Sei in:
IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO > PARTE PRIMA - DOTTRINA > Capitolo XI - DELLA PROIBIZIONE DI EVOCARE I MORTI > 13
13. Che i non credenti
neghino la manifestazione delle anime, questo ben si comprende dal
momento che essi non credono nell'anima; ma ciò che è strano è vedere
coloro, le cui credenze poggiano sulla sua esistenza e sul suo futuro, accanirsi contro quei mezzi che possono provare ch'essa esiste, e sforzarsi di dimostrare che ciò è impossibile.
Sembrerebbe naturale, invece, che coloro che hanno maggior interesse
alla sua esistenza accogliessero con gioia, e come un beneficio della
Provvidenza, i mezzi per turbare i negatori con delle prove
irrefutabili, poiché essi sono i negatori della religione. Costoro
deplorano senza tregua il dilagare della miscredenza, che decima il
gregge dei fedeli, e quando il più potente mezzo per combatterla si
presenta, essi lo respingono con un'ostinazione maggiore di quella degli
stessi non credenti. Poi, allorché le prove debordano al punto da non
lasciare più alcun dubbio, si fa ricorso, quale argomento supremo, al
divieto di occuparsene, e per giustificarlo si va a cercare un articolo
della legge di Mosè, al quale nessuno più pensava, e dove si vuole a
ogni costo vedere un'applicazione che non esiste. Si è così felici di
questa scoperta, che non ci si accorge neppure che quell'articolo è una
giustificazione della Dottrina Spiritista.