Protestanti rispetto ai Cattolici — ed
erano disprezzati come eretici dagli Ebrei. Gesù, guarendo
indistintamente i Samaritani e gli Ebrei, dà nello stesso tempo una
lezione e un esempio di tolleranza. Inoltre, facendo egli notare come
soltanto il Samaritano fosse ritornato a render gloria a Dio, egli
dimostrava che c'era in quello più vera fede e riconoscenza che presso
coloro che venivano ritenuti ortodossi. Aggiungendo poi: "La tua fede ti
ha salvato", egli fa vedere che Dio considera ciò che c'è nel profondo
del cuore e non la forma esteriore dell'adorazione. Tuttavia anche gli
altri sono stati guariti: ciò era necessario per la lezione ch'egli
voleva dispensare e per provare la loro ingratitudine. Chissà, però, che
sarà stato di loro e chissà se essi avranno beneficiato del favore che
era stato loro accordato! Dicendo Gesù al Samaritano: "La tua fede ti ha
salvato" egli fa capire che non sarà lo stesso per gli altri.
La mano paralizzata
18. Poi [Gesù] entrò di
nuovo nella sinagoga; là stava un uomo che aveva la mano paralizzata. E
l'osservavano per vedere se lo avrebbe guarito in giorno di sabato, per
poterlo accusare. Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata:
"Alzati là nel mezzo!" Poi domandò loro: "È permesso, in un giorno di
sabato, fare del bene o fare del male? Salvare una persona o ucciderla?"
Ma quelli tacevano. Allora Gesù, guardatili tutt'intorno con
indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore, disse all'uomo:
"Stendi la mano!" Egli la stese, e la sua mano tornò sana.
I farisei, usciti, tennero subito consiglio con gli erodiani contro di lui, per farlo morire.
Poi Gesù si ritirò con i suoi discepoli verso il mare; e dalla Galilea una gran folla lo seguì; e dalla Giudea, da Gerusalemme, dalla Idumea e da oltre il Giordano e dai dintorni di Tiro e di Sidone una gran folla, udendo quante cose egli faceva, andò da lui. (Marco 3:1-8)
I farisei, usciti, tennero subito consiglio con gli erodiani contro di lui, per farlo morire.
Poi Gesù si ritirò con i suoi discepoli verso il mare; e dalla Galilea una gran folla lo seguì; e dalla Giudea, da Gerusalemme, dalla Idumea e da oltre il Giordano e dai dintorni di Tiro e di Sidone una gran folla, udendo quante cose egli faceva, andò da lui. (Marco 3:1-8)
La donna paralitica
19. Gesù stava insegnando di
sabato in una sinagoga. Ecco una donna, che da diciotto anni aveva uno
Spirito che la rendeva inferma, ed era tutta curva e assolutamente
incapace di raddrizzarsi. Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse:
"Donna, tu sei liberata dalla tua infermità". Pose le mani su di lei, e
nello stesso momento ella fu raddrizzata e glorificava Dio.
Or il capo della sinagoga, indignato che Gesù avesse fatto una guarigione di sabato, disse alla folla: "Ci sono sei giorni nei quali si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire, e non in giorno di sabato".
Ma il Signore gli rispose: "Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere? E questa, che è figlia di Abraamo, e che Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?" Mentre diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, e la moltitudine si rallegrava di tutte le opere gloriose da lui compiute. (Luca 13:10-17)
Or il capo della sinagoga, indignato che Gesù avesse fatto una guarigione di sabato, disse alla folla: "Ci sono sei giorni nei quali si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire, e non in giorno di sabato".
Ma il Signore gli rispose: "Ipocriti, ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere? E questa, che è figlia di Abraamo, e che Satana aveva tenuto legata per ben diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?" Mentre diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, e la moltitudine si rallegrava di tutte le opere gloriose da lui compiute. (Luca 13:10-17)
20. Questo fatto prova che a
quell'epoca la maggior parte delle malattie era attribuita al demonio, e
che si confondevano, come al giorno d'oggi, i posseduti con i malati,
ma in senso inverso. Vale a dire che al giorno d'oggi coloro che non
credono agli Spiriti malvagi confondono le ossessioni con le malattie
patologiche.
Il paralitico della piscina
21. Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua; perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l'acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l'acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito.
Là c'era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?" L'infermo gli rispose: "Signore, io non ho nessuno che, quando l'acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me". Gesù gli disse: "Àlzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina". In quell'istante quell'uomo fu guarito; e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare.
Quel giorno era un sabato; perciò i Giudei dissero all'uomo guarito: "È sabato, e non ti è permesso portare il tuo lettuccio". Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina. Essi gli domandarono: "Chi è l'uomo che ti ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina'?" Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, perché in quel luogo c'era molta gente. Più tardi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: "Ecco tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio". L'uomo se ne andò, e disse ai Giudei che colui che l'aveva guarito era Gesù. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo; perché faceva quelle cose di sabato.
Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero". (Giovanni 5:1-17)
Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua; perché un angelo scendeva nella vasca e metteva l'acqua in movimento; e il primo che vi scendeva dopo che l'acqua era stata agitata era guarito di qualunque malattia fosse colpito.
Là c'era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?" L'infermo gli rispose: "Signore, io non ho nessuno che, quando l'acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me". Gesù gli disse: "Àlzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina". In quell'istante quell'uomo fu guarito; e, preso il suo lettuccio, si mise a camminare.
Quel giorno era un sabato; perciò i Giudei dissero all'uomo guarito: "È sabato, e non ti è permesso portare il tuo lettuccio". Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina. Essi gli domandarono: "Chi è l'uomo che ti ha detto: 'Prendi il tuo lettuccio e cammina'?" Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, perché in quel luogo c'era molta gente. Più tardi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: "Ecco tu sei guarito; non peccare più, ché non ti accada di peggio". L'uomo se ne andò, e disse ai Giudei che colui che l'aveva guarito era Gesù. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo; perché faceva quelle cose di sabato.
Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera fino ad ora, e anch'io opero". (Giovanni 5:1-17)
22. Presso i Romani, veniva chiamata piscina (dal termine latino piscis,pesce)
una riserva o un vivaio in cui si allevavano pesci. Più tardi,
l'accezione di questo termine fu estesa ai bacini d'acqua destinati ai
bagni in comune.
La piscina di Betesda, a Gerusalemme, era una cisterna, vicino al tempio, alimentata da una sorgente naturale, la cui acqua pareva avesse delle proprietà curative. Senza dubbio era, questa, una sorgente intermittente, da cui in certe epoche l'acqua sgorgava con forza agitandone la massa. Secondo la credenza popolare, era questo il momento più favorevole per le guarigioni. In realtà, è probabile che, nel momento del suo maggior deflusso, l'acqua possedesse proprietà più attive, oppure che il sommovimento, provocato dall'acqua che sgorgava con forza, rimuovesse la fanghiglia del fondo, che si rivelava salutare in certe malattie. Questi effetti sono molto naturali e perfettamente conosciuti al giorno d'oggi; ma allora le scienze erano poco avanzate, e si scorgeva una causa soprannaturale nella maggior parte dei fenomeni incompresi. I Giudei attribuivano dunque l'agitazione di quest'acqua alla presenza di un angelo, e tale credenza sembrava loro tanto più fondata, in quanto in quei momenti l'acqua era più benefica.
Dopo aver guarito quell'uomo, Gesù gli disse: "Per l'avvenire non peccare più, di modo che non ti capiti qualcosa di peggio". Con queste parole, egli fa intendere a quell'uomo che la sua malattia era una punizione e che s'egli non fosse migliorato, avrebbe potuto essere punito di nuovo e ancor più rigorosamente. Questa dottrina è completamente conforme a quella che insegna lo Spiritismo.
La piscina di Betesda, a Gerusalemme, era una cisterna, vicino al tempio, alimentata da una sorgente naturale, la cui acqua pareva avesse delle proprietà curative. Senza dubbio era, questa, una sorgente intermittente, da cui in certe epoche l'acqua sgorgava con forza agitandone la massa. Secondo la credenza popolare, era questo il momento più favorevole per le guarigioni. In realtà, è probabile che, nel momento del suo maggior deflusso, l'acqua possedesse proprietà più attive, oppure che il sommovimento, provocato dall'acqua che sgorgava con forza, rimuovesse la fanghiglia del fondo, che si rivelava salutare in certe malattie. Questi effetti sono molto naturali e perfettamente conosciuti al giorno d'oggi; ma allora le scienze erano poco avanzate, e si scorgeva una causa soprannaturale nella maggior parte dei fenomeni incompresi. I Giudei attribuivano dunque l'agitazione di quest'acqua alla presenza di un angelo, e tale credenza sembrava loro tanto più fondata, in quanto in quei momenti l'acqua era più benefica.
Dopo aver guarito quell'uomo, Gesù gli disse: "Per l'avvenire non peccare più, di modo che non ti capiti qualcosa di peggio". Con queste parole, egli fa intendere a quell'uomo che la sua malattia era una punizione e che s'egli non fosse migliorato, avrebbe potuto essere punito di nuovo e ancor più rigorosamente. Questa dottrina è completamente conforme a quella che insegna lo Spiritismo.
23. Sembrava quasi che Gesù
si facesse un punto d'onore del fatto di operare le sue guarigioni il
giorno del sabato, per avere l'occasione di protestare contro il
rigorismo dei farisei riguardo all'osservanza di questo giorno. Egli
voleva dimostrare che la vera pietà non consiste nell'osservanza delle
pratiche esteriori e degli esercizi formali, ma che essa sta nei
sentimenti del cuore. Egli si giustificava dicendo: "Il Padre mio non
cessa di agire fino al momento attuale, e anch'io agisco
incessantemente". Dio, cioè, non sospende affatto le Sue opere né la Sua
azione sulle cose della natura il giorno di sabato. Egli continua a far
sì che si produca ciò che è necessario al vostro nutrimento e alla
vostra salute, e io seguo il Suo esempio.
Il cieco fin dalla nascita
24. Passando vide un uomo,
che era cieco fin dalla nascita. I suoi discepoli lo interrogarono,
dicendo: "Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia
nato cieco?" Gesù rispose: "Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è
così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui. Bisogna che io
compia le opere di colui che mi ha mandato mentre è giorno; la notte
viene in cui nessuno può operare. Mentre sono nel mondo, io sono la luce
del mondo".
Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco e gli disse: "Va’, làvati nella vasca di Siloe" (che significa mandato). Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva. Perciò i vicini e quelli che l'avevano visto prima, perché era mendicante, dicevano: "Non è questo colui che stava seduto a chieder l'elemosina?" Alcuni dicevano: "È lui". Altri dicevano: "No, ma gli somiglia". Egli diceva: "Sono io". Allora essi gli domandarono: "Com'è che ti sono stati aperti gli occhi?" Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: 'Va’ a Siloe e làvati'. Io quindi sono andato, mi son lavato e ho ricuperato la vista". Ed essi gli dissero: "Dov'è costui?" Egli rispose: "Non so".
Condussero dai farisei colui che era stato cieco. Or era in giorno di sabato che Gesù aveva fatto il fango e gli aveva aperto gli occhi. I farisei dunque gli domandarono di nuovo come egli avesse ricuperato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Perciò alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato". Ma altri dicevano: "Come può un peccatore fare tali miracoli?" E vi era disaccordo tra di loro. Essi dunque dissero di nuovo al cieco: "Tu, che dici di lui, poiché ti ha aperto gli occhi?" Egli rispose: "È un profeta".
I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista, e li ebbero interrogati così: "È questo vostro figlio che dite esser nato cieco? Com'è dunque che ora ci vede?" I suoi genitori risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda, non sappiamo, né sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatelo a lui; egli è adulto, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno avesse riconosciuto Gesù come Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga. Per questo, i suoi genitori dissero: "Egli è adulto, domandatelo a lui".
Essi dunque chiamarono per la seconda volta l'uomo che era stato cieco, e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Egli rispose: "Se egli sia un peccatore, non so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo". Essi allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?" Egli rispose loro: "Ve l'ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventar suoi discepoli anche voi?" Essi lo insultarono e dissero: "Sei tu discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia". L'uomo rispose loro: "Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia; eppure mi ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe far nulla". Essi gli risposero: "Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi?" E lo cacciarono fuori. (Giovanni 9:1-34)
Detto questo, sputò in terra, fece del fango con la saliva e ne spalmò gli occhi del cieco e gli disse: "Va’, làvati nella vasca di Siloe" (che significa mandato). Egli dunque andò, si lavò, e tornò che ci vedeva. Perciò i vicini e quelli che l'avevano visto prima, perché era mendicante, dicevano: "Non è questo colui che stava seduto a chieder l'elemosina?" Alcuni dicevano: "È lui". Altri dicevano: "No, ma gli somiglia". Egli diceva: "Sono io". Allora essi gli domandarono: "Com'è che ti sono stati aperti gli occhi?" Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù fece del fango, me ne spalmò gli occhi e mi disse: 'Va’ a Siloe e làvati'. Io quindi sono andato, mi son lavato e ho ricuperato la vista". Ed essi gli dissero: "Dov'è costui?" Egli rispose: "Non so".
Condussero dai farisei colui che era stato cieco. Or era in giorno di sabato che Gesù aveva fatto il fango e gli aveva aperto gli occhi. I farisei dunque gli domandarono di nuovo come egli avesse ricuperato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Perciò alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non è da Dio perché non osserva il sabato". Ma altri dicevano: "Come può un peccatore fare tali miracoli?" E vi era disaccordo tra di loro. Essi dunque dissero di nuovo al cieco: "Tu, che dici di lui, poiché ti ha aperto gli occhi?" Egli rispose: "È un profeta".
I Giudei però non credettero che lui fosse stato cieco e avesse ricuperato la vista, finché non ebbero chiamato i genitori di colui che aveva ricuperato la vista, e li ebbero interrogati così: "È questo vostro figlio che dite esser nato cieco? Com'è dunque che ora ci vede?" I suoi genitori risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda, non sappiamo, né sappiamo chi gli abbia aperto gli occhi; domandatelo a lui; egli è adulto, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che se uno avesse riconosciuto Gesù come Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga. Per questo, i suoi genitori dissero: "Egli è adulto, domandatelo a lui".
Essi dunque chiamarono per la seconda volta l'uomo che era stato cieco, e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Egli rispose: "Se egli sia un peccatore, non so; una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo". Essi allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti aprì gli occhi?" Egli rispose loro: "Ve l'ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventar suoi discepoli anche voi?" Essi lo insultarono e dissero: "Sei tu discepolo di costui! Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma in quanto a costui, non sappiamo di dove sia". L'uomo rispose loro: "Questo poi è strano: che voi non sappiate di dove sia; eppure mi ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce. Da che mondo è mondo non si è mai udito che uno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest'uomo non fosse da Dio, non potrebbe far nulla". Essi gli risposero: "Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi?" E lo cacciarono fuori. (Giovanni 9:1-34)
25. Questo racconto, così
semplice e così ingenuo, porta in sé un evidente carattere di verità.
Nulla di fantastico, nulla di meraviglioso. È una scena presa
direttamente dalla vita reale. Il linguaggio di questo cieco è proprio
quello degli uomini semplici, nei quali l'ignoranza è compensata dal
buon senso, mentre bonomia e ragionamenti, che non mancano né di
giustizia né di senso dell'opportunità, sono le armi con cui essi
ribattono agli argomenti dei loro avversari. Il tono dei farisei non è
forse quello degli orgogliosi, che non ammettono nulla al di sopra della
loro intelligenza e che s'indignano al solo pensiero che un uomo del
popolo possa dar loro dei punti? Fatta eccezione per il colore locale
dei nomi, si potrebbero credere scene dei giorni nostri.
Essere scacciato dalla sinagoga equivaleva a esser allontanato dalla Chiesa; si trattava di una sorta di scomunica. Gli Spiritisti, la cui dottrina è quella del Cristo interpretata secondo il progresso dei lumi attuali, vengono trattati come i Giudei che riconoscevano in Gesù il Messia. Scomunicandoli, li si mette fuori dalla Chiesa, come fecero gli scribi e i farisei nei confronti dei seguaci di Gesù. Così ecco un uomo che viene scacciato, perché non può credere che colui che l'ha guarito sia un posseduto del demonio, e perché egli glorifica Dio per la sua guarigione! Non è forse ciò che viene fatto nei confronti degli Spiritisti? Quanto questi ottengono — saggi consigli dagli Spiriti, ritorno a Dio e al bene, guarigioni — tutto è opera del diavolo, e anatemi vengono scagliati contro di loro. Non si è forse sentito dire da certi preti, dall'alto dei loro pulpiti, che val meglio rimanere miscredenti piuttosto che riacquistare la fede attraverso lo Spiritismo? Non si è forse sentito dire a dei mala ti che mai avrebbero dovuto farsi guarire dagli Spiritisti, i quali possedevano tale dono, in quanto questo è un dono satanico? Da altri non si è forse sentito predicare che gli sventurati non dovevano accettare il pane distribuito dagli Spiritisti, perché era il pane del diavolo? Forse che i sacerdoti ebrei e i farisei dicevano e facevano qualcosa di più? D'altronde è detto: tutto deve accadere oggi come ai tempi del Cristo.
La domanda dei discepoli: "È stato il peccato di quest'uomo che ha fatto sì che egli nascesse cieco?" rivela ch'essi avevano l'intuizione di una esistenza anteriore, altrimenti tale domanda non avrebbe senso. Infatti, il peccato che fosse la causa di una infermità fin dalla nascita dovrebbe essere stato commesso prima della nascita e, di conseguenza, in una esistenza anteriore. Se Gesù avesse ravvisato in ciò una idea falsa, avrebbe detto loro: "Come quest'uomo avrebbe potuto peccare prima d'essere nato?" Invece di ciò, egli dice loro che se quest'uomo è cieco, non è perché egli ha peccato, ma è cieco affinché la potenza di Dio risplenda in lui; vale a dire ch'egli doveva essere lo strumento di una manifestazione della potenza di Dio. Se non si trattava di una espiazione del passato, si trattava di una prova che doveva servire al suo avanzamento, perché Dio, che è giusto, non poteva certamente imporgli una sofferenza senza ricompensa.
In quanto al mezzo impiegato per guarirlo, è evidente che quella specie di fango fatto di terra e saliva non poteva avere altra virtù se non per l'azione del fluido guaritore di cui quel fango era impregnato. È così che le sostanze più insignificanti, per esempio l'acqua, possono acquisire potenti ed effettive qualità sotto l'azione del fluido spirituale o magnetico, al quale esse servono da veicolo o, se si preferisce, da serbatoio.
Essere scacciato dalla sinagoga equivaleva a esser allontanato dalla Chiesa; si trattava di una sorta di scomunica. Gli Spiritisti, la cui dottrina è quella del Cristo interpretata secondo il progresso dei lumi attuali, vengono trattati come i Giudei che riconoscevano in Gesù il Messia. Scomunicandoli, li si mette fuori dalla Chiesa, come fecero gli scribi e i farisei nei confronti dei seguaci di Gesù. Così ecco un uomo che viene scacciato, perché non può credere che colui che l'ha guarito sia un posseduto del demonio, e perché egli glorifica Dio per la sua guarigione! Non è forse ciò che viene fatto nei confronti degli Spiritisti? Quanto questi ottengono — saggi consigli dagli Spiriti, ritorno a Dio e al bene, guarigioni — tutto è opera del diavolo, e anatemi vengono scagliati contro di loro. Non si è forse sentito dire da certi preti, dall'alto dei loro pulpiti, che val meglio rimanere miscredenti piuttosto che riacquistare la fede attraverso lo Spiritismo? Non si è forse sentito dire a dei mala ti che mai avrebbero dovuto farsi guarire dagli Spiritisti, i quali possedevano tale dono, in quanto questo è un dono satanico? Da altri non si è forse sentito predicare che gli sventurati non dovevano accettare il pane distribuito dagli Spiritisti, perché era il pane del diavolo? Forse che i sacerdoti ebrei e i farisei dicevano e facevano qualcosa di più? D'altronde è detto: tutto deve accadere oggi come ai tempi del Cristo.
La domanda dei discepoli: "È stato il peccato di quest'uomo che ha fatto sì che egli nascesse cieco?" rivela ch'essi avevano l'intuizione di una esistenza anteriore, altrimenti tale domanda non avrebbe senso. Infatti, il peccato che fosse la causa di una infermità fin dalla nascita dovrebbe essere stato commesso prima della nascita e, di conseguenza, in una esistenza anteriore. Se Gesù avesse ravvisato in ciò una idea falsa, avrebbe detto loro: "Come quest'uomo avrebbe potuto peccare prima d'essere nato?" Invece di ciò, egli dice loro che se quest'uomo è cieco, non è perché egli ha peccato, ma è cieco affinché la potenza di Dio risplenda in lui; vale a dire ch'egli doveva essere lo strumento di una manifestazione della potenza di Dio. Se non si trattava di una espiazione del passato, si trattava di una prova che doveva servire al suo avanzamento, perché Dio, che è giusto, non poteva certamente imporgli una sofferenza senza ricompensa.
In quanto al mezzo impiegato per guarirlo, è evidente che quella specie di fango fatto di terra e saliva non poteva avere altra virtù se non per l'azione del fluido guaritore di cui quel fango era impregnato. È così che le sostanze più insignificanti, per esempio l'acqua, possono acquisire potenti ed effettive qualità sotto l'azione del fluido spirituale o magnetico, al quale esse servono da veicolo o, se si preferisce, da serbatoio.
Numerose guarigioni di Gesù
26. Gesù andava attorno per
tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando il
Vangelo del regno, guarendo ogni malattia e ogni infermità tra il
popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria; gli recarono tutti i
malati colpiti da varie infermità e da vari dolori, indemoniati,
epilettici, paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle lo seguirono
dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre
il Giordano. (Matteo 4:23-25)
27. Di tutti i fatti che
testimoniano la potenza di Gesù, i più numerosi sono incontestabilmente
le guarigioni. Egli voleva dimostrare in tal modo che il vero potere è
quello che produce il bene, che il suo scopo era quello di rendersi
utile e non quello di soddisfare la curiosità degli indifferenti per
mezzo di cose straordinarie.
Alleviando la sofferenza, egli legava a sé la gente dalla parte del cuore e raccoglieva così proseliti più numerosi e più sinceri che se costoro fossero stati colpiti solo dallo spettacolo che si svolgeva davanti ai loro occhi. Con questo mezzo egli si faceva amare, mentre se si fosse limitato a produrre degli effetti materiali sorprendenti, come ne richiedevano i farisei, la maggior parte della gente non avrebbe visto in lui che un mago o un abile prestigiatore che i perdigiorno sarebbero stati lì a guardare per distrarsi.
Così, quando Giovanni Battista gli manda a chiedere dai suoi discepoli se è il Cristo, egli non dice: "Lo sono", poiché qualsiasi impostoreavrebbe potuto dire altrettanto; non parla loro né di prodigi né di cose meravigliose, ma risponde loro semplicemente: "Andate a dire a Giovanni: i ciechi vedono, i malati sono guariti, i sordi odono, il Vangelo è annunciato ai poveri". Era lo stesso che dire: "Riconoscetemi dalle mie opere, giudicate l'albero dal suo frutto", perché questo è il vero carattere della sua missione divina.
Alleviando la sofferenza, egli legava a sé la gente dalla parte del cuore e raccoglieva così proseliti più numerosi e più sinceri che se costoro fossero stati colpiti solo dallo spettacolo che si svolgeva davanti ai loro occhi. Con questo mezzo egli si faceva amare, mentre se si fosse limitato a produrre degli effetti materiali sorprendenti, come ne richiedevano i farisei, la maggior parte della gente non avrebbe visto in lui che un mago o un abile prestigiatore che i perdigiorno sarebbero stati lì a guardare per distrarsi.
Così, quando Giovanni Battista gli manda a chiedere dai suoi discepoli se è il Cristo, egli non dice: "Lo sono", poiché qualsiasi impostoreavrebbe potuto dire altrettanto; non parla loro né di prodigi né di cose meravigliose, ma risponde loro semplicemente: "Andate a dire a Giovanni: i ciechi vedono, i malati sono guariti, i sordi odono, il Vangelo è annunciato ai poveri". Era lo stesso che dire: "Riconoscetemi dalle mie opere, giudicate l'albero dal suo frutto", perché questo è il vero carattere della sua missione divina.
28. Lo
Spiritismo dà prova della sua missione provvidenziale anche attraverso
il bene che riesce a mettere in atto. Esso guarisce i mali fisici; ma
guarisce soprattutto le malattie morali, e sono proprio questi i più
grandi prodigi con i quali esso si afferma. I suoi più sinceri adepti
non sono quelli che sono stati colpiti solo dalla visione dei fenomeni
straordinari, ma quelli che sono stati toccati al cuore dalla
consolazione; quelli che sono stati liberati dai tormenti del dubbio;
quelli il cui coraggio è stato rafforzato nelle afflizioni; quelli che
hanno attinto la forza nella certezza dell'avvenire — certezza che lo
Spiritismo ha loro apportato —, nella consapevolezza del loro essere
spirituale e della sua destinazione. Quelli, ecco, la cui fede è
incrollabile, perché ascoltano e comprendono.
Coloro che vedono nello Spiritismo soltanto degli effetti materiali non possono comprendere la sua forza morale. Anche gli increduli, i quali non lo conoscono se non attraverso quei fenomeni di cui non ammettono la causa prima, non vedono negli Spiritisti se non dei prestigiatori e dei ciarlatani. Non è dunque attraverso dei prodigi che lo Spiritismo trionferà sull'incredulità, ma moltiplicando i suoi benefici morali. Infatti se gli increduli non ammettono i prodigi, essi conoscono, come tutti, le sofferenze e le afflizioni, e nessuno, si sa, rifiuta il sollievo e la consolazione.
Coloro che vedono nello Spiritismo soltanto degli effetti materiali non possono comprendere la sua forza morale. Anche gli increduli, i quali non lo conoscono se non attraverso quei fenomeni di cui non ammettono la causa prima, non vedono negli Spiritisti se non dei prestigiatori e dei ciarlatani. Non è dunque attraverso dei prodigi che lo Spiritismo trionferà sull'incredulità, ma moltiplicando i suoi benefici morali. Infatti se gli increduli non ammettono i prodigi, essi conoscono, come tutti, le sofferenze e le afflizioni, e nessuno, si sa, rifiuta il sollievo e la consolazione.
I posseduti
29. Vennero a Cafarnao; e
subito il sabato, Gesù, entrato nella sinagoga, insegnava. Essi si
stupivano del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che
ha autorità e non come gli scribi.
In quel momento si trovava nella loro sinagoga un uomo posseduto da uno spirito immondo, il quale prese a gridare: "Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: Il Santo di Dio!" Gesù lo sgridò, dicendo: "Sta' zitto ed esci da costui!" E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. E tutti si stupirono e si domandavano tra di loro: "Che cos'è mai questo? È un nuovo insegnamento dato con autorità! Egli comanda perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!" (Marco 1:21-27)
In quel momento si trovava nella loro sinagoga un uomo posseduto da uno spirito immondo, il quale prese a gridare: "Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: Il Santo di Dio!" Gesù lo sgridò, dicendo: "Sta' zitto ed esci da costui!" E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. E tutti si stupirono e si domandavano tra di loro: "Che cos'è mai questo? È un nuovo insegnamento dato con autorità! Egli comanda perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!" (Marco 1:21-27)
30. Mentre quei ciechi
uscivano, gli fu presentato un uomo muto e indemoniato. Scacciato che fu
il demonio, il muto parlò. E la folla si meravigliava dicendo: "Non si è
mai vista una cosa simile in Israele". Ma i farisei dicevano: "Egli
scaccia i demòni con l'aiuto del principe dei demòni". (Matteo 9:32-34)
31. Giunti presso i
discepoli, videro intorno a loro una gran folla e degli scribi che
discutevano con loro. Subito tutta la gente, come vide Gesù, fu sorpresa
e accorse a salutarlo. Egli domandò: "Di che cosa discutete con loro?"
Uno della folla gli rispose: "Maestro, ho condotto da te mio figlio che
ha uno spirito muto; e, quando si impadronisce di lui, dovunque sia, lo
fa cadere a terra; egli schiuma, stride i denti e rimane rigido. Ho
detto ai tuoi discepoli che lo scacciassero, ma non hanno potuto". Gesù
disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a
quando vi sopporterò? Portatelo qui da me". Glielo condussero; e come
vide Gesù, subito lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le
convulsioni; e, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù domandò al
padre: "Da quanto tempo gli avviene questo?" Egli disse: "Dalla sua
infanzia; e spesse volte lo ha gettato anche nel fuoco e nell'acqua per
farlo perire; ma tu, se puoi fare qualcosa, abbi pietà di noi e
aiutaci". E Gesù: "Dici: 'Se puoi!' Ogni cosa è possibile per chi
crede". Subito il padre del bambino esclamò: "Io credo; vieni in aiuto
alla mia incredulità". Gesù, vedendo che la folla accorreva, sgridò lo
spirito immondo, dicendogli: "Spirito muto e sordo, io te lo comando,
esci da lui e non rientrarvi più". Lo spirito, gridando e straziandolo
forte, uscì; e il bambino rimase come morto, e quasi tutti dicevano: "È
morto". Ma Gesù lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
Quando Gesù fu entrato in casa, i suoi discepoli gli domandarono in privato: "Perché non abbiamo potuto scacciarlo noi?" Egli disse loro: “Questa specie di spiriti non si può fare uscire in altro modo che con la Preghiera”. (Marco 9:14-29) [12]
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Quando Gesù fu entrato in casa, i suoi discepoli gli domandarono in privato: "Perché non abbiamo potuto scacciarlo noi?" Egli disse loro: “Questa specie di spiriti non si può fare uscire in altro modo che con la Preghiera”. (Marco 9:14-29) [12]
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[12] Nota del traduttore: Nel testo della Sacra Bibbia, cui
facciamo riferimento, questa citazione si trova in Marco 9:14-29 e non
in Marco 9:13-28 come scritto nell'originale francese.
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32. Allora gli fu presentato
un indemoniato, cieco e muto; ed egli lo guarì, in modo che il muto
parlava e vedeva. E tutta la folla stupiva e diceva: "Non è questi il
figlio di Davide?"
Ma i farisei, udendo ciò, dissero: "Costui non scaccia i demoni se non per l'aiuto di Belzebù, principe dei demoni". Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse loro: "Ogni regno diviso contro sé stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa contro sé stessa non potrà reggere. Se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro sé stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno? E se io scaccio i demoni con l'aiuto di Belzebù, con l'aiuto di chi li scacciano i vostri figli? Per questo, essi stessi saranno i vostri giudici. Ma se è con l'aiuto dello Spirito di Dio che io scaccio i demoni, è dunque giunto fino a voi il regno di Dio. (Matteo 12:22-28)
Ma i farisei, udendo ciò, dissero: "Costui non scaccia i demoni se non per l'aiuto di Belzebù, principe dei demoni". Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse loro: "Ogni regno diviso contro sé stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa contro sé stessa non potrà reggere. Se Satana scaccia Satana, egli è diviso contro sé stesso; come dunque potrà sussistere il suo regno? E se io scaccio i demoni con l'aiuto di Belzebù, con l'aiuto di chi li scacciano i vostri figli? Per questo, essi stessi saranno i vostri giudici. Ma se è con l'aiuto dello Spirito di Dio che io scaccio i demoni, è dunque giunto fino a voi il regno di Dio. (Matteo 12:22-28)
33. Le liberazioni dei
posseduti figurano, insieme alle guarigioni, tra gli atti più numerosi
di Gesù. Tra i fatti di tale natura, ve ne sono alcuni, come quello
riportato qui sopra, nel numero 30, in cui la possessione non è molto
evidente. È probabile che a quell'epoca, come d'altronde succede ancor
oggi, si attribuisse all'influenza dei demoni ogni malattia la cui causa
fosse sconosciuta. Ciò avveniva principalmente nei casi di mutismo,
epilessia e catalessi. Ci sono casi, però, in cui l'azione di Spiriti
malvagi è indubitabile; essi hanno con quelli di cui noi siamo testimoni
un'analogia così sorprendente che vi si riconoscono tutti i sintomi di
quel genere di affezione. La prova della partecipazione di una
intelligenza occulta, in simili casi, nasce da un fatto materiale: sono
le numerose guarigioni radicali ottenute, in alcuni centri spiritisti,
per mezzo della sola evocazione e moralizzazione degli Spiriti
ossessori, senza magnetizzazione né medicinali, e spesso in assenza e a
notevole distanza del paziente. L'immensa superiorità conferiva al
Cristo una tale autorità sugli Spiriti imperfetti, allora chiamati
demoni, che gli era sufficiente comandare loro di ritirarsi, perché essi
non potessero resistere a tale ingiunzione (cap. XIV, n. 46).
34. La storia di cattivi
Spiriti mandati a introdursi nel corpo dei maiali è contro ogni
probabilità. D'altronde, difficilmente avrebbe potuto spiegarsi la
presenza di un così numeroso branco di porci in un paese dove questo
animale era considerato con orrore ed era senza alcuna utilità per
l'alimentazione. Uno Spirito malvagio resta pur sempre uno Spirito
umano, ancora abbastanza imperfetto da fare il male dopo la morte, così
come lo faceva prima; inoltre è contro le leggi della natura ch'egli
possa animare il corpo di un animale. Bisogna dunque vedere in questa
storia una di quelle tipiche amplificazioni in tempi d'ignoranza e
superstizione; oppure potrebbe trattarsi di un'allegoria per
caratterizzare le tendenze immonde di certi Spiriti.
35. Gli ossessi e i
posseduti sembrava fossero molto numerosi in Giudea, ai tempi di Gesù,
la qual cosa gli dava l'occasione di guarirne molti. Indubbiamente, gli
Spiriti malvagi avevano invaso quel paese e causato una epidemia di
possessioni (cap. XIV, n. 49).
Senza presentare carattere epidemico, le ossessioni individuali sono estremamente frequenti e appaiono sotto gli aspetti più svariati, che solo una conoscenza approfondita dello Spiritismo fa riconoscere con facilità. Esse possono spesso avere conseguenze dannose per la salute, sia aggravando affezioni organiche preesistenti, sia determinandole. Un giorno esse saranno incontestabilmente catalogate tra le cause patologiche che richiedono, per la loro natura speciale, mezzi curativi speciali. Lo Spiritismo, facendo conoscere la causa del male, apre una strada nuova all'arte di guarire e fornisce alla scienza il mezzo di riuscire là dove spesso essa si arena per il solo fatto di non affrontare la causa prima del male (Il libro dei Medium, cap. XXIII).
Senza presentare carattere epidemico, le ossessioni individuali sono estremamente frequenti e appaiono sotto gli aspetti più svariati, che solo una conoscenza approfondita dello Spiritismo fa riconoscere con facilità. Esse possono spesso avere conseguenze dannose per la salute, sia aggravando affezioni organiche preesistenti, sia determinandole. Un giorno esse saranno incontestabilmente catalogate tra le cause patologiche che richiedono, per la loro natura speciale, mezzi curativi speciali. Lo Spiritismo, facendo conoscere la causa del male, apre una strada nuova all'arte di guarire e fornisce alla scienza il mezzo di riuscire là dove spesso essa si arena per il solo fatto di non affrontare la causa prima del male (Il libro dei Medium, cap. XXIII).
36.
Gesù era accusato dai farisei di scacciare i demoni con i demoni. Il
bene ch'egli faceva era, secondo loro, opera di Satana, senza riflettere
che Satana, scacciando sé stesso, avrebbe fatto un atto insensato. È da
notare che già i farisei di quel tempo pretendevano che ogni facoltà
trascendente, per questo motivo considerata soprannaturale, fosse opera
del demonio, poiché, secondo loro, Gesù stesso riceveva da costui il suo
potere. È questo un ulteriore punto di somiglianza con l'epoca attuale,
e questa dottrina è ancora quella che la Chiesa cerca di far prevalere
al giorno d'oggi contro le manifestazioni spiritiste. [82]
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[82] Non tutti i teologi, però, professano opinioni così assolute
sulla dottrina demoniaca. Ecco quella di un ecclesiastico, il cui valore
non potrebbe essere contestato dal clero. Nelle Conferenze sulla religione, di Monsignor Freyssinous, vescovo d'Hermopolis, (torno II , pag. 341; Parigi, 1825), troviamo il passo seguente:
"Se Gesù avesse operato i suoi miracoli grazie al demonio, il demonio avrebbe dunque lavorato a distruggere il suo stesso dominio e avrebbe impiegato il suo potere contro sé stesso. In verità, un demonio che cercasse di distruggere il regno del vizio per instaurare quello della virtù, sarebbe un demonio assai strano. Ecco perché Gesù, per respingere l'assurda accusa dei Giudei, diceva loro: 'Se io opero dei prodigi nel nome del demonio, il demonio è in discordia con sé stesso; egli, insomma, cerca di distruggersi!' Risposta, questa, che non consente repliche".
È precisamente il medesimo argomento che oppongono gli Spiritisti a coloro che attribuiscono al demonio i buoni consigli che ricevono dagli Spiriti. Il demonio agirebbe come un ladro professionista che restituisse tutto ciò che ha tubato e spingesse gli altri ladri a divenire persone oneste.
"Se Gesù avesse operato i suoi miracoli grazie al demonio, il demonio avrebbe dunque lavorato a distruggere il suo stesso dominio e avrebbe impiegato il suo potere contro sé stesso. In verità, un demonio che cercasse di distruggere il regno del vizio per instaurare quello della virtù, sarebbe un demonio assai strano. Ecco perché Gesù, per respingere l'assurda accusa dei Giudei, diceva loro: 'Se io opero dei prodigi nel nome del demonio, il demonio è in discordia con sé stesso; egli, insomma, cerca di distruggersi!' Risposta, questa, che non consente repliche".
È precisamente il medesimo argomento che oppongono gli Spiritisti a coloro che attribuiscono al demonio i buoni consigli che ricevono dagli Spiriti. Il demonio agirebbe come un ladro professionista che restituisse tutto ciò che ha tubato e spingesse gli altri ladri a divenire persone oneste.
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Resurrezioni
La figlia di Iairo
37. Gesù passò di nuovo in
barca all'altra riva, e una gran folla si radunò attorno a lui; ed egli
stava presso il mare. Ecco venire uno dei capi della sinagoga, chiamato
Iairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregò con
insistenza, dicendo: "La mia bambina sta morendo. Vieni a posare le mani
su di lei, affinché sia salva e viva". Gesù andò con lui, e molta gente
lo seguiva e lo stringeva da ogni parte.
(...) Mentre egli parlava ancora, vennero dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: "Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?" Ma Gesù udito quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: "Non temere; soltanto continua ad aver fede!" E non permise a nessuno di accompagnarlo, tranne che a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero a casa del capo della sinagoga; ed egli vide una gran confusione e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi ridevano di lui. Ma egli li mise tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui, ed entrò là dove era la bambina. E, presala per mano, le disse: "Talità cum!" che tradotto vuol dire: "Ragazza, ti dico: àlzati!" Subito la ragazza si alzò e camminava, perché aveva dodici anni. E furono subito presi da grande stupore. (Marco 5:21-24, 35-42)
(...) Mentre egli parlava ancora, vennero dalla casa del capo della sinagoga, dicendo: "Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?" Ma Gesù udito quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: "Non temere; soltanto continua ad aver fede!" E non permise a nessuno di accompagnarlo, tranne che a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero a casa del capo della sinagoga; ed egli vide una gran confusione e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi ridevano di lui. Ma egli li mise tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui, ed entrò là dove era la bambina. E, presala per mano, le disse: "Talità cum!" che tradotto vuol dire: "Ragazza, ti dico: àlzati!" Subito la ragazza si alzò e camminava, perché aveva dodici anni. E furono subito presi da grande stupore. (Marco 5:21-24, 35-42)
Il figlio della vedova di Nain
38. Poco dopo egli si avviò
verso una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una gran folla
andavano con lui. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che si
portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era
vedova; e molta gente della città era con lei. Il Signore, vedutala,
ebbe pietà di lei e le disse: "Non piangere!" E avvicinatosi toccò la
bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: "Ragazzo, dico a te,
àlzati!" Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù
lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: "Un grande profeta è sorto tra di noi" e: "Dio ha visitato il suo popolo". E questo dire intorno a Gesù si divulgò per tutta la Giudea e per tutto il paese intorno. (Luca 7:11-17)
Tutti furono presi da timore, e glorificavano Dio, dicendo: "Un grande profeta è sorto tra di noi" e: "Dio ha visitato il suo popolo". E questo dire intorno a Gesù si divulgò per tutta la Giudea e per tutto il paese intorno. (Luca 7:11-17)
39. Il ritorno alla vita
corporea di un individuo, realmente morto, sarebbe contrario alle leggi
della natura e, di conseguenza, un fatto miracoloso. Ora, non è il caso
di ricorrere a questo ordine di episodi per spiegare le resurrezioni
operate dal Cristo.
Se, presso di noi, le apparenze ingannano talvolta addirittura gli specialisti della medicina, casi di questo genere dovevano essere ben più frequenti in un paese dove non si prendeva nessuna precauzione in tal senso e dove la sepoltura era immediata. [83]
È dunque con ogni probabilità che, nei due esempi sopracitati, non si trattasse che di una sincope o letargia. Gesù stesso lo disse espressamente riguardo alla figlia di Iairo: La bambina, disse, non è morta, ma dorme.
Dato il potere fluidico che possedeva Gesù, non c'è affatto da stupirsi che questo fluido vivificante, diretto da una forte volontà, abbia rianimato i sensi in preda al torpore; che abbia perfino potuto richiamare nel corpo lo Spirito pronto ad abbandonarlo, non appena il legame perispiritistico si fosse definitivamente rotto. Per gli uomini di quel tempo, i quali consideravano un individuo morto non appena quello non respirava più, si trattava di una resurrezione, ed essi hanno potuto affermarlo in assoluta buona fede; mentre, in realtà, si trattava di una guarigione e non già di una resurrezione nell'accezione propria del termine.
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Se, presso di noi, le apparenze ingannano talvolta addirittura gli specialisti della medicina, casi di questo genere dovevano essere ben più frequenti in un paese dove non si prendeva nessuna precauzione in tal senso e dove la sepoltura era immediata. [83]
È dunque con ogni probabilità che, nei due esempi sopracitati, non si trattasse che di una sincope o letargia. Gesù stesso lo disse espressamente riguardo alla figlia di Iairo: La bambina, disse, non è morta, ma dorme.
Dato il potere fluidico che possedeva Gesù, non c'è affatto da stupirsi che questo fluido vivificante, diretto da una forte volontà, abbia rianimato i sensi in preda al torpore; che abbia perfino potuto richiamare nel corpo lo Spirito pronto ad abbandonarlo, non appena il legame perispiritistico si fosse definitivamente rotto. Per gli uomini di quel tempo, i quali consideravano un individuo morto non appena quello non respirava più, si trattava di una resurrezione, ed essi hanno potuto affermarlo in assoluta buona fede; mentre, in realtà, si trattava di una guarigione e non già di una resurrezione nell'accezione propria del termine.
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[83] Una prova di questo costume si trova negli Atti degli Apostoli:
"Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E un gran timore prese
tutti quelli che udirono queste cose. I giovani, alzatisi, ne avvolsero
il corpo e, portatolo fuori, lo seppellirono. Circa tre ore dopo, sua
moglie, non sapendo ciò che era accaduto, entrò". "Allora Pietro le
disse... ecc. Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò. I
giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono
accanto a suo marito" (Atti 5:5-7, 9-10).
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40. La
resurrezione di Lazzaro, checché se ne dica, non infirma minimamente
questo principio. Egli era, si dice, nel sepolcro da quattro giorni; ma
si sa che vi sono letargie che durano otto giorni e più. Si aggiunge che
puzzava, la qual cosa è un segno di decomposizione. Ma non attesta
nulla neppure questa asserzione, dato che in certi individui si
verifica, anche prima della morte, una decomposizione del corpo, che
esala così un odore putredinoso. La morte arriva soltanto allorché
vengono attaccati gli organi essenziali alla vita.
E chi poteva sapere s'egli puzzava? È sua sorella Marta che lo dice. Ma lei come poteva saperlo? Dal momento che Lazzaro era sepolto già da quattro giorni, ella poteva supporlo, ma non poteva averne la certezza (cap. XIV, n. 29). [84]
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E chi poteva sapere s'egli puzzava? È sua sorella Marta che lo dice. Ma lei come poteva saperlo? Dal momento che Lazzaro era sepolto già da quattro giorni, ella poteva supporlo, ma non poteva averne la certezza (cap. XIV, n. 29). [84]
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[84] Il seguente
caso prova che la decomposizione precede a volte la morte. Nel convento
del Buon Pastore, fondato a Tolone dall'abate Marin, cappellano delle
carceri per le fanciulle pentite, si trovava una giovane donna che aveva
sopportato le più terribili sofferenze con la calma e l'impassibilità
di una vittima espiatoria. In mezzo ai dolori, ella sembrava sorridere a
una visione celeste. Come santa Teresa, chiedeva di soffrire ancora,
mentre la sua carne se ne andava in pezzi, e la cancrena divorava le sue
membra. Con saggia previdenza, i medici avevano raccomandato di
procedere all'inumazione del corpo immediatamente dopo il decesso. Ma,
cosa singolare, non appena ella esalò l'ultimo respiro, ecco che ogni
processo di decomposizione si arrestò! Le esalazioni cadaveriche
cessarono, e per trentasei ore ella rimase esposta alle preghiere e alla
venerazione della comunità.
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Gesù cammina sull'acqua
41.
Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a
precederlo sull'altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente. Dopo
aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E
venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo.
Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. [85] E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: "È un fantasma!" E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: "Coraggio, sono io; non abbiate paura!" Pietro gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull'acqua". Egli disse: "Vieni!" E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull'acqua e andò verso Gesù. Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!" Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: "Veramente tu sei Figlio di Dio!" (Matteo 14:22-33)
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Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. [85] E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: "È un fantasma!" E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: "Coraggio, sono io; non abbiate paura!" Pietro gli rispose: "Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull'acqua". Egli disse: "Vieni!" E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull'acqua e andò verso Gesù. Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!" Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò. Allora quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: "Veramente tu sei Figlio di Dio!" (Matteo 14:22-33)
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[85] Lago di Genesareth o di Tiberiade.
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42. Questo fenomeno trova la sua spiegazione naturale nei principi già esposti al cap. XIV, n. 43.
Esempi analoghi provano che tale fenomeno non è né impossibile né miracoloso, poiché rientra nelle leggi della natura. In due modi esso può essersi prodotto.
Gesù, sebbene fosse vivo, è potuto apparire sull'acqua sotto una forma tangibile, mentre il suo corpo carnale era altrove; questa è l'ipotesi più probabile. Si possono perfino riconoscere, nel racconto, certi segni caratteristici delle apparizioni tangibili (cap. XIV, nn. 35-37).
D'altra parte, il suo corpo avrebbe potuto essere sostenuto, e la sua pesantezza essere neutralizzata dalla medesima forza fluidica che mantiene una tavola sospesa nello spazio senza alcun punto d'appoggio. Il medesimo effetto si è parecchie volte verificato su dei corpi umani.
Esempi analoghi provano che tale fenomeno non è né impossibile né miracoloso, poiché rientra nelle leggi della natura. In due modi esso può essersi prodotto.
Gesù, sebbene fosse vivo, è potuto apparire sull'acqua sotto una forma tangibile, mentre il suo corpo carnale era altrove; questa è l'ipotesi più probabile. Si possono perfino riconoscere, nel racconto, certi segni caratteristici delle apparizioni tangibili (cap. XIV, nn. 35-37).
D'altra parte, il suo corpo avrebbe potuto essere sostenuto, e la sua pesantezza essere neutralizzata dalla medesima forza fluidica che mantiene una tavola sospesa nello spazio senza alcun punto d'appoggio. Il medesimo effetto si è parecchie volte verificato su dei corpi umani.
La trasfigurazione
43.
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo, Giovanni e li
condusse soli, in disparte, sopra un alto monte. [86] E fu trasfigurato
in loro presenza; le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di
un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può dare. E apparve loro
Elia con Mosè, i quali stavano conversando con Gesù. Pietro, rivoltosi a
Gesù disse: "Rabbi, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te,
una per Mosè e una per Elia". Infatti non sapeva che cosa dire, perché
erano stati presi da spavento. Poi venne una nuvola che li copri con la
sua ombra; e dalla nuvola una voce: "Questo è il mio diletto Figlio;
ascoltatelo". E a un tratto, guardatisi attorno, non videro più nessuno
con loro, se non Gesù solo.
Poi, mentre scendevano dal monte, egli ordinò loro di non raccontare a nessuno le cose che avevano viste, se non quando il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Essi tennero per sé la cosa, domandandosi tra di loro che significasse quel risuscitare dai morti. (Marco 92-10)
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Poi, mentre scendevano dal monte, egli ordinò loro di non raccontare a nessuno le cose che avevano viste, se non quando il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Essi tennero per sé la cosa, domandandosi tra di loro che significasse quel risuscitare dai morti. (Marco 92-10)
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[86]
Il monte Thabor o Tabor, a sud-ovest del lago di Tiberiade e a 11 km
sud-est di Nazareth, ha un'altezza di circa 1000 metri.
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44. Ed è ancora nelle
proprietà del fluido perispiritistico che si può trovare la ragione di
questo fenomeno. La trasfigurazione — che è stata spiegata nel capitolo
XIV, n. 39 — è un fenomeno abbastanza comune: l'apparenza di un
individuo, in virtù della radiazione fluidica, può venire modificata. Ma
la purezza del perispirito di Gesù ha potuto permettere al suo Spirito
di donargli uno splendore eccezionale. In quanto all'apparizione di Mosè
e di Elia, essa rientra completamente nel caso di tutti i fenomeni del
medesimo genere (cap. XIV, n. 35 e ss.).
Di tutte le facoltà che si sono rivelate in Gesù, nessuna è al di fuori dalle condizioni dell'umanità e nessuna che non si riscontri nel più comune degli uomini, perché tali facoltà sono tutte nell'ordine della natura. Ma per la superiorità della sua essenza morale e delle sue qualità fluidiche, esse raggiungevano in Gesù proporzioni molto al di sopra di quelle dell'uomo comune. A parte il suo involucro carnale, Gesù ci mostrava lo stato dei puri Spiriti.
Di tutte le facoltà che si sono rivelate in Gesù, nessuna è al di fuori dalle condizioni dell'umanità e nessuna che non si riscontri nel più comune degli uomini, perché tali facoltà sono tutte nell'ordine della natura. Ma per la superiorità della sua essenza morale e delle sue qualità fluidiche, esse raggiungevano in Gesù proporzioni molto al di sopra di quelle dell'uomo comune. A parte il suo involucro carnale, Gesù ci mostrava lo stato dei puri Spiriti.
La tempesta placata
45. Un giorno egli salì su
una barca con i suoi discepoli, e disse loro: "Passiamo all'altra riva
del lago". E presero il largo. Mentre navigavano, egli si addormentò; e
si abbatté sul lago un turbine di vento, tanto che la barca si riempiva
d'acqua, ed essi erano in pericolo. I discepoli, avvicinatisi, lo
svegliarono, dicendo: "Maestro, Maestro, noi periamo!" Ma egli,
destatosi, sgridò il vento e i flutti, che si calmarono, e si fece
bonaccia. Poi disse loro: "Dov'è la vostra fede?" Ma essi, impauriti e
meravigliati, dicevano l'uno all'altro: "Chi è mai costui che comanda
anche ai venti e all'acqua, e gli ubbidiscono?" (Luca 8:22-25)
46. Ancora non conosciamo
abbastanza i segreti della natura per affermare, se esistano o non
esistano delle intelligenze occulte che presiedono all'azione degli
elementi. Nell'ipotesi affermativa, il fenomeno in questione potrebbe
essere il risultato di un atto di autorità su queste stesse
intelligenze, la qual cosa proverebbe l'esistenza di un potere che a
nessun uomo è dato di esercitare.
In ogni caso, Gesù che dorme tranquillamente durante la tempesta, attesta una sicurezza da parte sua che può spiegarsi con la circostanza secondo cui il suo Spirito vedeva che non c'era alcun pericolo e che la tempesta stava per placarsi.
In ogni caso, Gesù che dorme tranquillamente durante la tempesta, attesta una sicurezza da parte sua che può spiegarsi con la circostanza secondo cui il suo Spirito vedeva che non c'era alcun pericolo e che la tempesta stava per placarsi.
Le nozze di Cana
47. Questo miracolo,
menzionato nel solo Vangelo di Giovanni, è indicato come il primo che
Gesù abbia operato e, a questo titolo, tanto più avrebbe dovuto essere
uno dei più noti; bisogna allora supporre che abbia prodotto ben poca
sensazione, visto che nessun altro evangelista ne parla. Un fatto così
straordinario avrebbe dovuto meravigliare al sommo grado i convitati e
soprattutto il padrone di casa, i quali invece sembravano non essersene
neppure accorti.
Considerato in sé stesso, questo fatto ha poca importanza in confronto a quelli che veramente attestano le qualità spirituali di Gesù. Ammettendo che le cose si siano verificate come vengono riferite, è da notare che questo è il solo fenomeno di tal genere ch'egli abbia prodotto. Gesù era di una natura troppo elevata per interessarsi a degli effetti puramente materiali, adatti soltanto a provocare la curiosità della folla, che così l'avrebbe poi paragonato a un mago. Egli sapeva che le cose utili gli avrebbero procurato più simpatie e più adepti di quelle che possono passare per dei giochi di prestigio e che non toccano però il cuore (n. 27).
Benché, a rigor di logica, il fatto possa spiegarsi, sia pure fino a un certo punto, con un'azione fluidica, la quale — come negli esempi che il magnetismo ci offre — avrebbe cambiato le proprietà dell'acqua dandole il sapore del vino, questa ipotesi è tuttavia poco probabile. Infatti in tal caso l'acqua, che del vino avrebbe avuto soltanto il gusto, avrebbe però conservato il suo colore, cosa questa che non avrebbe mancato d'essere vistosamente notata. È più razionale vedervi una di quelle parabole così frequenti negli insegnamenti di Gesù, come quella del Figliol prodigo, della festa di nozze, del ricco malvagio, del fico disseccato e tante altre che hanno tuttavia il carattere di fatti compiuti da Gesù. Egli avrà forse fatto, durante il pranzo, un'allusione al vino e all'acqua, da cui avrà tratto un insegnamento. A giustificare questa opinione ci sono le parole che egli rivolge al maestro di tavola: "Tutti servono all'inizio il vino buono, e dopo che se n'è bevuto molto, allora servono quello di qualità inferiore; ma da parte vostra si è riservato il vino buono fino a quest'ora".
Tra le due ipotesi, è necessario scegliere la più razionale, e gli Spiritisti non sono tanto sprovveduti da vedere dappertutto soltanto fatti di manifestazione divina, né tanto assolutisti da pretendere di poter spiegare tutto con i fluidi.
Considerato in sé stesso, questo fatto ha poca importanza in confronto a quelli che veramente attestano le qualità spirituali di Gesù. Ammettendo che le cose si siano verificate come vengono riferite, è da notare che questo è il solo fenomeno di tal genere ch'egli abbia prodotto. Gesù era di una natura troppo elevata per interessarsi a degli effetti puramente materiali, adatti soltanto a provocare la curiosità della folla, che così l'avrebbe poi paragonato a un mago. Egli sapeva che le cose utili gli avrebbero procurato più simpatie e più adepti di quelle che possono passare per dei giochi di prestigio e che non toccano però il cuore (n. 27).
Benché, a rigor di logica, il fatto possa spiegarsi, sia pure fino a un certo punto, con un'azione fluidica, la quale — come negli esempi che il magnetismo ci offre — avrebbe cambiato le proprietà dell'acqua dandole il sapore del vino, questa ipotesi è tuttavia poco probabile. Infatti in tal caso l'acqua, che del vino avrebbe avuto soltanto il gusto, avrebbe però conservato il suo colore, cosa questa che non avrebbe mancato d'essere vistosamente notata. È più razionale vedervi una di quelle parabole così frequenti negli insegnamenti di Gesù, come quella del Figliol prodigo, della festa di nozze, del ricco malvagio, del fico disseccato e tante altre che hanno tuttavia il carattere di fatti compiuti da Gesù. Egli avrà forse fatto, durante il pranzo, un'allusione al vino e all'acqua, da cui avrà tratto un insegnamento. A giustificare questa opinione ci sono le parole che egli rivolge al maestro di tavola: "Tutti servono all'inizio il vino buono, e dopo che se n'è bevuto molto, allora servono quello di qualità inferiore; ma da parte vostra si è riservato il vino buono fino a quest'ora".
Tra le due ipotesi, è necessario scegliere la più razionale, e gli Spiritisti non sono tanto sprovveduti da vedere dappertutto soltanto fatti di manifestazione divina, né tanto assolutisti da pretendere di poter spiegare tutto con i fluidi.
La moltiplicazione dei pani
48. La moltiplicazione dei
pani è uno dei miracoli che ha più incuriosito i commentatori e che,
nello stesso tempo, ha monopolizzato l'estro degli increduli. Senza
curarsi di sondarne il senso allegorico, questi ultimi non vi hanno
scorto altro che un racconto puerile. Ma la maggior parte delle persone
ha ravvisato nella narrazione di questo fatto, sebbene sotto una forma
diversa da quella consueta, una parabola che raffronta il nutrimento
spirituale dell'anima con il nutrimento del corpo.
Vi si può tuttavia scorgere più di una semplice figura e ammettere, da un certo punto di vista, la realtà di un fatto materiale, senza che per questo si debba ricorrere al prodigio. Si sa che una grande preoccupazione spirituale o l'attenzione fortemente rivolta a una determinata cosa fanno dimenticare la fame. Ora, coloro che seguivano Gesù erano persone avide di ascoltarlo. Non c'è dunque niente di stupefacente nel fatto che, affascinati dalla sua parola e forse anche dalla potente azione magnetica ch'egli esercitava su di loro, essi non abbiano provato il bisogno materiale di mangiare.
Gesù, che prevedeva questo risultato, ha dunque potuto tranquillizzare i suoi discepoli dicendo, nel linguaggio figurato a lui abituale — ammesso che realmente fossero stati portati alcuni pani — che quei pani sarebbero stati sufficienti a sfamare la folla. Nello stesso tempo, egli dava loro una lezione: "Date loro, come nutrimento, voi stessi" diceva. Così insegnava loro che anch'essi potevano nutrire attraverso la parola.
Pertanto, a fianco del senso allegorico morale, si è potuto produrre un effetto fisiologico naturale molto conosciuto. Il prodigio, in questo caso, sta nell'influenza insita nella parola di Gesù, tanto potente da conquistare l'attenzione di una folla immensa, al punto di farle dimenticare di mangiare. Questa potenza morale testimonia della superiorità di Gesù molto più del fatto puramente materiale della moltiplicazione dei pani, che deve essere considerato come un'allegoria.
Questa spiegazione, d'altronde, si trova confermata da Gesù stesso, nei due passi che riportiamo di seguito.
Vi si può tuttavia scorgere più di una semplice figura e ammettere, da un certo punto di vista, la realtà di un fatto materiale, senza che per questo si debba ricorrere al prodigio. Si sa che una grande preoccupazione spirituale o l'attenzione fortemente rivolta a una determinata cosa fanno dimenticare la fame. Ora, coloro che seguivano Gesù erano persone avide di ascoltarlo. Non c'è dunque niente di stupefacente nel fatto che, affascinati dalla sua parola e forse anche dalla potente azione magnetica ch'egli esercitava su di loro, essi non abbiano provato il bisogno materiale di mangiare.
Gesù, che prevedeva questo risultato, ha dunque potuto tranquillizzare i suoi discepoli dicendo, nel linguaggio figurato a lui abituale — ammesso che realmente fossero stati portati alcuni pani — che quei pani sarebbero stati sufficienti a sfamare la folla. Nello stesso tempo, egli dava loro una lezione: "Date loro, come nutrimento, voi stessi" diceva. Così insegnava loro che anch'essi potevano nutrire attraverso la parola.
Pertanto, a fianco del senso allegorico morale, si è potuto produrre un effetto fisiologico naturale molto conosciuto. Il prodigio, in questo caso, sta nell'influenza insita nella parola di Gesù, tanto potente da conquistare l'attenzione di una folla immensa, al punto di farle dimenticare di mangiare. Questa potenza morale testimonia della superiorità di Gesù molto più del fatto puramente materiale della moltiplicazione dei pani, che deve essere considerato come un'allegoria.
Questa spiegazione, d'altronde, si trova confermata da Gesù stesso, nei due passi che riportiamo di seguito.
Il lievito dei farisei
49. I discepoli, passati
all'altra riva, si erano dimenticati di prendere dei pani. E Gesù disse
loro: "Guardatevi bene dal lievito dei farisei e dei sadducei". Ed essi
ragionavano tra di loro e dicevano: "Egli parla così, perché non abbiamo
preso dei pani".
Ma Gesù se ne accorse e disse: "Gente di poca fede, perché discutete tra di voi del fatto di non aver pane? Non capite ancora? Non vi ricordate dei cinque pani dei cinquemila uomini e quante ceste ne portaste via? Né dei sette pani dei quattromila uomini e quanti panieri ne portaste via? Come mai non capite che non è di pani che io vi parlavo? Ma guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".
Allora capirono che non aveva loro detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall'insegnamento dei farisei e dei sadducei. (Matteo 16:5-12)
Ma Gesù se ne accorse e disse: "Gente di poca fede, perché discutete tra di voi del fatto di non aver pane? Non capite ancora? Non vi ricordate dei cinque pani dei cinquemila uomini e quante ceste ne portaste via? Né dei sette pani dei quattromila uomini e quanti panieri ne portaste via? Come mai non capite che non è di pani che io vi parlavo? Ma guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".
Allora capirono che non aveva loro detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall'insegnamento dei farisei e dei sadducei. (Matteo 16:5-12)
Il pane del cielo
50. La folla che era rimasta
sull'altra riva del mare aveva notato che non c'era là altro che una
barca sola, e che Gesù non vi era entrato con i suoi discepoli, ma che i
discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da
Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il
Signore aveva reso grazie. La folla, dunque, quando ebbe visto che Gesù
non era là e che non vi erano i suoi discepoli, montò in quelle barche, e
andò a Cafarnao in cerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli
dissero: "Rabbi, quando sei giunto qui?"
Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico che voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo". Essi dunque gli dissero: "Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato". Allora essi gli dissero: "Quale segno miracoloso fai, dunque, perché lo vediamo e ti crediamo? Che operi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come è scritto: Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo".
Gesù disse loro: "In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo". Essi quindi gli dissero: "Signore, dacci sempre di codesto pane".
Gesù disse loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete". Ma io ve l'ho detto: "Voi mi avete visto, eppure non credete!" (Giovanni 6:22-36)
In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia". (Giovanni 6:47-50)
Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico che voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo". Essi dunque gli dissero: "Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" Gesù rispose loro: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato". Allora essi gli dissero: "Quale segno miracoloso fai, dunque, perché lo vediamo e ti crediamo? Che operi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come è scritto: Egli diede loro da mangiare del pane venuto dal cielo".
Gesù disse loro: "In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo". Essi quindi gli dissero: "Signore, dacci sempre di codesto pane".
Gesù disse loro: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete". Ma io ve l'ho detto: "Voi mi avete visto, eppure non credete!" (Giovanni 6:22-36)
In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia". (Giovanni 6:47-50)
51. Nel
primo passo, Gesù, ricordando l'effetto precedentemente prodotto dalle
sue parole, fa chiaramente capire che non si era affatto trattato di
pani materiali; altrimenti il paragone ch'egli stabilì con il lievito
dei farisei sarebbe stato senza scopo. "Ancora non comprendete?' egli
disse. "E non ricordate che cinque pani sono bastati per cinquemila
uomini e che sette pani sono bastati per quattromila uomini? Come non
comprendete che non era del pane che io vi parlavo, quando vi ho detto
di guardarvi dal lievito dei farisei?" Questo confronto non avrebbe
alcuna ragion d'essere nell'ipotesi di una moltiplicazione materiale. Il
fatto sarebbe stato così straordinario in sé stesso che avrebbe
senz'altro colpito l'immaginazione dei suoi discepoli, i quali tuttavia
non sembravano affatto ricordarsene.
Ed è ciò che non meno chiaramente risulta dal discorso di Gesù sul pane del cielo, nel quale egli cerca di far comprendere il vero significato del nutrimento spirituale. "Lavorate", egli dice, "non per avere il nutrimento che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell'Uomo vi darà". Questo nutrimento è la sua parola, che è il pane disceso dal cielo e che dà vita al mondo. "Io sono", egli dice, "il pane di vita; colui che viene a me non avrà fame, e colui che crede in me non avrà mai sete".
Ma queste distinzioni erano troppo sottili per quelle rozze nature, che comprendevano soltanto le cose tangibili. La manna che aveva nutrito il corpo dei loro avi era per essi il vero pane del cielo. Là stava il miracolo. Se, dunque, l'episodio della moltiplicazione dei pani aveva avuto luogo materialmente, come mai quegli stessi uomini, a favore dei quali tale moltiplicazione si sarebbe prodotta pochi giorni prima, ne sarebbero rimasti così poco colpiti? Così poco colpiti da chiedere a Gesù: "Quale miracolo fai dunque tu, affinché noi, vedendolo, possiamo crederti? Che cosa fai tu di straordinario?" Il fatto è che essi per miracoli intendevano quei prodigi che anche i farisei reclamavano, vale a dire dei segnali nel cielo, effettuati a comando, come con la bacchetta magica di un incantatore. Ciò che faceva Gesù era troppo semplice né troppo si allontanava dalle leggi della natura; le guarigioni stesse non avevano un carattere né abbastanza strano né abbastanza straordinario; i miracoli spirituali non possedevano sufficiente corpo per loro.
Ed è ciò che non meno chiaramente risulta dal discorso di Gesù sul pane del cielo, nel quale egli cerca di far comprendere il vero significato del nutrimento spirituale. "Lavorate", egli dice, "non per avere il nutrimento che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell'Uomo vi darà". Questo nutrimento è la sua parola, che è il pane disceso dal cielo e che dà vita al mondo. "Io sono", egli dice, "il pane di vita; colui che viene a me non avrà fame, e colui che crede in me non avrà mai sete".
Ma queste distinzioni erano troppo sottili per quelle rozze nature, che comprendevano soltanto le cose tangibili. La manna che aveva nutrito il corpo dei loro avi era per essi il vero pane del cielo. Là stava il miracolo. Se, dunque, l'episodio della moltiplicazione dei pani aveva avuto luogo materialmente, come mai quegli stessi uomini, a favore dei quali tale moltiplicazione si sarebbe prodotta pochi giorni prima, ne sarebbero rimasti così poco colpiti? Così poco colpiti da chiedere a Gesù: "Quale miracolo fai dunque tu, affinché noi, vedendolo, possiamo crederti? Che cosa fai tu di straordinario?" Il fatto è che essi per miracoli intendevano quei prodigi che anche i farisei reclamavano, vale a dire dei segnali nel cielo, effettuati a comando, come con la bacchetta magica di un incantatore. Ciò che faceva Gesù era troppo semplice né troppo si allontanava dalle leggi della natura; le guarigioni stesse non avevano un carattere né abbastanza strano né abbastanza straordinario; i miracoli spirituali non possedevano sufficiente corpo per loro.
La tentazione di Gesù
52.
Gesù trasportato dal diavolo sulla sommità del tempio, poi su di una
montagna, e da lui tentato, è una di quelle parabole che gli erano
familiari e che la credulità pubblica trasformò in fatti materiali. [87]
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[87] La spiegazione che segue è tratta testualmente da un insegnamento dato a questo riguardo da uno Spirito.
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53.
Gesù non fu sollevato. Egli voleva soltanto far sì che gli uomini
comprendessero che l'umanità è soggetta a fallire e che deve sempre
stare in guardia contro le cattive ispirazioni, alle quali la sua
fragile natura la porta a cedere. La tentazione di Gesù è dunque una
raffigurazione simbolica, e bisognerebbe essere ciechi per prenderla
come reale. Come potreste supporre che il Messia, il Verbo di Dio
incarnato, sia stato sottoposto, per un certo tempo, per breve che sia
stato, alle suggestioni del demonio, e che — come è detto nel Vangelo di
Luca — il demonio l'abbia lasciato per un certo tempo? Tutto
ciò porterebbe a pensare che il Cristo sarebbe ancora sottoposto al
potere di questa entità. No. Comprendete meglio gli insegnamenti che vi
sono stati dati. Lo Spirito del male non poteva nulla sull'essenza del
bene. Nessuno ha detto di aver visto Gesù sulla montagna né sulla
sommità del tempio. Certamente, sarebbe stato un fatto tale da
propagarsi tra tutti i popoli. La tentazione non fu affatto dunque un
atto né materiale né fisico. Riguardo all'atto morale, potreste forse
ammettere che lo Spirito delle tenebre potesse dire a colui che
conosceva la sua origine e il suo potere: "Adorami, e io ti darò tutti i
reami della Terra"? Il demonio avrebbe quindi ignorato chi era colui al
quale egli faceva simili offerte, cosa che non è probabile. Se invece
lo conosceva, la sua profferta sarebbe stata un nonsenso, perché sapeva
bene che sarebbe stato respinto da colui che veniva a distruggere il suo
dominio sugli uomini.
Cercate di comprendere dunque il senso di questa parabola, perché come quella de Il Figliol prodigo e quella de Il Buon Samaritano, anch'essa è una parabola. L'una ci mostra i pericoli che corrono gli uomini, se non resistono a quella voce intima che grida loro senza tregua: "Tu puoi essere più di quello che sei; tu puoi possedere più di quello che possiedi; tu puoi ingrandirti, tu puoi ottenere molto di più. Cedi alla voce dell'ambizione, e tutti i tuoi desideri saranno esauditi." La parabola vi mostra il pericolo e vi dà il mezzo per evitarlo, dicendo alle cattive ispirazioni: Ritirati, Satana! o con altre parole: Indietreggia, tentazione!
Le altre due parabole che ho ricordato vi mostrano ciò che può ancora sperare colui che, troppo debole per scacciare il demonio, ha ceduto alle sue tentazioni. Vi mostrano la misericordia del padre di famiglia che stende la sua mano sulla fronte del figlio pentito e che gli accorda, con amore, il perdono implorato. Vi mostrano il colpevole, lo scismatico, l'uomo respinto dai suoi fratelli, che vale di più, agli occhi del Giudice supremo, di coloro che lo disprezzano, perché egli pratica le virtù insegnate dalla legge d'amore.
Considerate bene gli insegnamenti dati nei Vangeli. Sappiate distinguere ciò che va preso alla lettera da ciò che va preso in senso figurato, e gli errori, che vi hanno reso ciechi per tanti secoli, si cancelleranno a poco a poco, per far posto alla luce splendente della verità (Bordeaux, 1862. GIOVANNI, EVANG).
Cercate di comprendere dunque il senso di questa parabola, perché come quella de Il Figliol prodigo e quella de Il Buon Samaritano, anch'essa è una parabola. L'una ci mostra i pericoli che corrono gli uomini, se non resistono a quella voce intima che grida loro senza tregua: "Tu puoi essere più di quello che sei; tu puoi possedere più di quello che possiedi; tu puoi ingrandirti, tu puoi ottenere molto di più. Cedi alla voce dell'ambizione, e tutti i tuoi desideri saranno esauditi." La parabola vi mostra il pericolo e vi dà il mezzo per evitarlo, dicendo alle cattive ispirazioni: Ritirati, Satana! o con altre parole: Indietreggia, tentazione!
Le altre due parabole che ho ricordato vi mostrano ciò che può ancora sperare colui che, troppo debole per scacciare il demonio, ha ceduto alle sue tentazioni. Vi mostrano la misericordia del padre di famiglia che stende la sua mano sulla fronte del figlio pentito e che gli accorda, con amore, il perdono implorato. Vi mostrano il colpevole, lo scismatico, l'uomo respinto dai suoi fratelli, che vale di più, agli occhi del Giudice supremo, di coloro che lo disprezzano, perché egli pratica le virtù insegnate dalla legge d'amore.
Considerate bene gli insegnamenti dati nei Vangeli. Sappiate distinguere ciò che va preso alla lettera da ciò che va preso in senso figurato, e gli errori, che vi hanno reso ciechi per tanti secoli, si cancelleranno a poco a poco, per far posto alla luce splendente della verità (Bordeaux, 1862. GIOVANNI, EVANG).
Prodigi alla morte di Gesù
54. Dall'ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. (Matteo 27:45)
Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono, le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti. (Matteo 27:51-53)
Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono, le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti. (Matteo 27:51-53)
55. È singolare che tali
prodigi, che avvenivano nello stesso momento in cui l'attenzione della
città era completamente fissata sul supplizio di Gesù, che era
l'avvenimento del giorno, non siano stati osservati, dal momento che
nessuno storico ne fa menzione. Sembra impossibile che un terremoto e tutta la Terra
avvolta dalle tenebre per tre ore, in un paese dove il cielo è sempre
di una limpidezza perfetta, siano potuti passare in modo così
inavvertito.
La durata di questa oscurità è pressappoco proprio quella di una eclisse di sole, ma questo genere di eclisse non si verifica che con la luna nuova, e la morte di Gesù ebbe luogo durante i plenilunio, il giorno 14 del mese di Nissan, giorno della Pasqua dei Giudei. L'oscuramento del Sole può anche essere causato dalle macchie che si osservano sulla sua superficie. In tal caso lo splendore della luce è sensibilmente affievolita, ma giammai al punto di produrre l'oscurità e le tenebre. Supponendo che un fenomeno di questo genere si sia verificato a quell'epoca, si sarebbe comunque trattato di una causa perfettamente naturale. [88]
In quanto ai morti resuscitati, può darsi che alcune persone abbiano avuto delle visibili o apparizioni, la qual cosa non è affatto eccezionale; ma siccome allora non si conosceva la causa di questo fenomeno, si è immaginato che gli individui apparsi uscissero dai sepolcri.
Sconvolti dalla morte del loro Maestro, i discepoli di Gesù, hanno senza dubbio legato a essa alcuni fatti particolari, ai quali non avrebbero dato alcuna attenzione in altre circostanze. Potrebbe essere bastato che un frammento di roccia si fosse staccato in quel momento, perché persone predisposte al meraviglioso vi vedessero un prodigio, e che, amplificando il fatto, dicessero che le rocce si erano spaccate.
Gesù è grande per le sue opere, di certo non per i quadri fantastici di cui un entusiasmo poco ponderato ha creduto di doverlo circondare.
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La durata di questa oscurità è pressappoco proprio quella di una eclisse di sole, ma questo genere di eclisse non si verifica che con la luna nuova, e la morte di Gesù ebbe luogo durante i plenilunio, il giorno 14 del mese di Nissan, giorno della Pasqua dei Giudei. L'oscuramento del Sole può anche essere causato dalle macchie che si osservano sulla sua superficie. In tal caso lo splendore della luce è sensibilmente affievolita, ma giammai al punto di produrre l'oscurità e le tenebre. Supponendo che un fenomeno di questo genere si sia verificato a quell'epoca, si sarebbe comunque trattato di una causa perfettamente naturale. [88]
In quanto ai morti resuscitati, può darsi che alcune persone abbiano avuto delle visibili o apparizioni, la qual cosa non è affatto eccezionale; ma siccome allora non si conosceva la causa di questo fenomeno, si è immaginato che gli individui apparsi uscissero dai sepolcri.
Sconvolti dalla morte del loro Maestro, i discepoli di Gesù, hanno senza dubbio legato a essa alcuni fatti particolari, ai quali non avrebbero dato alcuna attenzione in altre circostanze. Potrebbe essere bastato che un frammento di roccia si fosse staccato in quel momento, perché persone predisposte al meraviglioso vi vedessero un prodigio, e che, amplificando il fatto, dicessero che le rocce si erano spaccate.
Gesù è grande per le sue opere, di certo non per i quadri fantastici di cui un entusiasmo poco ponderato ha creduto di doverlo circondare.
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[88] Sulla superficie del Sole si hanno costantemente delle macchie
fisse, che seguono il suo movimento di rotazione e che sono servite a
determinarne la durata. Ma, a volte, queste macchie aumentano di numero,
di estensione e d'intensità, ed è allora che si verifica una
diminuzione della luce e del calore solare. Questo aumento del numero
delle macchie sembra coincidere con certi fenomeni astronomici e con la
relativa posizione di alcuni pianeti, cosa che ne determina la
riapparizione periodica. La durata di questo oscuramento è molto
variabile; talvolta essa è soltanto di due o tre ore, ma nell'anno 535
d.C. ci fu un oscuramento che durò quattordici mesi.
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Apparizioni di Gesù dopo la sua morte
56. Maria [Maddalena],
invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre
piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, ed ecco vide due
angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l'altro ai piedi, lì
dov'era stato il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna, perché
piangi?" Ella rispose loro: "Perché hanno tolto il mio Signore e non so
dove l'abbiano deposto".
Detto questo si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?" Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: "Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò".
Gesù le disse: "Maria!" Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: "Rabbuní!" che vuol dire: "Maestro!" Gesù le disse: "Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: 'Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro'".
Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose. (Giovanni 20:11-18)
Detto questo si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?" Ella, pensando che fosse l'ortolano, gli disse: "Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò".
Gesù le disse: "Maria!" Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: "Rabbuní!" che vuol dire: "Maestro!" Gesù le disse: "Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: 'Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro'".
Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore, e che egli le aveva detto queste cose. (Giovanni 20:11-18)
57. Due di loro se ne
andavano in quello stesso giorno a un villaggio di nome Emmaus, distante
da Gerusalemme sessanta stadi; e parlavano tra di loro di tutte le cose
che erano accadute. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù
stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano. Egli
domandò loro: "Di che discorrete fra di voi lungo il cammino?" Ed essi
si fermarono tutti tristi. Uno dei due, che si chiamava Cleopa, gli
rispose: "Tu solo, tra i forestieri, stando in Gerusalemme, non hai
saputo le cose che vi sono accadute in questi giorni?" Egli disse loro:
"Quali?" Essi gli risposero: "Il fatto di Gesù Nazareno, che era un
profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo;
come i capi dei sacerdoti e i nostri magistrati lo hanno fatto
condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui
che avrebbe liberato Israele; invece, con tutto ciò, ecco il terzo
giorno da quando sono accadute queste cose. È vero che certe donne tra
di noi ci hanno fatto stupire; andate la mattina di buon'ora al
sepolcro, non hanno trovato il suo corpo, e sono ritornate dicendo di
aver avuto anche una visione di angeli, i quali dicono che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato tutto come
avevano detto le donne; ma lui non lo hanno visto". Allora Gesù disse
loro: "O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i
profeti hanno dette! Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare
nella sua gloria?" E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò
loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano. Quando si furono
avvicinati al villaggio dove andavano, egli fece come se volesse
proseguire. Essi lo trattennero, dicendo: "Rimani con noi, perché si fa
sera e il giorno sta per finire". Ed egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo
diede loro. Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero; ma egli scomparve alla loro vista.
Ed essi dissero l'uno all'altro: "Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?" E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, i quali dicevano: "Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone". Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane.
Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro, e disse: "Pace a voi!" Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere un fantasma. Ed egli disse loro: "Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io". E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma siccome per la gioia non credevano ancora e si stupivano, disse loro: "Avete qui qualcosa da mangiare?" Essi gli porsero un pezzo di pesce arrostito; egli lo prese, e mangiò in loro presenza.
Poi disse loro: "Queste sono le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente per capire le Scritture e disse loro: "Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Voi siete testimoni di queste cose.
Ed ecco io mando su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi, rimanete in questa città, finché siate rivestiti di potenza dall'alto. (Luca 24:13-49)
Ed essi dissero l'uno all'altro: "Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi mentr'egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?" E, alzatisi in quello stesso momento, tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli undici e quelli che erano con loro, i quali dicevano: "Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone". Essi pure raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come era stato da loro riconosciuto nello spezzare il pane.
Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro, e disse: "Pace a voi!" Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere un fantasma. Ed egli disse loro: "Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io". E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma siccome per la gioia non credevano ancora e si stupivano, disse loro: "Avete qui qualcosa da mangiare?" Essi gli porsero un pezzo di pesce arrostito; egli lo prese, e mangiò in loro presenza.
Poi disse loro: "Queste sono le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi". Allora aprì loro la mente per capire le Scritture e disse loro: "Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Voi siete testimoni di queste cose.
Ed ecco io mando su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi, rimanete in questa città, finché siate rivestiti di potenza dall'alto. (Luca 24:13-49)
58. Or, Tommaso, detto
Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri
discepoli dunque gli dissero: "Abbiamo visto il Signore!" Ma egli disse
loro: "Se non vedo sulle sue mani il segno dei chiodi e se non metto il
mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo
costato, io non crederò".
Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: "Pace a voi!" Poi disse a Tommaso: "Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente". Tommaso gli rispose: "Signor mio e Dio mio!" Gesù gli disse: "Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Giovanni 20:24-29)
Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: "Pace a voi!" Poi disse a Tommaso: "Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente". Tommaso gli rispose: "Signor mio e Dio mio!" Gesù gli disse: "Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Giovanni 20:24-29)
59. Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mar di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera.
Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. Simon Pietro disse loro: "Vado a pescare". Essi gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. Allora Gesù disse loro: "Figlioli, avete del pesce?" Gli risposero: "No". Edi egli disse loro: "Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete". Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!" Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare. Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra (circa duecento cubiti), trascinando la rete con i pesci. (Giovanni 21:1-8)
Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. Simon Pietro disse loro: "Vado a pescare". Essi gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. Allora Gesù disse loro: "Figlioli, avete del pesce?" Gli risposero: "No". Edi egli disse loro: "Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete". Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!" Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare. Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra (circa duecento cubiti), trascinando la rete con i pesci. (Giovanni 21:1-8)
60. Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo. Ed essi, adoratolo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio, benedicendo Dio. (Luca 24:50-53)
61. Le apparizioni di Gesù
dopo la sua morte sono riferite da tutti gli evangelisti con dettagli
circostanziati, i quali non permettono di dubitare della realtà dei
fatti. Esse, d'altronde, si spiegano perfettamente attraverso le leggi
fluidiche e le proprietà del perispirito e non presentano niente di
anomalo rispetto ai fenomeni del medesimo genere di cui la storia,
antica e contemporanea, offre numerosi esempi, senza escluderne la
tangibilità. Se si osservano le circostanze che hanno accompagnato le
diverse apparizioni di Gesù, si riconoscono in lui, in quei momenti,
tutti i caratteri di un essere fluidico. Egli inaspettatamente appare ed
egualmente scompare; è visto da alcuni e non da altri, sotto apparenze
che non lo fanno riconoscere neppure dai suoi discepoli; si mostra in
luoghi inaccessibili dove un corpo carnale non sarebbe potuto penetrare;
anche il suo linguaggio manca di quella vivacità tipica d'un essere
corporeo; egli ha un tono deciso e sentenzioso, che è peculiarità degli
Spiriti che si manifestano in questo modo; tutti i suoi comportamenti,
in una parola, hanno un qualcosa che non è del mondo terrestre. La sua
visione causa sorpresa e, allo stesso tempo, paura; i suoi discepoli,
vedendolo, non gli parlano con la medesima libertà di prima. Sentono che
questo non è più un uomo.
Gesù s'è dunque mostrato con il suo corpo perispiritistico, la qual cosa spiega perché non è stato visto se non da coloro ai quali egli ha voluto farsi vedere. Se avesse avuto il suo corpo carnale, sarebbe stato visto da chiunque, come quando era vivo. I suoi discepoli, ignorando la causa fondamentale del fenomeno delle apparizioni, non si rendevano conto di queste particolarità, cui probabilmente non prestavano attenzione. Vedevano Gesù, lo toccavano, e per loro quello doveva essere il suo corpo resuscitato (cap. XIV, nn. 14, 35-38).
Gesù s'è dunque mostrato con il suo corpo perispiritistico, la qual cosa spiega perché non è stato visto se non da coloro ai quali egli ha voluto farsi vedere. Se avesse avuto il suo corpo carnale, sarebbe stato visto da chiunque, come quando era vivo. I suoi discepoli, ignorando la causa fondamentale del fenomeno delle apparizioni, non si rendevano conto di queste particolarità, cui probabilmente non prestavano attenzione. Vedevano Gesù, lo toccavano, e per loro quello doveva essere il suo corpo resuscitato (cap. XIV, nn. 14, 35-38).
62.
Allorché l'incredulità respinge tutti i fatti compiuti da Gesù, avendo
tali fatti un'apparenza soprannaturale, e li considera, senza eccezione,
come leggendari, lo Spiritismo dà della maggior parte di questi fatti
una spiegazione naturale. Ne verifica la possibilità, non soltanto con
la teoria delle leggi fluidiche, ma anche attraverso la loro identità
con fatti analoghi prodotti da un'immensità di persone nelle situazioni
più comuni. Poiché questi fatti sono, in certo qual modo di dominio
pubblico, essi non provano nulla, in linea di massima, in relazione alla
natura eccezionale di Gesù. [89]
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[89] I numerosi fatti contemporanei di guarigioni, apparizioni, possessioni, doppia vista e altro, che sono riferiti nella Rivista Spiritista, e
rievocati nelle note qui sopra, offrono, finanche nelle circostanze del
dettaglio, un'analogia così sorprendente con quelli riferiti dal
Vangelo, che la somiglianza degli effetti e delle cause resta evidente.
Ci si chiede allora perché il medesimo fatto avrebbe oggi una causa
naturale, e ieri soprannaturale; diabolica secondo alcuni e divina
secondo altri. Se fosse stato possibile metterli qui al confronto gli
uni con gli altri, il raffronto sarebbe stato più facile; ma il loro
numero e gli sviluppi, di cui la maggior parte necessita, non lo hanno
permesso.-------------------------
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63.
Il più grande dei miracoli che Gesù ha compiuto, quello che attesta
veramente la sua superiorità, è la rivoluzione che i suoi insegnamenti
hanno operato nel mondo, nonostante l'esiguità dei suoi mezzi d'azione.
In effetti Gesù, oscuro, povero, nato nella più umile delle condizioni, presso un piccolo popolo quasi ignorato e senza alcuna preponderanza né politica né artistica né letteraria, non predica che per soli tre anni. Durante questo breve spazio di tempo è rinnegato e perseguitato dai suoi concittadini, calunniato, trattato da impostore. È obbligato a fuggire per sottrarsi alla lapidazione. È tradito da uno dei suoi apostoli, rinnegato da un altro, abbandonato da tutti nel momento in cui cade nelle mani dei suoi nemici. Faceva soltanto del bene, e ciò non lo poneva al riparo dalla malevolenza che, dagli stessi servigi ch'egli prestava, traeva i motivi per accusarlo. Condannato al supplizio riservato ai criminali, egli muore ignorato dal mondo, perché la storia di quell'epoca, nulla dice al riguardo. [90] Non ha scritto nulla; tuttavia, grazie a pochi e oscuri uomini come lui, è bastata la sua parola per rigenerare il mondo. La sua dottrina ha ucciso l'onnipotente paganesimo ed è diventata la fiaccola della civilizzazione. Egli aveva contro di sé tutto ciò che può far arrestare il progresso degli uomini. È per questo che noi diciamo che il trionfo della sua dottrina è il più grande dei suoi miracoli, nel tempo stesso che essa dimostra la sua missione divina. Se, al posto di principi sociali e rigeneratori, fondati sull'avvenire spirituale dell'uomo, egli non avesse avuto altro da offrire alla posterità che qualche fatto prodigioso, a stento forse oggi lo si conoscerebbe di nome.
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In effetti Gesù, oscuro, povero, nato nella più umile delle condizioni, presso un piccolo popolo quasi ignorato e senza alcuna preponderanza né politica né artistica né letteraria, non predica che per soli tre anni. Durante questo breve spazio di tempo è rinnegato e perseguitato dai suoi concittadini, calunniato, trattato da impostore. È obbligato a fuggire per sottrarsi alla lapidazione. È tradito da uno dei suoi apostoli, rinnegato da un altro, abbandonato da tutti nel momento in cui cade nelle mani dei suoi nemici. Faceva soltanto del bene, e ciò non lo poneva al riparo dalla malevolenza che, dagli stessi servigi ch'egli prestava, traeva i motivi per accusarlo. Condannato al supplizio riservato ai criminali, egli muore ignorato dal mondo, perché la storia di quell'epoca, nulla dice al riguardo. [90] Non ha scritto nulla; tuttavia, grazie a pochi e oscuri uomini come lui, è bastata la sua parola per rigenerare il mondo. La sua dottrina ha ucciso l'onnipotente paganesimo ed è diventata la fiaccola della civilizzazione. Egli aveva contro di sé tutto ciò che può far arrestare il progresso degli uomini. È per questo che noi diciamo che il trionfo della sua dottrina è il più grande dei suoi miracoli, nel tempo stesso che essa dimostra la sua missione divina. Se, al posto di principi sociali e rigeneratori, fondati sull'avvenire spirituale dell'uomo, egli non avesse avuto altro da offrire alla posterità che qualche fatto prodigioso, a stento forse oggi lo si conoscerebbe di nome.
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[90] Lo storico ebreo Josèphe è l'unico che ne parli, ma non dice che pochissime cose.
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Scomparsa del corpo di Gesù
64. La sparizione del corpo
di Gesù dopo la sua morte è stata oggetto di numerosi commentari; essa è
attestata dai quattro evangelisti, sulla base del racconto delle donne
che si sono presentate al sepolcro il terzo giorno dopo la crocefissione
e non ve l'hanno trovato. Alcuni hanno ravvisato in questa scomparsa un
fatto miracoloso, altri hanno supposto un trafugamento e un trasporto
clandestini.
Secondo un'altra congettura, Gesù non avrebbe rivestito un corpo carnale, ma soltanto un corpo fluidico. Egli non sarebbe stato, durante tutta la sua vita, che un'apparizione tangibile, in una parola, una sorta di agenere. La sua nascita, la sua morte e tutti gli atti materiali della sua vita non sarebbero stati che un'apparenza. È così, si dice, che il suo corpo, ritornato allo stato fluido, è potuto scomparire dal sepolcro, ed è con quel medesimo corpo che si sarebbe mostrato dopo la sua morte.
Senza dubbio, un simile fatto non è radicalmente impossibile, dopo quello che al giorno d'oggi si sa sulle proprietà dei fluidi; ma sarebbe almeno veramente eccezionale e in deciso contrasto con il carattere degli ageneri (cap. XIV, n. 36). La questione sta dunque nel sapere se una tale ipotesi è ammissibile e se essa è confermata o contraddetta dai fatti.
Secondo un'altra congettura, Gesù non avrebbe rivestito un corpo carnale, ma soltanto un corpo fluidico. Egli non sarebbe stato, durante tutta la sua vita, che un'apparizione tangibile, in una parola, una sorta di agenere. La sua nascita, la sua morte e tutti gli atti materiali della sua vita non sarebbero stati che un'apparenza. È così, si dice, che il suo corpo, ritornato allo stato fluido, è potuto scomparire dal sepolcro, ed è con quel medesimo corpo che si sarebbe mostrato dopo la sua morte.
Senza dubbio, un simile fatto non è radicalmente impossibile, dopo quello che al giorno d'oggi si sa sulle proprietà dei fluidi; ma sarebbe almeno veramente eccezionale e in deciso contrasto con il carattere degli ageneri (cap. XIV, n. 36). La questione sta dunque nel sapere se una tale ipotesi è ammissibile e se essa è confermata o contraddetta dai fatti.
65. Il soggiorno di Gesù
sulla Terra presenta due periodi: quello che ha preceduto e quello che è
seguito alla sua morte. Nel primo, dal momento del concepimento fino
alla nascita, tutto si svolge, per quanto si riferisce alla madre,
secondo le normali condizioni della vita. [91]
Dalla nascita alla morte, tutto, nei suoi atti, nel suo linguaggio e nelle diverse circostanze della sua vita, presenta i caratteri inequivocabili della corporeità. I fenomeni di ordine psichico, che si producono in lui, sono accidentali e non hanno niente di anomalo, poiché si spiegano attraverso le proprietà del perispirito, e si riscontrano, in vari gradi, presso altri individui. Dopo la sua morte, al contrario, tutto in lui rivela l'essere fluidico. La differenza tra i due stati è talmente netta che non è possibile equipararli.
Il corpo carnale ha le proprietà inerenti alla materia propriamente detta, e che differiscono essenzialmente da quelle dei fluidi eterei; la disorganizzazione vi si opera attraverso la rottura della coesione molecolare. Uno strumento tagliente, penetrando nel corpo materiale, ne divide i tessuti; se vengono attaccati organi essenziali alla vita, il funzionamento si arresta, e sopraggiunge la morte, cioè, la morte del corpo. Non esistendo questa coesione nei corpi fluidici, la vita non dipende dal molo di organi speciali, e non possono pertanto produrvisi disordini analoghi. Uno strumento tagliente, o qualsiasi altro, penetra in un corpo fluidico come se penetrasse in una massa di vapore, senza perciò causarvi alcuna lesione. Ecco perché questo genere di corpi non può morire, e perché gli esseri designati con il nome di ageneri non possono essere uccisi.
Dopo il supplizio, il corpo di Gesù rimase là, inerte e senza vita; fu sepolto come i corpi normali, e chiunque poté vederlo e toccarlo. Dopo la resurrezione, allorché vuole lasciare la Terra, egli non muore. Il suo corpo s'innalza, svanisce e scompare, senza lasciare nessuna traccia, prova evidente che questo corpo era di una natura diversa da quella del corpo che perì sulla croce. Da ciò si deve concludere che se a Gesù fu possibile morire è perché aveva un corpo carnale.
In virtù delle sue proprietà materiali, il corpo carnale è la sede delle sensazioni e dei dolori fisici che si ripercuotono nel centro sensitivo o Spirito. Pertanto non è il corpo che soffre, ma è lo Spirito che riceve il contraccolpo delle lesioni o alterazioni dei tessuti organici. In un corpo, privato dello Spirito, la sensazione è assolutamente nulla; per la medesima ragione, lo Spirito, che non ha un corpo materiale, non può provare le sofferenze, le quali sono il risultato dell'alterazione della materia. Da ciò si deve egualmente concludere che se Gesù ha sofferto materialmente — siccome non se ne può dubitare — è per il fatto che aveva un corpo materiale di una natura simile a quella di tutti gli uomini.
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Dalla nascita alla morte, tutto, nei suoi atti, nel suo linguaggio e nelle diverse circostanze della sua vita, presenta i caratteri inequivocabili della corporeità. I fenomeni di ordine psichico, che si producono in lui, sono accidentali e non hanno niente di anomalo, poiché si spiegano attraverso le proprietà del perispirito, e si riscontrano, in vari gradi, presso altri individui. Dopo la sua morte, al contrario, tutto in lui rivela l'essere fluidico. La differenza tra i due stati è talmente netta che non è possibile equipararli.
Il corpo carnale ha le proprietà inerenti alla materia propriamente detta, e che differiscono essenzialmente da quelle dei fluidi eterei; la disorganizzazione vi si opera attraverso la rottura della coesione molecolare. Uno strumento tagliente, penetrando nel corpo materiale, ne divide i tessuti; se vengono attaccati organi essenziali alla vita, il funzionamento si arresta, e sopraggiunge la morte, cioè, la morte del corpo. Non esistendo questa coesione nei corpi fluidici, la vita non dipende dal molo di organi speciali, e non possono pertanto produrvisi disordini analoghi. Uno strumento tagliente, o qualsiasi altro, penetra in un corpo fluidico come se penetrasse in una massa di vapore, senza perciò causarvi alcuna lesione. Ecco perché questo genere di corpi non può morire, e perché gli esseri designati con il nome di ageneri non possono essere uccisi.
Dopo il supplizio, il corpo di Gesù rimase là, inerte e senza vita; fu sepolto come i corpi normali, e chiunque poté vederlo e toccarlo. Dopo la resurrezione, allorché vuole lasciare la Terra, egli non muore. Il suo corpo s'innalza, svanisce e scompare, senza lasciare nessuna traccia, prova evidente che questo corpo era di una natura diversa da quella del corpo che perì sulla croce. Da ciò si deve concludere che se a Gesù fu possibile morire è perché aveva un corpo carnale.
In virtù delle sue proprietà materiali, il corpo carnale è la sede delle sensazioni e dei dolori fisici che si ripercuotono nel centro sensitivo o Spirito. Pertanto non è il corpo che soffre, ma è lo Spirito che riceve il contraccolpo delle lesioni o alterazioni dei tessuti organici. In un corpo, privato dello Spirito, la sensazione è assolutamente nulla; per la medesima ragione, lo Spirito, che non ha un corpo materiale, non può provare le sofferenze, le quali sono il risultato dell'alterazione della materia. Da ciò si deve egualmente concludere che se Gesù ha sofferto materialmente — siccome non se ne può dubitare — è per il fatto che aveva un corpo materiale di una natura simile a quella di tutti gli uomini.
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[91] Noi non parliamo qui del mistero dell'incarnazione, di cui ora non
dobbiamo occuparci, e che sarà esaminato successivamente.
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66. Ai fatti materiali vanno ad aggiungersi considerazioni morali tutte molto forti.
Se le condizioni di Gesù, durante la sua vita, fossero state quelle degli esseri fluidici, egli non avrebbe provato né il dolore né alcuna delle necessità del corpo. Supporre che sia stato così, è negargli tutto il merito della vita di privazioni e di sofferenze ch'egli aveva scelto come esempio di rassegnazione. Se tutto in lui era soltanto apparenza, allora tutti gli atti della sua vita, il reiterato annuncio della sua morte, la scena dolorosa del Giardino degli Olivi, la sua preghiera a Dio perché gli allontanasse dalle labbra l'amaro calice, la sua passione, la sua agonia, tutto, fino al suo ultimo grido, nel momento di rendere lo Spirito, sarebbe stato soltanto un vano simulacro, per ingannare tutti riguardo alla sua natura. E ciò per far credere in un sacrificio illusorio della sua vita, una commedia indegna di un uomo semplicemente onesto, e pertanto a maggior ragione indegna di un essere tanto superiore. In una parola: egli avrebbe abusato della buona fede non solo dei suoi contemporanei ma anche della posterità. Tali le conseguenze logiche di un simile sistema, conseguenze inammissibili, poiché, invece di elevarlo, lo sviliscono moralmente.
Gesù dunque ebbe, come ogni uomo, un corpo carnale, ma anche un corpo fluidico, la qual cosa è attestata dai fenomeni materiali e dai fenomeni psichici, che hanno contraddistinto la sua esistenza.
Se le condizioni di Gesù, durante la sua vita, fossero state quelle degli esseri fluidici, egli non avrebbe provato né il dolore né alcuna delle necessità del corpo. Supporre che sia stato così, è negargli tutto il merito della vita di privazioni e di sofferenze ch'egli aveva scelto come esempio di rassegnazione. Se tutto in lui era soltanto apparenza, allora tutti gli atti della sua vita, il reiterato annuncio della sua morte, la scena dolorosa del Giardino degli Olivi, la sua preghiera a Dio perché gli allontanasse dalle labbra l'amaro calice, la sua passione, la sua agonia, tutto, fino al suo ultimo grido, nel momento di rendere lo Spirito, sarebbe stato soltanto un vano simulacro, per ingannare tutti riguardo alla sua natura. E ciò per far credere in un sacrificio illusorio della sua vita, una commedia indegna di un uomo semplicemente onesto, e pertanto a maggior ragione indegna di un essere tanto superiore. In una parola: egli avrebbe abusato della buona fede non solo dei suoi contemporanei ma anche della posterità. Tali le conseguenze logiche di un simile sistema, conseguenze inammissibili, poiché, invece di elevarlo, lo sviliscono moralmente.
Gesù dunque ebbe, come ogni uomo, un corpo carnale, ma anche un corpo fluidico, la qual cosa è attestata dai fenomeni materiali e dai fenomeni psichici, che hanno contraddistinto la sua esistenza.
67. Non è nuova questa idea sulla natura del corpo di Gesù. Nel quarto secolo, Apollinare di Laodicea, capo della setta degli apollinaristi, pretendeva che Gesù non avesse preso un corpo come il nostro, ma un corpo impassibile,
che fosse disceso dal cielo al seno della santa Vergine e che non fosse
nato da lei. Cosicché Gesù non era nato, non aveva sofferto e non era
morto, se non in apparenza. Gli
apollinaristi erano stati scomunicati nel concilio di Alessandria, nel
360; in quello di Roma, nel 374; e in quello di Costantinopoli nel 381.
Avevano la medesima credenza i Doceti (dal greco dokéin, sembrare, apparire) e la numerosa setta degli Gnostici, esistita durante i primi tre secoli.
Avevano la medesima credenza i Doceti (dal greco dokéin, sembrare, apparire) e la numerosa setta degli Gnostici, esistita durante i primi tre secoli.